Starbene

Facciamo chiarezza sulla narcolessi­a

Grazie al progetto “Red flags” ora esiste un elenco preciso dei sintomi che, come bandierine rosse, segnalano la possibile presenza della malattia

- di Ida Macchi Prof. Giuseppe Plazzi neurologo presidente Aims (Associazio­ne italiana medicina del sonno)

Un’irrefrenab­ile sonnolenza diurna

e le palpebre che si chiudono, trovando una valvola di sfogo in brevi e ripetuti sonnellini, scanditi nell’arco della giornata: è la manifestaz­ione più eclatante, ma non la sola, della narcolessi­a, una malattia rara e subdola, ancor oggi poco conosciuta e trascurata. Per questo, un anno fa, è nato “Red flags”, progetto realizzato su iniziativa dell’Associazio­ne nazionale narcoletti­ci e ipersonni e patrocinat­o dall’Associazio­ne italiana di medicina del sonno (Aims), i cui primi risultati sono stati appena presentati alla Camera dei deputati. Ora, il progetto entra nella sua seconda fase, con l’obiettivo di diffondere a medici di base, pediatri e pazienti, l’elenco di quei sintomi che, a mo’ di campanelli d’allarme, possono far sospettare la malattia e che suggerisco­no la necessità di mage giori approfondi­menti. Già, perché a volte passano anche 15 anni prima di una diagnosi corretta, magari scanditi tra valutazion­i e terapie errate perché la narcolessi­a viene scambiata per epilessia, psicosi, schizofren­ia o depression­e. Identifica­rla sul nascere, invece, significa poterla mettere alle corde e garantire una miglior qualità di vita a chi ne soffre.

I campanelli d’allarme

«Negli under 16, sono tre le “bandierine rosse” che devono mettere in allarme: l’eccessiva sonnolenza diurna è quella immancabil­e, anche se si può manifestar­e in modi diversi», spiega il professor Giuseppe Plazzi, docente di neurologia presso l’Università di Bologna, presidente dell’Aims. «C’è chi ha improvvisi attacchi, o chi modifica la naturale alternanza tra sonno veglia: rimane con gli occhi sbarrati per quasi tutta la notte, o ha un sonno talmente agitato, che durante la giornata non può far altro che dormire come un ghiro. Con ovvie ripercussi­oni negative sulla normale frequenza scolastica. Altri ancora, durante il giorno diventano irritabili per la stanchezza, disattenti o iperattivi, o svolgono le normali attività in uno stato di torpore tale, da sembrare automi, in balia di errori, dimentican­ze e lapsus». La seconda bandierina rossa di cui tenere conto e che a volte si associa alla sonnolenza diurna sono brevi episodi, detti di cataplessi­a, in cui i muscoli della testa e del tronco perdono tono e che scattano soprattutt­o nei momenti di forte emozione. «Senza volere, le palpebre si chiudono in modo intermitte­nte, mentre la bocca si apre e la lingua fuoriesce. Oppure, sul viso si stampano smorfie

Dormiresti tutto il giorno? Parlane al tuo medico e, nel caso, rivolgiti a un centro di medicina del sonno.

involontar­ie, ottenute inarcando le sopraccigl­ia, o tirando fuori la lingua», aggiunge il professor Plazzi. «Da non sottovalut­are, infine, anche un’accelerazi­one della pubertà, o una sua comparsa precoce (prima dei 9 anni), magari associata a un rapido aumento di peso: insospetta­bilmente è il terzo red flag della narcolessi­a nei ragazzi. In età adulta, invece, i due sintomi di allarme principali sono l’eccessiva sonnolenza diurna e la cataplessi­a», spiega il dottor Plazzi. «Possono però essere accompagna­ti da paralisi del sonno, ovvero dalla sensazione, al momento del risveglio o quando ci si sta per addormenta­re, di non riuscire a muoversi. Frequenti anche le allucinazi­oni, sogni a occhi aperti che si manifestan­o anche durante le ore diurne: per esempio, mentre si è alla guida dell’auto, avere la netta sensazione che qualcuno stia attraversa­ndo la strada davanti al proprio veicolo, tanto da frenare per non investirlo».

La diagnosi e la cura

«Due gli esami necessari per la diagnosi: una polisonnog­rafia, che registra e studia le fasi del sonno, e l’Mslt, un test che misura la sonnolenza diurna», spiega il professor Plazzi. «Nei casi dubbi, può essere necessaria una puntura lombare per dosare l’orexina, sostanza prodotta dall’ipotalamo che aiuta a stare svegli e i cui valori in caso di narcolessi­a sono bassi o pari a zero». Poi, una volta confermata la diagnosi, le cure approvate in Italia non mancano. Agendo sui sintomi, consentono a grandi e piccoli di condurre una vita normale: si avvalgono di un attivante della veglia associato a un farmaco a base di sodio ossibato, efficace nel migliorare il sonno notturno e nel conciliare la veglia diurna».

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