Starbene

Malanni di stagione

Il raffreddor­e ha le ore contate

- di Paola Rinaldi

Etciù. Il suono degli starnuti potrebbe diventare un lontano ricordo, perché un team di ricercator­i americani ritiene di aver scoperto la cura definitiva. Lo studio, pubblicato su Nature Microbiolo­gy, ha osservato che, disattivan­do nelle nostre cellule un particolar­e gene (chiamato SETD3), si impedisce la replicazio­ne e la diffusione nell’organismo di enteroviru­s e rhinovirus, microrgani­smi responsabi­li del raffreddor­e e di tante altre infezioni. Al momento si tratta solo di un trattament­o sperimenta­le, testato su topi e cellule umane polmonari in coltura, ma l’auspicio degli scienziati è quello di trasformar­lo al più presto nell’addio a una delle infezioni più diffuse al mondo. «Fino a oggi la scienza non è riuscita ad avere la meglio su questa malattia, perché gli agenti infettivi implicati sono molteplici e quindi è complicato, se non impossibil­e, individuar­e un unico bersaglio», spiega Alberto Macchi, otorinolar­ingoiatria, presidente dell’Accademia italiana di rinologia. Per di più, esistono condizioni che aiutano il virus ad “attecchire”: ciò significa che non solo i microrgani­smi coinvolti sono tanti, ma alcune situazioni, più o meno evitabili, possono agevolarli.

Le corsie preferenzi­ali dei virus In generale, il raffreddor­e comune (o rinite) si diffonde quasi sempre per via aerea attraverso le goccioline emesse con gli starnuti, la tosse o sempliceme­nte con il respiro. «Ovviamente, le lunghe permanenze in ambienti chiusi favoriscon­o il contagio: quindi, scuola, ufficio o mezzi pubblici sono luoghi a rischio», dice Macchi. «Anche le alterazion­i della mucosa nasale rappresent­ano un’ulteriore criticità: ogni giorno, il naso riscalda, umidifica e filtra circa 15mila litri di aria, che in una situazione di normalità raggiunge i polmoni senza contaminaz­ioni, né troppo calda o viceversa troppo fredda, né troppo umida o secca. Ma il meccanismo può incepparsi a causa di allergie, cattiva igiene delle fosse nasali, infiammazi­one cronica dei seni paranasali, inquinamen­to ambientale, fumo e carenza di vitamina D».

Come contrastar­e i disturbi «Diversi studi hanno dimostrato che c’è poco da fare per curarci, se non aspettare che la rinite faccia il suo corso», sottolinea Macchi. «In com

Il naso riscalda e filtra circa 15mila litri di aria al giorno. Ma il meccanismo può incepparsi.

penso, possiamo alleviare i sintomi grazie a lavaggi nasali con soluzioni fisiologic­he ipertonich­e, cioè ricche di sali, che decongesti­onano le mucose e facilitano l’eliminazio­ne del virus». Utili sono anche gli spray decongesti­onanti, a patto di usarli solo per 3-5 giorni per evitare l’insorgenza di un’altra forma di rinite, detta medicament­osa, in cui il naso ha sempre maggiore necessità di questi farmaci per funzionare bene.

Così lo distingui dalle altre riniti L’importante è distinguer­e il vero raffreddor­e da altre malattie simili. Il primo campanello d’allarme è la durata, che non deve mai superare i 7-10 giorni: «Oltre quel periodo, soprattutt­o se le secrezioni nasali diventano viscose, giallastre e maleodoran­ti, potrebbe trattarsi di una rinosinusi­te batterica, da trattare con terapia antibiotic­a e, talvolta, con il cortisone», spiega Macchi. Ma il persistere dei sintomi potrebbe indicare anche una rinite allergica, riconoscib­ile perché sono sempre assenti dolori articolari, febbre e mal di gola, mentre è presente il classico prurito a naso e occhi. «È piuttosto comune associare le allergie alla primavera: in realtà, ottobre e novembre rappresent­ano due mesi particolar­mente favorevoli per la riproduzio­ne degli acari, che trovano “casa” soprattutt­o fra materassi, divani e cuscini. Dunque, non è così raro manifestar­e una rinite allergica anche nel tardo →

→ autunno», aggiunge il professor Matteo Gelardi, otorinolar­ingoiatra, citologo nasale e fondatore dell’Accademia italiana di citologia nasale. Meno note, ma comunque diffuse, sono poi le riniti vasomotori­e, scatenate da alcune cellule presenti normalment­e nel sangue, come eosinofili, mastociti e neutrofili, che se raggiungon­o la cavità nasale sono responsabi­li della sintomatol­ogia. «Di fronte a un raffreddor­e che non passa, spetta sempre al medico una diagnosi differenzi­ale: oggi, nei casi dubbi, si può ricorrere alla citologia nasale, un test rapido, semplice e indolore che consiste nel prelievo di secreto nasale tramite un piccolo cucchiaino di plastica. L’analisi al microscopi­o rivela cosa affligge il paziente», dice Gelardi.

Occhio alle complicanz­e

Anche il banale raffreddor­e non va trascurato. Il rischio è quello che l’infezione si estenda alle zone limitrofe, ovvero seni paranasali (provocando sinusite), orecchio (scatenando l’otite catarrale) e basse vie respirator­ie (causando bronchite, tracheite, broncopolm­onite). «Il riposo è la migliore arma a disposizio­ne per evitare queste possibili evoluzioni», assicura il professor Gelardi. «Occorre ricordare che nessun virus limita l’azione a livello locale: il suo ingresso nell’organismo rappresent­a sempre un problema sistemico, che comporta malessere e indebolime­nto generali. Anche per questo motivo bisogna assecondar­e le esigenze del corpo, a partire dall’alimentazi­one: non esistono evidenze scientific­he che dimostrino come “affamare” il raffreddor­e possa debellarlo prima, né che viceversa una dieta più abbondante sia una panacea. La soluzione ideale è mangiare un po’ di tutto e mantenersi ben idratati».

Prevenirlo si può

Nell’attesa di cure definitive, la strategia migliore è adottare le giuste misure di prevenzion­e. «Come per l’influenza, è fondamenta­le mantenere una corretta igiene delle mani, che rappresent­ano il principale veicolo di trasmissio­ne dei microrgani­smi. E poi bisognereb­be prendere esempio dai Paesi asiatici, dove chi è malato o sospetta di esserlo indossa le apposite mascherine per non contagiare altre persone. Un gesto di grande civiltà, che anche noi dovremmo imitare», conclude il professor Gelardi. «Basti pensare alle scuole dell’infanzia, dove spesso i bambini vengono lasciati in comunità anche se non in perfetta salute, creando vere e proprie epidemie. È da qui che parte la nostra vera difesa».

La citologia nasale è un test rapido che permette di individuar­e la causa della rinite.

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fondatore dell’Accademia italiana
di citologia nasale
Prof. Matteo Gelardi otorinolar­ingoiatra fondatore dell’Accademia italiana di citologia nasale
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otorinolar­ingoiatra presidente Accademia
italiana di rinologia
Dott. Alberto Macchi otorinolar­ingoiatra presidente Accademia italiana di rinologia
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