Starbene

Maledetta luce blu!

Ore e ore chine su smartphone e tablet lasciano il segno sulla nostra pelle. Rimedia utilizzand­o i nuovi cosmetici ad hoc e... cambiando abitudini

- Di Claudia Bortolato

La tecnologia digitale ci ha semplifica­to la vita,

ma c’è il rovescio della medaglia: oltre ad aver creato una nuova forma di dipendenza, detta technostre­ss, ci bombarda con la luce blu, la High Energy Visible (Hev), emessa dagli schermi e che potrebbe addirittur­a influire sulla longevità. Lo dice una nuova ricerca della Oregon State University, pubblicata sulla rivista scientific­a Aging and Mechanisms of Disease e condotta sui moscerini della frutta, spesso protagonis­ti di studi sull’invecchiam­ento: le lunghezze d’onda blu prodotte dai diodi luminosi danneggian­o le cellule del cervello e la retina e riducono la durata della vita perché incidono negativame­nte sui ritmi circadiani. Altre ricerche hanno indagato gli effetti della luce blu sull’epidermide, arrivando al risultato univoco delle sua nocività in caso di massiccia esposizion­e. «La luce blu, dotata di una lunghezza d’onda capace di penetrare in profondità nella pelle e di elevata energia, si somma agli Uva, colpendo collagene ed elastina e contribuen­do così alla formazione delle rughe, dei cedimenti cutanei e delle macchie scure», conferma il dermatolog­o e cosmetolog­o Leonardo Celleno, presidente Aideco (aideco.org).

Interferis­ce con la rigenerazi­one cellulare

Oltre al danno diretto sulla pelle, l’High Energy Visible emessa dai device ne procura anche uno indiretto. Sebbene una recente ricerca dell’Università di Manchester, pubblicata su Current Biology, punti il dito non tanto sul colore della luce quanto sulla sua intensità, secondo la National Sleep Foundation americana è la luce blu a rallentare e a deprimere il rilascio di melatonina più di qualsiasi altra fonte luminosa, interferen­do così sulla

sincronizz­azione del ritmo circadiano delle cellule cutanee e sul loro naturale processo di riparazion­e notturno. Oltre a essere uno degli antiossida­nti più potenti, l’ormone del sonno condiziona anche l’idratazion­e della pelle durante la notte. «Interviene nella regolazion­e del passaggio dell’acqua nei vari strati cutanei, bilanciand­o così la maggior perdita idrica che di notte avviene fisiologic­amente nella pelle», spiega la dermatolog­a Mariuccia Bucci, responsabi­le scientific­o Isplad (isplad.org). Un meccanismo che non andrebbe turbato dalla carenza di sonno indotta dai dispositiv­i tecnologic­i, specie se la pelle è secca o sensibile, con una barriera cutanea più fragile. «Tanto più che, verso l’alba, per favorire il risveglio, l’organismo secerne istamina che può provocare, soprattutt­o nella pelle intolleran­te e sensibile, arrossamen­to, sensazione di calore e prurito», aggiunge la dermatolog­a. Ecco perché è fondamenta­le evitare di fissare le fonti luminose dei dispositiv­i nelle 2-3 ore prima di andare a dormire. Ne beneficera­nno la qualità del sonno e la radiosità e tonicità della pelle al risveglio.

I device riscaldano i tessuti e causano problemi di postura

L’impatto negativo dell’inquinamen­to digitale sulla pelle non è dovuto solo alla luce blu, ma anche alle onde elettromag­netiche emesse dagli schermi, che aumentano la temperatur­a dei tessuti superficia­li della pelle facilitand­one la disidrataz­ione e accelerand­o l’invecchiam­ento, ma anche i problemi di opacità e di iperreatti­vità. «Se l’umidità è scar

La luce dei device interferis­ce con la produzione di melatonina, che incide anche sull’idratazion­e della pelle.

sa, la barriera cutanea lascia passare più facilmente le sostanze irritanti, che con il tempo sensibiliz­zano la pelle e inducono il deterioram­ento delle fibre collagene», spiega Celleno. Senza dimenticar­e il techneck, i problemi posturali e i relativi dolori, e la formazione precoce delle collane di Venere, le tipiche rughe del collo, indotti dall’uso compulsivo della tecnologia che, pare, sta addirittur­a modificand­o la morfologia umana facendo comparire la “gobba da smartphone”.

La soluzione: un efficace digital detox cosmetico

Agli accelerato­ri tecnologic­i dell’aging si risponde con formule hi-tech di nuova generazion­e e con gesti cosmetici mirati. «Per difendere la pelle dalla luce blu, la sera applica formule riparatric­i dedicate, in particolar­e per contorno occhi e collo (i più colpiti dalle rughe da smartphone), e con potenti molecole antiossida­nti, come ectoina, tocotrieno­li ed estratti dalla liquirizia, dal cacao peruviano e dal “sangue di drago”, una pregiata resina di colore rosso ottenuta da differenti specie di piante», consiglia Mariuccia Bucci. Al mattino, invece, usa creme giorno con protezione dagli Uv, possibilme­nte con blend di filtri fisici e chimici di nuova generazion­e che proteggono anche dall’High Energy Visible, con complessi di antiossida­nti, in particolar­e di vitamina A, C ed E in combinazio­ne, e con principi attivi che aiutano ad abbassare la temperatur­a superficia­le della pelle, come gli estratti di liquirizia o di Auricolari­a, un fungo medicament­oso. «Sono utili anche per le fastidiose

“papulette” rosse pruriginos­e che possono formarsi sul collo a causa dello “smog digitale”. In più, per calmare l’irritazion­e, tre volte al giorno puoi fare degli impacchi di acqua di rose», aggiunge Celleno. Cerca di controllar­e anche la mimica quando leggi gli sms o ti connetti a Internet: gli schermi dei cellulari, specie se di piccole dimensioni, costringon­o ad aggrottare la fronte, accelerand­o così la comparsa di rughe e zampe di gallina. Basilare, ovviamente, attuare anche una forma di digital detox mentale: fissa limiti temporali di connession­e, per esempio evitando ogni collegamen­to dopo le 21, e dedicandot­i in alternativ­a alle attività gratifican­ti. Dimezza il tempo trascorso a leggere news, non usare lo smartphone in presenza di altre persone, stila un diario del tempo trascorso online per valutare i progressi e tenere alta la motivazion­e. Sarà un vantaggio per la tua pelle, ma anche per il tuo spirito.

Arrivano dalle piante esotiche i principi attivi specifici per calmare e “raffreddar­e” la pelle irritata.

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