Cosa devi fare tu
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DARE IL GIUSTO PESO «Di fronte al pianto di una figlia occorre mantenere un giusto equilibrio: non cedere né alla tentazione di enfatizzare, per farle sentire che le siamo vicini né, all’opposto, a quella di sminuire la cosa», dice Silvia Masserini, psicoterapeuta. Frasi come “Non badarci, quelle sono delle cretine”non aiutano. Meglio farle capire che non essere accettati da qualche persona non equivale a non valere niente. E che piacere a compagne, magari aggressive, forse non è così importante.
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AVERE PAZIENZA Quello che dicono i genitori non serve ad asciugare le lacrime? Pazienza. «I risultati non sono mai immediati ma alcune riflessioni lasciano il segno, aiutano a dare un senso, a spostare il punto di vista, a capire il proprio bisogno reale e, pian piano, danno i risultati sperati», spiega la psicoterapeuta. Una frase come: “Tieni molto a queste persone? Ma sono loro che non ti vogliono o anche tu non vuoi stare con loro?” nel tempo può rivelarsi più efficace di tante parole.
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FARLA RIFLETTERE Significa provare a dare significato a quello che sente, facendo domande come: “È difficile sentirsi rifiutati, ma cosa sei disposta a fare per piacere a tutti?” può innescare un circolo virtuoso di riflessioni. «Che la aiuteranno a capire due cose fondamentali: non è possibile piacere a tutti (il mondo sarebbe noioso) e aprirsi agli altri non vuol dire mettersi a loro disposizione rinnegando la propria personalità e i propri valori», commenta l’esperta.
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NON IMMEDESIMARTI Ognuno di noi è passato, da adolescente, da conflitti con i pari o da esperienze di esclusione, quindi è normale provare empatia per quello che succede a un figlio. E molti di noi faticano a tollerare le frustrazioni dei figli, al punto da volerle prevenire o superare immediatmente. Meglio stoppare sul nascere questo “transfert” per concentrarsi sulle risorse che una figlia può potenziare, aiutandola a capire che frustrazione e sofferenza sono occasioni per capire qualcosa di sé e crescere più sicuri.