Stop alla dermatite atopica
Sempre più adolescenti sono vittima di questa malattia. Ma dal congresso europeo dei dermatologi arrivano importanti novità
Non chiamatela eczema. In sintesi è questo il messaggio sulla dermatite atopica lanciato dagli esperti riuniti all’ultimo congresso della European Academy of Dermatology and Venereology. La malattia, caratterizzata da un prurito spesso insopportabile in diverse parti del corpo (viso, collo, petto, incavo dei gomiti e delle ginocchia), purtroppo colpisce sempre di più i bambini e gli adolescenti nella fascia 12-17 anni (si calcola il 20%).
SCORRE NEL SANGUE
Se il prurito è la parte più evidente del problema, tanto che chi ne soffre spesso si gratta al punto da provocarsi ferite profonde che poi si infettano, la scoperta più nuova è che la dermatite atopica è una patologia sistemica, cioè di tutto l’organismo, e non “corre” solo sulla pelle, ma scorre anche nel sangue. «È una forma di immunodeficienza che provoca uno stato infiammatorio generale, ecco perché non è semplicemente un problema di “cute”, ma può avere complicanze respiratorie, come allergie e asma», spiega il professor Piergiacomo Calzavara Pinton, direttore della Clinica dermatologica di Brescia e presidente della Società italiana di dermatologia. «Non solo: abbiamo scoperto che l’infiammazione sistemica è provocata dalle interleuchine 4 e 13. Riuscire a bloccare questi “messaggeri” dell’infiammazione significa poter spegnere l’incendio».
I NUOVI FARMACI BIOLOGICI
Avere rivelato i reconditi meccanismi della dermatite atopica ha prodotto una rivoluzione nella terapia. «Oggi abbiamo un farmaco biologico che blocca queste interleuchine». Gli adulti possono contare già sul dupilumab, rimborsato dal Servizio sanitario nazionale per la dermatite atopica grave (un’iniezione ogni 2 settimane). «Agisce in fretta con risultati duraturi, e gli effetti collaterali sono pochi (congiuntivite) e transitori», spiega l’esperto. Nel 2019 il farmaco arriverà anche per i giovani. «Nello studio sugli adolescenti elimina le lesioni e riduce il prurito», dice May Paller, capo della ricerca e direttore del Centro patologie della cute della Northwestern University. Il 40% circa dei trattati ha avuto miglioramenti pari al 75%.