Tiroide e gravidanza
Tra gli esami raccomandati a chi desidera un bimbo c’è il dosaggio nel sangue degli ormoni tiroidei. «Se la tiroide funziona male, ci possono essere difficoltà nel concepimento. Sta allo specialista valutare il giusto dosaggio della terapia ormonale sostitutiva per un ipotiroidismo oppure dei farmaci contro l’ipertiroidismo», sottolinea il dottor Michele Zini, endocrinologo del Centro malattie tiroidee dell’Ospedale Santa Maria Nuova Irccs di Reggio Emilia. L’influenza delle patologie tiroidee si prolunga anche in gravidanza: «In caso di ipotiroidismo autoimmune, per esempio, il medico può prescrivere un integratore al selenio. Ma nelle prime settimane c’è comunque il rischio di aborto precoce e nel terzo trimestre aumentano le possibilità di gestosi. La tiroide iperattiva, invece, peggiora i suoi sintomi nel primo trimestre, per poi spesso migliorare nei due successivi». Le conseguenze si possono riflettere anche sul nascituro: «Se la mamma non è ben curata, il feto può subire un ritardo di accrescimento e il bambino potrebbe avere problemi di sviluppo cognitivo, anche se oggi i dati sono più rassicuranti rispetto al passato», aggiunge Zini. Ecco perché in gravidanza per chi ha problemi di tiroide sono ancora più importanti i controlli: «Oltre a un’ecografia tiroidea almeno una volta nei 9 mesi, se la tiroide è pigra bisogna misurare i livelli degli ormoni TSH e T4 libera ogni 40-50 giorni. Nell’ultimo prelievo prima del parto occorre anche misurare la presenza di eventuali anticorpi antitiroidei».E dopo il parto? «Chi è ipotiroidea si deve aspettare un possibile peggioramento del problema nei primi 3-6 e fino a 12 mesi di vita del bebè. In chi è ipertiroidea potrebbe verificarsi un capovolgimento della situazione: la ghiandola potrebbe smettere di funzionare», conclude l’esperto.