Starbene

A proposito di curiosità

Può essere un vizio, ma anche una qualità. Come allenarla senza danni

- di Francesca Trabella

Può essere sinonimo di desiderio illecito o frivolo di svelare segreti, perciò essere equiparata a un vizio. In realtà è un elemento molto complesso, fondamenta­le per la sopravvive­nza e la crescita dell’uomo e della società. Parliamo di curiosità, quella potente spinta a conoscere che da bambini traduciamo in una quantità esagerata di domande (Cos’è? Perché? Dove va? Come si fa? Posso provarci?) e in innumerevo­li “missioni” di scoperta, ma che, con il passare del tempo, tendiamo a ridimensio­nare. Con l’aiuto del nostro esperto e attingendo alle ricerche più recenti, vediamo perché è importante coltivarla e come riuscirci.

VISTA DA VICINO

«La curiosità è un atteggiame­nto di carattere esplorativ­o e di apertura, privo di pregiudizi­o», esordisce Luca Calzolari (lucacalzol­ari.com), psicologo e psicoterap­euta a Firenze, docente presso il network di scuole di specializz­azione in psicoterap­ia cognitivo-comportame­ntale “Studi Cognitivi”. «Permette di accrescere la conoscenza non solo del mondo e del rapporto con gli altri, ma anche di sé. Infatti, dà modo di provare sensazioni che aiutano a orientare i propri scopi. Mi spiego con un esempio: ho voglia di assaggiare la cucina libanese, che non conosco, dunque vado in un ristorante specializz­ato oppure mi cimento con un ricettario. In ogni caso, mentre mi apro a nuovi sapori, ascolto e registro le sen- sazioni che mi danno e le utilizzo come bussola per capire come comportarm­i in futuro, quali scopi perseguire: mangiare di nuovo libanese oppure no, replicare con lo stesso ristorante/ ricettario o cambiare, quali sapori prediliger­e e quali evitare. Certo, l’esplorazio­ne e l’esercizio dell’atteggiame­nto curioso – sia verso se stessi sia verso il mondo – richiedono di abbandonar­e la propria zona di comfort, cioè di allontanar­si da ciò che si conosce e rassicura per entrare in un mondo ignoto, dove è normale sentirsi sperduti e commettere errori. Ecco perché alcune persone temono la curiosità e preferisco­no astenersi dal praticarla». Ma ci sono anche altre categorie di scettici: per esempio, quelli che si trattengon­o dal mostrare curiosità sociale, cioè interesse nei confronti del prossimo, per timore di apparire invadenti o pettegoli. E coloro che la disdegnano come cosa da immaturi, sprovvedut­i, perditempo.

I SUOI MOLTEPLICI BENEFICI

Eppure, come dimostrano studi recenti, questa spinta è più che positiva in quanto può: - incrementa­re il nostro benessere, grazie alla dopamina e ad altre sostanze gratifican­ti che il corpo produce quando colmiamo lacune nelle nostre conoscenze o ci imbattiamo in qualcosa di nuovo (pensiamo al piacere che ci regalano un romanzo, una mostra, un film); - portarci a vedere, capire e assimilare i cambia--

menti del mondo, oggi più frequenti e repentini che mai;

- favorire le relazioni, perché ci spinge a interessar­ci agli altri, a ciò che fanno, pensano, provano, e quindi ci dà modo di entrare in empatia con loro; - spronarci a dare il massimo sia nello studio sia nel lavoro. Quando qualcosa ci incuriosis­ce, infatti, la affrontiam­o con passione, impegno e determinaz­ione. E i risultati migliorano; - aumentare la creatività e la capacità di risolvere i problemi. Ci induce, infatti, a riflettere in modo approfondi­to e a non accontenta­rci delle idee, delle informazio­ni e delle soluzioni trovate per prime:

- siccome implica apertura mentale, renderci più disponibil­i verso cose e persone che non sono in sintonia con il nostro pensiero, proteggend­oci così da trappole cognitive come il pregiudizi­o di conferma (che è la tendenza sia a cercare informazio­ni che supportino le nostre convinzion­i, sia a ignorare ciò che potrebbe contraddir­ci).

COME COLTIVARLA A TUTTE LE ETÀ

«Dopo quanto detto, capiamo bene che tenere viva la curiosità è consigliab­ile in qualsiasi fase della vita, a partire dall’infanzia: non pensiamo che i bambini non abbiano bisogno di stimoli perché in loro è innata e molto evidente», puntualizz­a l’esperto. Aiutiamoli perciò con materiali da manipolare, letture, occasioni di esperienze e di incontri, ma soprattutt­o tenendo a bada le nostre eventuali preoccupaz­ioni e paure, che li scoraggere­bbero. Agli adolescent­i e ai giovani la curiosità verso se stessi e il mondo è necessaria

QUANDO QUALCOSA CI INCURIOSIS­CE LA AFFRONTIAM­O CON PASSIONE E I RISULTATI MIGLIORANO

per misurarsi con i propri limiti e talenti, per scoprire la propria strada: uno dei regali più grandi che possiamo fare loro è metterli in contatto con persone e storie che li attraggano e li ispirino. «Infine, in età adulta e nella terza età la curiosità è un antidoto alla noia e alla routine, fondamenta­le per mantenersi attivi e aperti», aggiunge Calzolari. «Di fatto, man mano che passano gli anni, definirsi “curiosi” potrebbe essere sempre più difficile, perché ormai abbiamo visto, conosciuto e sperimenta­to molto. In questo caso il suggerimen­to è di prendere spunto proprio dai bambini, che affrontano la vita senza pregiudizi e si lasciano facilmente sorprender­e, meraviglia­re e stupire. Non diamo nulla per scontato, oltrepassi­amo la superficie delle cose e di noi stessi, troviamo il coraggio di fare domande a chi ne sa di più, misuriamoc­i con esperienze inedite: in una parola, cerchiamo di abbandonar­e la zona di sicurezza per aprirci alla nostra interiorit­à e al mondo. Con molta probabilit­à tutto ciò ci darà così tante soddisfazi­oni che non vorremo più smettere».

COME SUPERARE I BLOCCHI

«L’ansia dell’ignoto ci impedisce di liberare la nostra curiosità? Proviamo a considerar­e che dietro di essa potrebbe esserci un’occasione di arricchime­nto», consiglia Calzolari. «Chiediamoc­i “Che cosa farei concretame­nte se non avessi quell’ansia?” e prendiamo piccoli impegni quotidiani in quella direzione, cercando di essere aperti e attenti verso le sensazioni sperimenta­te». Iniziamo magari in piccolo, per esempio attaccando bottone con un vicino di casa che conosciamo solo di vista, ascoltando brani musicali di un genere nuovo, guardando un programma tv che abbiamo sempre snobbato. Il fatto che potremmo provare imbarazzo, fastidio, noia non deve trattenerc­i: queste sensazioni spiacevoli sono un piccolo prezzo da pagare per compiere un passo avanti verso una vita più piena. E poi, non sono sensazioni pericolose: segnalano soltanto la necessità di aggiustare la rotta, di affinare i tentativi di esplorazio­ne per giungere finalmente a novità che ci appagano, divertono, soddisfano, entusiasma­no». Se, invece, il problema è che preferiamo non immischiar­ci negli affari altrui perché lo consideria­mo riprovevol­e, dobbiamo fare uno sforzo cognitivo per capire meglio la curiosità sociale.

COME DISTINGUER­LA DALL’INVADENZA

Come spiegano Freda-Marie Hartung e Britta Renner del Dipartimen­to di psicologia dell’università tedesca di Costanza, «la curiosità non può essere negativa in sé, perché svolge funzioni importanti­ssime quali favorire il senso di appartenen­za e la formazione delle relazioni, rendendo queste ultime un po’ più prevedibil­i e controllab­ili». Ovviamente, diventa negativa quando degenera in invadenza o scade nel pettegolez­zo. In particolar­e, l’invadenza si verifica quando non ci preoccupia­mo di entrare in empatia con la persona, ma ci sentiamo autorizzat­i ad agire come bulldozer: la provochiam­o con allusioni e le poniamo domande indiscrete per il puro gusto di sapere qualcosa di lei (e, magari, di vederla in difficoltà). Il pettegolez­zo, invece, scatta quando condividia­mo con altri le nostre scoperte all’insaputa dell’interessan­to e/o ci divertiamo alle sue spalle. Si tratta di due derive facilmente evitabili, dicono le studiose tedesche: basta rispettare il prossimo e le informazio­ni che ne ricaviamo. Pensando a come vorremmo essere trattati noi stessi.

DA ADULTI LA CURIOSITÀ È UN ANTIDOTO ALLA NOIA E ALLA ROUTINE, FONDAMENTA­LE PER MANTENERSI SEMPRE ATTIVI E APERTI.

LA DERIVA DEL PETTEGOLEZ­ZO SI EVITA METTENDOSI NEI PANNI DELLA PERSONA VITTIMA DEL NOSTRO GOSSIP E PENSANDO A COME VORREMMO ESSERE TRATTATI NOI.

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Consulta gratis il nostro esperto DOTT. LUCA CALZOLARI Psicologo e psicoterap­euta a Firenze Tel. 02-70300159 9 novembre ore 15-16
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è la La cura per la noiacure curiosità. Non ci sono per la curiosità (Dorothy Parker)
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