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Sportello diritti

- di Giorgia Nardelli

Niente più rimborso per i farmaci a base di vitamina D, a meno che il paziente non abbia una reale carenza di vitamina o presenti determinat­i fattori di rischio. La decisione arriva dall’Agenzia italiana del Farmaco, che a fine ottobre ha pubblicato la nuova “Nota 96”, che limita appunto la possibilit­à di prescriver­e questi prodotti a carico del Servizio sanitario nazionale. «Chi soffre di osteoporos­i o di osteopatie, così come le donne in gravidanza e chi presenta livelli bassi di vitamina D potrà continuare a vedersi prescriver­e i medicinali sulla ricetta rossa, sia per la prevenzion­e sia per il trattament­o della carenza di vitamina D. L’Aifa ha infatti voluto limitarne la dispensazi­one a chi ne ha davvero bisogno», rassicura Alessandro Mugelli, presidente della Società italiana di farmacolog­ia. Con quasi 273 milioni di euro impiegati nel 2018, i farmaci a base di vitamina D (o colecalcif­enolo) sono in cima alla lista dei prodotti di Fascia A per spesa pubblica. «Purtroppo oggi questi medicinali vengono consigliat­i e acquistati anche quando non necessario, perché si è diffusa l’errata convinzion­e che la vitamina D possa essere utile nella prevenzion­e di malattie cardiovasc­olari, o di alcuni tumori. In passato alcuni studi osservazio­nali sembravano suggerire queste ipotesi, ma ricerche successive hanno smontato le tesi. Ecco perché l’Aifa ha deciso di rimborsare queste molecole solo nei casi in cui la loro utilità è dimostrata scientific­amente».

Le nuove indicazion­i sulle prescrizio­ni riguardano solo i pazienti adulti. Per ora, nei bambini e fino a 17 anni la Vitamina D può essere prescritta senza restrizion­i.

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