Sportello diritti
Niente più rimborso per i farmaci a base di vitamina D, a meno che il paziente non abbia una reale carenza di vitamina o presenti determinati fattori di rischio. La decisione arriva dall’Agenzia italiana del Farmaco, che a fine ottobre ha pubblicato la nuova “Nota 96”, che limita appunto la possibilità di prescrivere questi prodotti a carico del Servizio sanitario nazionale. «Chi soffre di osteoporosi o di osteopatie, così come le donne in gravidanza e chi presenta livelli bassi di vitamina D potrà continuare a vedersi prescrivere i medicinali sulla ricetta rossa, sia per la prevenzione sia per il trattamento della carenza di vitamina D. L’Aifa ha infatti voluto limitarne la dispensazione a chi ne ha davvero bisogno», rassicura Alessandro Mugelli, presidente della Società italiana di farmacologia. Con quasi 273 milioni di euro impiegati nel 2018, i farmaci a base di vitamina D (o colecalcifenolo) sono in cima alla lista dei prodotti di Fascia A per spesa pubblica. «Purtroppo oggi questi medicinali vengono consigliati e acquistati anche quando non necessario, perché si è diffusa l’errata convinzione che la vitamina D possa essere utile nella prevenzione di malattie cardiovascolari, o di alcuni tumori. In passato alcuni studi osservazionali sembravano suggerire queste ipotesi, ma ricerche successive hanno smontato le tesi. Ecco perché l’Aifa ha deciso di rimborsare queste molecole solo nei casi in cui la loro utilità è dimostrata scientificamente».
Le nuove indicazioni sulle prescrizioni riguardano solo i pazienti adulti. Per ora, nei bambini e fino a 17 anni la Vitamina D può essere prescritta senza restrizioni.