Starbene

Zucchero di canna

Se lo consumi pensando che sia migliore di quello bianco, è arrivato il momento di chiarirti le idee

- di Francesca Soccorsi

Molti consumano la varietà di canna pensando che si tratti di un alimento più sano dello zucchero bianco e perfino dotato di proprietà benefiche. Ma le cose stanno davvero così? Facciamo chiarezza con Luca Speciani, medico e alimentari­sta a Oreno di Vimercate (Monza e Brianza).

QUELLO GREZZO È RAFFINATO

La gran parte dello zucchero di canna in commercio è accompagna­to dalla dicitura “grezzo”, che potrebbe far pensare a un prodotto non raffinato. «Invece, proprio come lo zucchero comune, viene sottoposto a procedimen­ti industrial­i per schiarirlo, rendere omogenei i granelli e migliorarn­e il gusto. Calorie, indice glicemico e impatto sull’organismo sono gli stessi. Il colore ambrato è dovuto ai residui di melassa o a un colorante sintetico, il caramello ammoniacal­e (E150), la cui presenza deve essere segnalata sulla confezione», dice il nostro esperto.

QUELLO INTEGRALE È PIÙ NATURALE Come riconoscer­e allora lo zucchero di canna di qualità? «È quello che presenta il claim “integrale”: vuol dire che si tratta di un alimento non raffinato. Si acquista nei supermerca­ti più forniti, nei negozi bio e in quelli del commercio equo e solidale. La dicitura relativa al tipo di zucchero fornisce un ulteriore conferma: sono grezzi il Demerara e il Golden Caster, mentre sono integrali il Panela e il Mascavo. Rispetto a quello “grezzo”, l’integrale è scuro con sfumature più o meno intense, i granelli sono grossi, irregolari, un po’ appiccicos­i e si sciolgono lentamente. Il sapore ricorda quello della liquirizia ed è meno dolce dello zucchero bianco», dice Speciani.

IL RISCHIO DI ABUSARNE

Non essendo raffinato, lo zucchero di canna integrale conserva i nutrienti della pianta e ha meno calorie: «Ci sono minerali come calcio, fosforo, potassio, zinco, fluoro e magnesio oltre a vitamine A, del gruppo B e C. Ma, è bene sottolinea­rlo, questo non vuol dire che se ne possa abusare perché si tratta comunque di uno zucchero che, come tale, impatta sulla glicemia, è pro infiammato­rio e abitua al sapore dolce creando dipendenza. Tra l’altro poiché dolcifica meno, c’è il rischio di usarne molto di più» conclude Speciani.

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