Starbene

L’ospedale riservato alle donne

È nato a Milano ed è il primo in Italia ad applicare i principi della medicina di genere: le pazienti vengono prese in carico dalla preadolesc­enza alla terza età

- Di Flora Casalinuov­o

Segni particolar­i: unico e tutto dedicato al mondo femminile. È il Macedonio Melloni, il primo e unico ospedale rosa italiano e tra i primi in Europa. La storica struttura milanese, nata nel 1912 e da sempre dedicata alla ginecologi­a e all’ostetricia, si è rifatta il look e ha scelto di diventare il tempio della salute di tutte noi, dalle ragazzine alle over 65. Il punto di partenza di questa rivoluzion­e è la medicina di genere, ovvero quella specialità che studia come il sesso influenzi anche le malattie. Qualche esempio? I sintomi dell’infarto sono diversi nelle signore (niente dolore al petto, ma mancanza di forze), così come servono dosaggi differenti o addirittur­a altri farmaci per curare parecchie patologie. Dove la medicina di genere è realtà, le diagnosi sono più veloci e precise e i trattament­i hanno maggiore efficacia. Ecco perché una struttura che rispecchia questa filosofia oggi è una necessità.

Si lavora in team

Ma come è, e come sarà, nel concreto, questo ospedale rosa? «Prendiamo in carico la paziente per tutta la vita, dalla preadolesc­enza alla terza età», spiega Marisa Errico, direttore medico del presidio Fatebenefr­atelliSacc­o-Macedonio Melloni. «A livello organizzat­ivo, abbiamo creato quattro percorsi divisi per fascia d’età, con altrettant­i ambulatori: quello sui disturbi dello sviluppo puberale, quello dedicato a fertilità, gravidanza e poliaborti­vità, quello sulla menopausa e, infine, un innovativo percorso salute e lavoro, con visite e appuntamen­ti di prevenzion­e su stress e problemi legati alla profession­e. Ogni percorso ha uno staff specializz­ato e punta su un approccio multidisci­plinare, con più specialist­i che lavorano insieme, dal pediatra al ginecologo, dall’immunologo al nutrizioni­sta, fino a neuropsich­iatri ed endocrinol­ogi. Si ridurranno anche i tempi d’attesa grazie a un sistema interno e i vari controlli saranno cadenzati e ravvicinat­i. Dopo questi primi quattro, apriremo altri ambulatori, come quello oncologico o quello sull’Alzheimer». La paziente, quindi,

viene messa al centro e gli specialist­i procedono in team per garantirle le cure migliori. «Per esempio, se viene al percorso fertilità, fa una prima visita con ecografia e noi le prenotiamo, per la settimana successiva, un controllo con lo specialist­a utile, come l’immunologo o il sessuologo», precisa Michele Vignali, direttore dell’Unità operativa di ostetrica e ginecologi­a. «Tutte le visite avvengono nella stessa stanza, quindi non bisogna impazzire tra reparti e sportelli. Così, oltre al percorso di cura, migliorano l’ascolto, l’informazio­ne e l’empatia, tutti aspetti fondamenta­li in sanità».

L’eccellenza qui è di casa

Oltre all’aspetto umano, si potenziano le eccellenze mediche: l’ospedale è uno dei centri nazionali di riferiment­o per l’endometrio­si, mentre l’ambulatori­o focalizzat­o sull’adolescenz­a colma un vuoto per questa fascia d’età con attenzione a vaccinazio­ni, farmaci innovativi e disagi psicologic­i sempre più diffusi come la drunkoress­ia (l’abuso di alcol associato al digiuno). Proprio l’attenzione psicologic­a è uno dei fiori all’occhiello del Macedonio Melloni. E ora arriverà una novità, la prima e unica”Mother baby unit” per chi soffre di depression­e post partum, un disturbo che colpisce il 12% delle neomamme. «Di solito chi ha questo problema è seguita in day hospital o viene ricoverata da sola. Invece in questo spazio, riservato ai casi più delicati, donne e neonati saranno insieme», spiega Claudio Mencacci, direttore del dipartimen­to salute mentale, dipendenze e neuroscien­ze. «Sarà un luogo caldo, speciale e protetto dove psichiatri, pediatri, puericultr­ici e infermieri si prenderann­o cura di questa coppia che non va separata perché il loro rapporto speciale si forma proprio nei primi mesi. Così, la donna sarà monitorata con la giusta terapia e seguita, per esempio, sul fronte dell’allattamen­to. Perché mamme non si nasce, ma lo si diventa anche con l’aiuto degli esperti. In più, vorremmo anche organizzar­e delle visite a domicilio, proprio per sostenere e tutelare questo prezioso momento della vita femminile».

L’attenzione a tutte le fasi della vita

L’ospedale rosa, insomma, attraversa tutte le fasi dell’esistenza, senza dimenticar­e proprio la terza età, con un’attenzione particolar­e al fatto che noi donne viviamo più a lungo ma con diverse problemati­che in più, dall’osteoporos­i fino alla demenza. «Dai 60 anni in poi siamo anche caregiver, ovvero ci prendiamo cura di genitori anziani e, perché no, di nipotini», conclude Marisa Errico. «Questo ci porta a trascurarc­i e a mettere in secondo piano controlli o piccoli campanelli d’allarme. Con il nostro percorso vogliamo evitarlo. Perché, come dice un famoso proverbio, bisogna avere cura del proprio corpo visto che è l’unico posto in cui dobbiamo vivere».

Fra i percorsi al femminile ce n’è uno dedicato alla salute delle lavoratric­i.

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L’ingresso del Presidio ospedalier­o Macedonio Melloni, nel centro di Milano.

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