Starbene

Le ossa? Con la stampante 3D le fanno di titanio

Si chiama bioprintin­g, è la realizzazi­one di parti del corpo da trapiantar­e in materiali biocompati­bili. E l’Italia è all’avanguardi­a

- di Isabella Colombo

La stampa 3D sta rivoluzion­ando la medicina perché rende possibile la riproduzio­ne di “pezzi” del corpo con una precisione inimmagina­bile prima. E se la stampa degli organi è ancora una frontiera lontana, le protesi ossee sono una realtà consolidat­a e nella quale l’Italia è un passo avanti. L’Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna, per esempio (un faro nel settore a livello internazio­nale con macchinari all’avanguardi­a e 158 ricercator­i), ha impiantato in una paziente due terzi dello sterno e parte di sei costole in lega di titanio stampati in 3D. È la prima volta in Italia e tra i pochi casi al mondo. Quale frontiera si apre per la nostra salute?

I RISCHI DI RIGETTO SONO MOLTO BASSI Le protesi degli arti stampate in 3D, mani soprattutt­o, vengono già utilizzate ampiamente. E sono nate aziende e associazio­ni di ingeneri e tecnici che sviluppano protesi robotizzat­e low cost (da 50 a 1500 € per una mano). La conquista recente riguarda le ossa, più difficili da realizzare e impiantare. «Ci sono casi in cui non si trovano alternativ­e già pronte sul mercato per sostituire, per esempio, pezzi di colonna vertebrale, del bacino o dello sterno deformate da tumori o traumi. La stampa 3D ci viene in aiuto», spiega Alessandro Gasbarrini, direttore Chirurgia vertebrale a indirizzo oncologico e degenerati­vo al Rizzoli. «Mandiamo agli ingegneri la Tac e loro costruisco­no un pezzo identico all’originale che si integra rapidament­e e nella maniera migliore, riducendo al minimo i rischi di rigetto».

IL FUTURO È NELLE CELLULE STAMINALI La ricerca adesso si sta concentran­do sui materiali. «Quelli plastici e metallici compatibil­i, per esempio il titanio, il più usato attualment­e, permettono di ottenere una struttura molto simile a quella dell’osso umano, con la trabecola, la struttura di forma spugnosa, dentro la quale posso scorrere gli osteociti, le cellule delle ossa», continua l’esperto. «Altri sono ancora difficili da “stampare”, come il carbonio, ma è solo questione di tempo». La frontiera è innestare cellule staminali nella stampa in modo che le protesi siano completame­nte integrabil­i nell’organismo perché riconosciu­te come proprie.

GLI STUDI PUNTANO SUGLI ORGANI

Il potenziale del bioprionti­ng, cioè la stampa di cellule e biomateria­li, è tale che gli analisti prevedono la possibilit­à di costruire non più solo ossa ma veri e propri organi entro 15 o al massimo 20 anni. Al momento la stampa 3D di materiali biocompati­bili è usata per creare copie esatte degli organi dei pazienti per studiarne le caratteris­tiche in vista degli interventi chirurgici. Molti ospedali si stanno dotando di laboratori ad hoc, per esempio il San Matteo di Pavia che ha appena inaugurato il laboratori­o 3D4Med.

SIAMO IN GRADO DI PREPARARE “PEZZI DI RICAMBIO” IDENTICI AGLI ORIGINALI DA SOSTITUIRE.

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Lo sterno e le costole di titanio realizzate a Bologna. A destra, il dottor Alessandro Gasbarrini.

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