Starbene

Rimuginare? No grazie

Continuare a pensare a qualcosa di negativo inquina la mente e indebolisc­e il corpo. Ma smettere si può

- di Terenzio Traisci

“Avolte vorrei staccare un po’ la testa e non pensare più a nulla”. Ecco una delle tante frasi che sentiamo sempre più spesso, o peggio ancora, a cui pensiamo più spesso. Come se avere il vuoto cerebrale fosse un modo efficace e risolutivo per evitare di rimuginare o di agitarsi o di rattristar­si. A dire il vero, se si realizzass­e questo desiderio, sarebbe effettivam­ente risolutivo, perché equivarreb­be a... morire! Invece di annullarci possiamo fare qualcosa di diverso? Ovviamente sì.

PERCHÉ SUCCEDE

Capire come mai siamo continuame­nte sommersi da pensieri negativi ci aiuta a spezzare un meccanismo mentale molto tenace, che deriva da quando eravamo uomini primitivi e, quindi, possibili prede per le bestie feroci e soggetti a calamità naturali improvvise. A livello evolutivo, vivere in uno stato d’allerta ci ha consentito di sopravvive­re e prosperare. Purtroppo però questo stato di attenzione costante fa sì che ci si arrovelli continuame­nte su preoccupaz­ioni legate al passato o al futuro, con conseguenz­e negative per il nostro benessere. Un esempio? Continuiam­o a pensare a un litigio con qualcuno e questo accresce la tensione nel corpo, come se quella persona fosse ancora lì.

GIRA L’INTERRUTTO­RE

Quella reazione fisica è la prova che rimuginare attiva il sistema di allarme del nostro corpo, che rispetto a un potenziale pericolo ci predispone all’attacco o alla fuga. Quindi aumentano adrenalina, dopamina e cortisolo, sostanze che, se rimangono a lungo nell’organismo, hanno conseguenz­e negative sull’umore e sulla capacità di concentraz­ione, oltre a indebolire il funzioname­nto del sistema immunitari­o. Se comprendia­mo come funziona questo meccanismo mentale e quanto sia automatico per la nostra mente reagire in questo modo, possiamo correre ai ripari. Qui sotto spiego come utilizzare tre strategie vincenti per non cadere vittime dei pensieri ricorrenti. Vuoi provarci?

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