IMPARA A DISCUTERE
Per una comunicazione efficace (e non litigiosa) devi trovare le parole giuste. Come? Ti aiuta il nostro esperto
Ti è mai capitato, dopo una discussione, di pensare: “Avrei potuto dire le cose in un altro modo, che stupido che sono stato”? Sicuramente darsi degli incapaci non ci aiuta: purtroppo gli stati emotivi negativi non ci permettono di aver accesso alle nostre migliori risorse comunicative.
PREPARATI PRIMA
Quando ci troviamo in uno stato mentale negativo, afferma il neurologo statunitense Paul MacLean, la parte più antica e istintiva del cervello (chiamata rettiliano o arcaico) prende il sopravvento e diventiamo aggressivi. In termini evoluzionistici, invece, la parte adibita al ragionamento e al linguaggio è la neocorteccia ed è quella che dovremmo attivare quando stiamo per avviare una discussione. Quindi prima di parlare, se vogliamo essere più efficaci e non pentirci di cosa abbiamo detto, occorre recuperare lucidità e tranquillità nell’intero organismo. Come? Ci sono vari esercizi, uno te lo suggerisco nel box qui sotto. Dopo di che fai tesoro delle seguenti indicazioni sul linguaggio giusto.
COMINCIA COSÌ...
All’inizio di una conversazione, molte persone pensano di essere educate chiedendo: “Posso disturbarti un attimo?”. L’errore in questa frase sta nella parola disturbo. Cosa ti evoca? Lo asso-
ci a qualcosa di spiacevole vero? La nostra mente usa le parole per etichettare, semplificare e impacchettare emozioni. Attenzione allora a usare le espressioni giuste. Anche “ti faccio perdere solo un attimo” non funziona. A livello neurologico, quelle frasi creano un contesto negativo in noi e in chi ci ascolta. Puoi comunicare invece lo stesso concetto in modo diverso. Per esempio, esplicitando il motivo per cui la persona dovrebbe ascoltarti: “Quando hai un minuto? Perché c’è una cosa che può interessarti di cui ti voglio parlare...”.
E PROSEGUI IN QUESTO MODO
Iniziato il dialogo, i problemi subentrano se si hanno opinioni differenti e si usano parole troppo assertive. Unite poi a un linguaggio del corpo in tensione, si arriva al conflitto. Usare frasi come “capisco, ma”, “è vero però” o “secondo me è così”, creano irritazione, perché screditano il nostro interlocutore e ci mettono su un piedistallo giudicante. E questo senso di superiorità crea le condizioni ideali per un bel litigio. È necessario invece ascoltare opinioni diverse dalle nostre senza giudicarle, replicando con “Hai ragione e aggiungo che…” o “È vero e c’è anche da considerare che”. In questo modo, ponendoti su un piano paritario, è probabile che il tuo interlocutore prenda in considerazione la tua opinione o, addirittura, cambi la propria.