Madri ossessionate dalla bellezza
Convinte che l’aspetto sia tutto nella vita, chiedono alle figlie la perfezione estetica. Un fenomeno (pericoloso) fotografato in un saggio da poco arrivato in libreria
Mamme ossessionate dall’estetica delle figlie, a rapporto: in questi giorni si parla di voi sul piccolo e sul grande schermo, grazie a un reality show e a un film. Il primo arriva dall’America, è in onda su Realtime e si intitola Smamma, traduzione edulcorata del ben più eloquente sMothered (significa “soffocata”, ma contiene anche la parola “madre”). Il programma segue quattro coppie mammafiglia, nelle quali il tema della bellezza è all’ordine del giorno. Il secondo è Bellissime, documentario della regista Elisa Amoruso in uscita nei cinema e sulla televisione on demand Timvision. Racconta gli sforzi per imporsi e per rimanere nell’ambiente del fashion e dello spettacolo sostenuti dalle quattro protagoniste: la “momager” (cioè mamma-manager) Cristina, modella e ballerina, e le sue tre ragazze, tra le quali spicca Giovanna, che da bamga bina è stata il volto italiano di molte campagne pubblicitarie di Barbie.
Mamme senza autostima
«A uno sguardo superficiale, le madri ingombranti, molto concentrate sull’immagine delle figlie, possono apparire sinceramente preoccupate che queste non siano abbastanza attraenti per farsi strada nella vita, in campo sia relazionale sia professionale», commenta Laura Romano, pedagogista e formatrice. Ma non è solo questa la motivazione: «A parte il fatto che l’equazione “perfezione fisica = garanzia di popolarità e successo è discutibile, anche se talmente radicata da essere ormai equiparata a una verità, spesso queste donne non agiscono soltanto per il supposto bene delle ragazze, ma presentano qualche difficoltà personale con cui fare i conti», spiel’esperta. «È probabile che molte delle signore di cui sopra siano insicure, carenti in autostima e non sopportino di invecchiare mentre le figlie stanno sbocciando», afferma la terapeuta e consulente familiare francese Anne-Laure Buffet, autrice del saggio Madri che feriscono. Liberarsi dal loro potere per rinascere (Urra Feltrinelli, 13 €). Anziché percorrere la via narrata nelle fiabe classiche come Biancaneve e trasformarsi in “streghe” proiettando la loro sofferenza e rabbia sulle figlie, queste mamme contemporanee diventano le loro stiliste, truccatrici, allenatrici, dietologhe, agenti. E finiscono per impadronirsi di ogni riconoscimento e risultato ottenuto dalle ragazze. D’altronde, prima le hanno messe al mondo e poi le hanno plasmate fino a renderle snelle, alla moda, spigliate: perché non dovrebbero sentirsi gratificate dai loro successi? Il problema è che, a lungo andare, questo meccanismo di nutrimento “indiretto” della propria autostima diventa una trappola da cui le madri non possono e non vogliono scappare. Una trappola che, non di rado, le spinge a strafare.
Le ragazze interiorizzano un messaggio sbagliato: “Il mio valore sta in come appaio”.
L’eterna ferita delle adolescenti
In effetti, le momager & Co. non si accontentano di essere le fan più sfegatate delle figlie, ma impersonano anche i loro giudici più severi e intransigenti. Possono perfino arrivare a comportamenti-limite, come è successo qualche mese fa a Como, quando una madre è stata allontanata dalla famiglia perché maltrattava la figlia, accusandola di essere brutta e grassa e sottoponendola a una dieta rigidissima senza motivo. «Un caso estremo, certo. Però dimostra che le ragazze soffrono sempre, anche se non devono sopportare simili derive», puntualizza Romano. «Sentono che sono causa di imbarazzo e di vergogna quando non corrispondono all’ideale di bellezza e di perfezione delle loro madri. Arrivano quindi a interiorizzare messaggi come “Il mio valore non sta in chi sono e in che cosa faccio, ma in come appaio; non importa come mi sento ma come sembro”».
Difficile diventare adulte così
In effetti, come reagiscono le ragazze alle richieste di essere bellissime? «Siccome il bisogno più grande dei figli è quello di essere amati dai genitori, è verosimile che cerchino di assecondare e di compiacere le mamme, presentandosi e comportandosi come loro desiderano, sovente a costo di immani fatiche e sacrifici», sostiene Buffet. Una dinamica logorante e soffocante: è basata su un’approvazione (quella materna) effimera, altalenante, soggetta a smentite e a ripensamenti, quindi non permette alle giovani di mettersi alla prova nella vita con la consapevolezza di avere una base sicura a cui fare riferimento. «Ma non basta: spesso questa dinamica impedisce loro anche di “prendere il posto della madre”, ovvero di divenire a propria volta donne, assumendo gradualmente una sana identità di genere femminile adulta», conclude la dottoressa Romano.