Editoriale
ono rientrata al lavoro dopo le vacanze di Natale e l’ho trovata nella sua forma più smagliante. Del tutto sbocciata, candida come la neve, bella come solo i fiori possono essere. È la mia Phalaenopsis, l’orchidea che mi fa silenziosa compagnia, un po’ incastrata tra i libri e i giornali che affollano la scrivania. Prima di Natale ne avevo osservato i boccioli crescere giorno dopo giorno, ma non avevo fatto in tempo a vederli schiusi. Confesso: ero un po’ indispettita al pensiero che quella pianta, graditissimo regalo di due anni fa, avesse deciso di sbocciare proprio nelle due settimane in cui non c’ero e, quindi, non potevo ammirarla. Ma lei mi ha fatto il favore (mi piace immaginare che sia così) di farsi trovare in questi giorni post vacanze ancora bellissima. E per un po’ me la potrò ancora godere (a proposito, se anche voi amate le Phalaenopsis, seguite i consigli per coltivarle che vi diamo a pagina 70). La guarderò, e poi, come sempre, spolvererò le foglie, farò in modo che le radici assorbano tutta l’acqua necessaria. Mi occuperò di lei. E questi gesti apparentemente insignificanti mi faranno bene. Lo dimostra uno studio giapponese i cui risultati sono appena stati pubblicati sulla rivista HortTechnology, condotta presso l’Università di Hyogo ad Awaji.
I ricercatori hanno accertato che fare una pausa di 3 minuti in ufficio per accudire una pianta riduce sensibilmente alcuni parametri legati agli stati d’ansia, come il battito cardiaco. Insomma, per migliorare le condizioni di lavoro, a volte potrebbe bastare una semplice orchidea.