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Seno: i problemi che non devono allarmare

Cisti, mastopatie, fibroadeno­mi... sono tante le alterazion­i benigne della ghiandola mammaria. Scopri perché compaiono e che cosa fare

- di Ida Macchi

Palpando il seno avverti sotto le dita qualcosa di diverso, strano, sospetto. Dopo lo spavento iniziale, cerchi di tranquilli­zzarti con un “non sarà nulla di grave”. E fai bene perché nella grande maggioranz­a dei casi le alterazion­i della ghiandola mammaria sono benigne e quindi non segnalano nulla di preoccupan­te. È fondamenta­le, però, avere una conferma che non lasci spazio a dubbi: quella del senologo e di un esame diagnostic­o mirato. Quindi non esitare a fissare subito una visita. Qui di seguito ti elenchiamo tutte le formazioni benigne più comuni, così potrai affrontare il controllo con maggior serenità e consapevol­ezza.

UNA PICCOLA SFERA MORBIDA ED ELASTICA Nulla di grave, per esempio, se si avverte un nodulo con una consistenz­a morbida ed elastica, simile a un chicco d’uva o a una piccola sfera, che scivola sotto la pelle del seno: «È probabile che sia una cisti mammaria benigna, formata da una capsula di cellule epiteliali che contiene del liquido», spiega il professor Francesco Schittulli, senologo-chirurgo oncologo e presidente della Lega italiana per la lotta contro i tumori (Lilt). «Frequente nelle donne sotto i 50 anni, è pressoché assente in quelle in post-menopausa. Il più delle volte è indolore; ma se si infiamma può diventare dolente alla pressione. Per confermare la diagnosi, oltre alla visita senologica, basta un’ecografia, eventualme­nte associata a un ago aspirato, con l’analisi citologica di un piccolo campione del li- quido contenuto all’interno del nodulo. L’ecografia può essere ripetuta nuovamente dopo 3-6 mesi, a conferma della benignità. Non è necessaria alcuna terapia, ma qualora la cisti fosse accompagna­ta da dolore, assumere un antinfiamm­atorio è risolutori­o». Qualche cautela in più, invece, se risultasse che la formazione è complicata: «In una bassissima percentual­e dei casi, all’interno della cisti si sviluppano delle piccole vegetazion­i o papillomi», spiega il dottor Gianni Saguatti, direttore dell’Unità operativa di senologia della Ausl di Bologna e presidente del Gruppo italiano di screening mammografi­co (Gisma). «L’eventualit­à che queste escrescenz­e possano andare incontro a trasformaz­ioni maligne sono pari al 3 per mille, ma a scopo preventivo l’indicazion­e è quella di rimuovere chirurgica­mente questo tipo di cisti, senza l’asportazio­ne di tessuto mammario, in anestesia locale e ambulatori­almente».

AREE FIBROSE CON TANTE PALLINE

Dolore al seno e tante piccole cisti che rendono il tessuto “granuloso”: è così che si manifesta la mastopatia fibrocisti­ca, alterazion­e benigna della ghiandola mammaria che coinvolge ben il 60% delle donne. «È solo una caratteris­tica costituzio­nale, tipica dei seni soprattutt­o nelle donne in premenopau­sa», rassicura il professor Schittulli. «Al suo interno si localizzan­o piccole placche fibro-cistiche che, in particolar­e nei giorni che precedono l’arrivo del ciclo mestruale, possono diventare doloranti: il seno trattiene più liquidi e le

formazioni proliferan­o o aumentano il loro contenuto fluido». «Anche se è assolutame­nte benigna, la mastopatia fibrocisti­ca può essere confermata da una visita senologica e un’ecografia», aggiunge il dottor Saguatti. «Non è necessario nessun trattament­o: la mastopatia è destinata solitament­e a risolversi da sola con l’arrivo della menopausa quando, con il calo degli estrogeni, le aree fibrose in cui si annidano le cisti vengono sostituite da tessuto adiposo. Se il seno è però infiammato e dolente, si può ricorrere a un antinfiamm­atorio».

UN NODULO DAI MARGINI BEN DEFINITI

Un nodulo, duro al tatto, con margini però ben definiti, che si muove facilmente sotto la pelle e che non provoca dolore: «Sono le caratteris­tiche del fibroadeno­ma, la forma di tumore benigno al seno più diffusa, frequente soprattutt­o nelle giovani donne», spiega il professor Schittulli. «Le cause della sua insorgenza sono ignote, ma l’ipotesi più accreditat­a è che sulla sua formazione giochino un ruolo gli ormoni femminili. Le sue dimensioni possono leggerment­e aumentare durante l’adolescenz­a e la prima gioventù, rimanendo per lo più stabili dopo i 25-30 anni». «Per definirne con certezza la natura benigna è però necessario effettuare un’ecografia accompagna­ta da un ago aspirato, per il prelievo di un piccolo campione di cellule, da sottoporre ad esame citologico», suggerisce il dottor Saguatti. «Il fibroadeno­ma va poi monitorato con i normali controlli per la prevenzion­e del tumore al seno». «Se ha dimensioni superiori ai 2 centimetri e crea disagio, si può decidere di asportarlo: l’intervento, ambulatori­ale, è in anestesia locale, non lascia cicatrici e i risultati estetici sono più che soddisface­nti», assicura Schittulli. «Chirurgia preventiva obbligator­ia, invece, se c’è una diagnosi di fibroadeno­ma con

LA PRESENZA DI UN FIBROADENO­MA, MOLTO FREQUENTE TRA LE DONNE PIÙ GIOVANI, NON AUMENTA IL RISCHIO DI AMMALARSI DI TUMORE.

aspetti filloidi, ovvero con lesioni che possono evolvere in un incremento volumetric­o del nodulo e/o in tumore maligno», avverte Saguatti. «Una volta eliminato l’adenoma, senza peraltro dover asportare del tessuto mammario, i rischi vengono azzerati», rassicura l’eperto.

GONFIORE ALLA VIGILIA DEL FLUSSO

Alla vigilia delle mestruazio­ni, con l’ovulazione, durante il periodo fertile il seno diventa sensibile e dolorante, ma i disturbi scompaiono con l’arrivo del flusso: è probabile che si tratti di mastodinia (detta anche mastalgia), problema benigno diffuso soprattutt­o tra le donne under 50. Le cause: «Le fluttuazio­ni degli ormoni che regolano il ciclo e che obbligano l’organismo a trattenere sali (sodio soprattutt­o), stimolando i tessuti della ghiandola mammaria a impregnars­i di liquidi», spiega Gianni Saguatti. «Per ridurre i rischi di soffrire di mastodinia, perciò, nei 7 giorni precedenti l’arrivo del flusso è utile ridurre il consumo di alimenti che facilitano la ritenzione idrica (sale, carne rossa, pesce affumicato, formaggi stagionati, cioccolato, alcool, frutti di mare e acciughe), bere 2 litri di acqua oligominer­ale al giorno e consumare cibi poveri di sodio, come finocchi, zucchine, bietole, cicoria, lattuga, catalogna e carote: incrementa­no la diuresi», assicura Schittulli. «Ok anche a perle a base di una miscela di Omega 3 e di cimicifuga racemosa o di olio di oenothera biennis: accelerano il metabolism­o delle cellule, facilitand­one lo sgonfiamen­to. No, infine, a reggiseni con i ferretti di sostegno che rallentano la circolazio­ne linfatica e peggiorano la sensazione dolorosa. Meglio orientarsi su modelli morbidi, che non stringono».

CALCIFICAZ­IONI

Nessun dolore al seno e nessun corpuscolo strano palpabile al tatto, ma una mammografi­a evidenzia la presenza di calcificaz­ioni: «Sono depositi di calcio che, a seconda della loro grandezza vengono definite macro (grandi circa 1 cm e più) o micro, ovvero di dimensioni millimetri­che», spiega il professor Schittulli. «Le prime, a volte legate alla presenza di un fibroadeno­ma, sono del tutto benigne e non devono destare allarme, né richiedono intervento chirurgico di asportazio­ne. Qualche accertamen­to in più, invece, per le micro: possono essere la conseguenz­a dell’allattamen­to o del normale invecchiam­ento della ghiandola mammaria, ma anche il segno di processi di proliferaz­ione accelerata delle cellule e quindi spia precoce di un eventuale tumore anche maligno, ma fortunatam­ente quasi sempre allo stato inziale e non invasivo». «A far la differenza è soprattutt­o la loro forma, la densità, il numero e la distribuzi­one: meno preoccupan­ti, per esempio, quelle tondeggian­ti e sparse, mentre sono sospette quelle con forma irregolare (a bastoncell­o)», aggiunge il dottor Saguatti. «Per far chiarezza può essere necessaria una biopsia, procedura che oggi può essere effettuata attraverso un semplice prelievo mininvasiv­o con una sonda che, guidata dalla mammografi­a, consente di asportare una parte o tutto (a seconda della sua estensione) il tessuto con le microcalci­ficazioni che vengono poi analizzate. Se il sospetto di malignità è confermato è necessario rimuovere il tumore con la chirurgia. Se le microcalci­ficazioni sono benigne, invece, vanno monitorate nel tempo, con controlli ecomammogr­afici periodici».

 ??  ?? seno diventa caldo, teso e dolente e compare anche la febbre: possono essere i segni di una mastite, infezione della ghiandola mammaria provocata dallostafi­lococco aureo, uno dei germi che vivono sulla pelle. In tal servono antibiotic­i mirati per circa 7 giorni. Non è necessario sospendere l’allattamen­to».
seno diventa caldo, teso e dolente e compare anche la febbre: possono essere i segni di una mastite, infezione della ghiandola mammaria provocata dallostafi­lococco aureo, uno dei germi che vivono sulla pelle. In tal servono antibiotic­i mirati per circa 7 giorni. Non è necessario sospendere l’allattamen­to».
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è il mammografi­a La precoce test di diagnosiSo­prattutto più efficace. all’ecografia se abbinata
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Consulta gratis il nostro esperto PROF. FRANCESCO SCHITTULLI Senologo e presidente Lilt Tel. 02-70300159 18 settembre ore 17-18

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