Maledetta luce blu!
Ore e ore chine su smartphone e tablet lasciano il segno sulla nostra pelle. Rimedia utilizzando i nuovi cosmetici ad hoc e... cambiando abitudini
La tecnologia digitale ci ha semplificato la vita,
ma c’è il rovescio della medaglia: oltre ad aver creato una nuova forma di dipendenza, detta technostress, ci bombarda con la luce blu, la High Energy Visible (Hev), emessa dagli schermi e che potrebbe addirittura influire sulla longevità. Lo dice una nuova ricerca della Oregon State University, pubblicata sulla rivista scientifica Aging and Mechanisms of Disease e condotta sui moscerini della frutta, spesso protagonisti di studi sull’invecchiamento: le lunghezze d’onda blu prodotte dai diodi luminosi danneggiano le cellule del cervello e la retina e riducono la durata della vita perché incidono negativamente sui ritmi circadiani. Altre ricerche hanno indagato gli effetti della luce blu sull’epidermide, arrivando al risultato univoco delle sua nocività in caso di massiccia esposizione. «La luce blu, dotata di una lunghezza d’onda capace di penetrare in profondità nella pelle e di elevata energia, si somma agli Uva, colpendo collagene ed elastina e contribuendo così alla formazione delle rughe, dei cedimenti cutanei e delle macchie scure», conferma il dermatologo e cosmetologo Leonardo Celleno, presidente Aideco (aideco.org).
Interferisce con la rigenerazione cellulare
Oltre al danno diretto sulla pelle, l’High Energy Visible emessa dai device ne procura anche uno indiretto. Sebbene una recente ricerca dell’Università di Manchester, pubblicata su Current Biology, punti il dito non tanto sul colore della luce quanto sulla sua intensità, secondo la National Sleep Foundation americana è la luce blu a rallentare e a deprimere il rilascio di melatonina più di qualsiasi altra fonte luminosa, interferendo così sulla
sincronizzazione del ritmo circadiano delle cellule cutanee e sul loro naturale processo di riparazione notturno. Oltre a essere uno degli antiossidanti più potenti, l’ormone del sonno condiziona anche l’idratazione della pelle durante la notte. «Interviene nella regolazione del passaggio dell’acqua nei vari strati cutanei, bilanciando così la maggior perdita idrica che di notte avviene fisiologicamente nella pelle», spiega la dermatologa Mariuccia Bucci, responsabile scientifico Isplad (isplad.org). Un meccanismo che non andrebbe turbato dalla carenza di sonno indotta dai dispositivi tecnologici, specie se la pelle è secca o sensibile, con una barriera cutanea più fragile. «Tanto più che, verso l’alba, per favorire il risveglio, l’organismo secerne istamina che può provocare, soprattutto nella pelle intollerante e sensibile, arrossamento, sensazione di calore e prurito», aggiunge la dermatologa. Ecco perché è fondamentale evitare di fissare le fonti luminose dei dispositivi nelle 2-3 ore prima di andare a dormire. Ne beneficeranno la qualità del sonno e la radiosità e tonicità della pelle al risveglio.
I device riscaldano i tessuti e causano problemi di postura
L’impatto negativo dell’inquinamento digitale sulla pelle non è dovuto solo alla luce blu, ma anche alle onde elettromagnetiche emesse dagli schermi, che aumentano la temperatura dei tessuti superficiali della pelle facilitandone la disidratazione e accelerando l’invecchiamento, ma anche i problemi di opacità e di iperreattività. «Se l’umidità è scar
La luce dei device interferisce con la produzione di melatonina, che incide anche sull’idratazione della pelle.
sa, la barriera cutanea lascia passare più facilmente le sostanze irritanti, che con il tempo sensibilizzano la pelle e inducono il deterioramento delle fibre collagene», spiega Celleno. Senza dimenticare il techneck, i problemi posturali e i relativi dolori, e la formazione precoce delle collane di Venere, le tipiche rughe del collo, indotti dall’uso compulsivo della tecnologia che, pare, sta addirittura modificando la morfologia umana facendo comparire la “gobba da smartphone”.
La soluzione: un efficace digital detox cosmetico
Agli acceleratori tecnologici dell’aging si risponde con formule hi-tech di nuova generazione e con gesti cosmetici mirati. «Per difendere la pelle dalla luce blu, la sera applica formule riparatrici dedicate, in particolare per contorno occhi e collo (i più colpiti dalle rughe da smartphone), e con potenti molecole antiossidanti, come ectoina, tocotrienoli ed estratti dalla liquirizia, dal cacao peruviano e dal “sangue di drago”, una pregiata resina di colore rosso ottenuta da differenti specie di piante», consiglia Mariuccia Bucci. Al mattino, invece, usa creme giorno con protezione dagli Uv, possibilmente con blend di filtri fisici e chimici di nuova generazione che proteggono anche dall’High Energy Visible, con complessi di antiossidanti, in particolare di vitamina A, C ed E in combinazione, e con principi attivi che aiutano ad abbassare la temperatura superficiale della pelle, come gli estratti di liquirizia o di Auricolaria, un fungo medicamentoso. «Sono utili anche per le fastidiose
“papulette” rosse pruriginose che possono formarsi sul collo a causa dello “smog digitale”. In più, per calmare l’irritazione, tre volte al giorno puoi fare degli impacchi di acqua di rose», aggiunge Celleno. Cerca di controllare anche la mimica quando leggi gli sms o ti connetti a Internet: gli schermi dei cellulari, specie se di piccole dimensioni, costringono ad aggrottare la fronte, accelerando così la comparsa di rughe e zampe di gallina. Basilare, ovviamente, attuare anche una forma di digital detox mentale: fissa limiti temporali di connessione, per esempio evitando ogni collegamento dopo le 21, e dedicandoti in alternativa alle attività gratificanti. Dimezza il tempo trascorso a leggere news, non usare lo smartphone in presenza di altre persone, stila un diario del tempo trascorso online per valutare i progressi e tenere alta la motivazione. Sarà un vantaggio per la tua pelle, ma anche per il tuo spirito.
Arrivano dalle piante esotiche i principi attivi specifici per calmare e “raffreddare” la pelle irritata.