Editoriale
Non ho l’abitudine di rimuginare su quello che mi accade. Detesto portarmi dietro i pensieri negativi e alimentare, magari anche ingigantire, le sensazioni di malumore. Credo di avere imparato da mio padre a gettarmi alle spalle la negatività. Lui, dieci minuti dopo un litigio, era già sorridente e, se mi arrabbiavo per qualcosa, qualsiasi cosa, mi invitava puntualmente a “non pensarci più”. Fra le tante lezioni per cui gli sono grata c’è anche questa. E dopo aver letto a pagina 99 l’articolo del nostro “psicologo del buonumore”, Terenzio Traisci, gliene sono ancora di più. Spiega l’esperto che rimuginare sui pensieri negativi fa aumentare l’adrenalina, la dopamina e il cortisolo, sostanze che, se rimangono a lungo nell’organismo, hanno conseguenze negative anche sulla capacità di concentrazione e sul sistema immunitario. Come dire che gli elucubratori seriali si ammalano di più. Non sapete spezzare il circolo vizioso della negatività? Il nostro psicologo consiglia una semplice strategia anti-rimuginio. Mi soffermo su uno dei tre suggerimenti, perché mi ha colpito in modo particolare: invece di colpevolizzarci per il fatto che la mente continua a tornare sugli stessi pensieri, con questi pensieri dovremmo fissare un appuntamento. Nel senso di decidere in anticipo l’orario in cui ci soffermeremo sulle “idee fisse”. Traisci assicura che, quando arriverà l’ora prestabilita, non avremo più voglia di farci inondare di sensazioni negative. È stupefacente come la consapevolezza delle proprie azioni possa scardinare certi meccanismi mentali che ci ingabbiano. Un altro consiglio per dare una svolta alle nostre giornate lo troviamo a pagina 96 e arriva dalla psicoterapeuta Lucia Giovannini. «Dedichiamo a noi stessi almeno un’azione gentile al giorno: invitiamoci a cena, facciamoci un regalo, guardiamoci allo specchio e rivolgiamoci un complimento», dice la psicologa. Con l’obiettivo di imparare a volerci bene.