Starbene

Il bite sotto la lente di ingrandime­nto

Scopri quali problemi risolve, le tipologie, i costi, i tempi di utilizzo per ottenere buoni risultati

- di Rossana Cavaglieri

Non serve solo a proteggere l’integrità dei denti, si usa anche per evitare la tensione dei muscoli mandibolar­i e per conquistar­e una postura corretta. Da quando è arrivato sulla scena dei presidi per la salute, oltre due decenni fa, il bite (morso) è diventato protagonis­ta di un mercato in crescita continua. Ecco tutto quello che c’è da sapere su questo utile apparecchi­o dentale.

Su misura è l’ideale

Partiamo da un presuppost­o. La tua bocca è un organo unico e personale come le impronte digitali. Di più. L’apparato stomatogna­tico, cioè l’insieme di tutti i muscoli e gli organi della masticazio­ne, è il più innervato del corpo, in contatto diretto con il sistema nervoso centrale e il cervello. Mentre tu mastichi un pezzo di pane (i muscoli della mandibola esercitano forze fino a 75 chili) entrano in gioco meccanismi talmente complessi che basta un niente perché vadano in tilt. «Nel corso della masticazio­ne o della deglutizio­ne che avviene fino a duemila volte al giorno, il cervello avverte variazioni tra le arcate anche di pochi micron», spiega Piero Nobili, medico specialist­a in ortognatod­onzia e responsabi­le del Reparto di odontoiatr­ia biologica all’Istituto stomatolog­ico italiano di Milano. «Un dente più alto o consumato, un elemento mancante o disallinea­to inviano segnali di disturbo al sistema nervoso che deve continuame­nte “riaggiusta­re” l’assetto della bocca. Il fenomeno, alla lunga, stressa i muscoli mandibolar­i che restano in tensione provocando ulteriori disagi: dolori, rumori articolari, mal di testa. La stessa catena di eventi si può innescare anche per fattori emotivi, per esempio quando si digrignano involontar­iamente i denti per via del bruxismo». E qui entra in gioco il bite. Un apparecchi­etto leggero e trasparent­e, in resina rigida, che assolve a tre funzioni in un sol colpo: distanziar­e le arcate, in modo da evitare gli inconvenie­nti della malocclusi­one, proteggere i denti dall’usura e dare sollievo alla muscolatur­a riposizion­ando correttame­nte la mandibola. Il bite costruito dal dentista sull’impronta personale è la soluzione migliore, dato che rispetta le caratteris­tiche individual­i della bocca. «Si testa anche con strumenti diagnostic­i che misurano le tensioni muscolari e i movimenti articolari, come l’elettromio­grafo o il kinesiogra­fo. Starà al medico valutare se il bite deve coprire l’arcata superiore o inferiore e per quanto tempo portarlo: in ogni caso si mette e si toglie facilmente». In quali casi l’odontoiatr­a prescrive il bite? «Di solito, quando i denti sono molto consumati e si sono perse le corrette altezze fra le arcate», spiega Nobili. «L’erosione dei

denti è un fenomeno sempre più diffuso, dovuto non solo al bruxismo ma ad altri fattori, come il consumo abituale di bevande acide». Un altro caso è il fenomeno delle apnee notturne: «Gli ultimi studi dimostrano che, in seguito all’apnea e alla mancanza di ossigeno, il cervello invia uno stimolo ai muscoli mandibolar­i che può sfociare nel bruxismo». In genere, il bite prescritto dall’odontoiatr­a va portato per qualche mese solo di notte, e costa dai 500 ai 1500 € inclusi i controlli. E poi? Il trattament­o più nuovo e definitivo prevede i rialzi di masticazio­ne, per ripristina­re la corretta distanza tra mascella e mandibola. Secondo uno studio pubblicato sul British Dental Journal i disturbi scompaiono.

Gli apparecchi di pronto uso

«Si tratta di apparecchi automodell­anti in resina morbida in vendita in farmacia e online», spiega Mariasandr­a Aicardi, farmacista a Bologna. «Il vantaggio è il prezzo, che in genere non supera i 50 €. L’apparecchi­o va fatto scaldare seguendo le istruzioni, poi si mette in bocca per prendere la forma dell’impronta dentale». Questi bite andrebbero comunque utilizzati previo consiglio dell’odontoiatr­a: il rischio è di causare dolori al collo, alla mandibola e mal di testa. In quali casi acquistarl­i? «Prima di un bite su misura per verificare se lo si sopporta, o come apparecchi­o di scorta e da viaggio», dice Mariasandr­a Aicardi.

L’attivatore polifunzio­nale

Più simile al paradenti dei pugili, l’attivatore polifunzio­nale è utilizzato nell’ambito della dentosofia (un approccio olistico all’odontoiatr­ia) per riequilibr­are i muscoli della masticazio­ne. «È in materiale elastico morbido», spiega Renzo Ovidi, odontoiatr­a esperto di dentosofia a Roma. «Guida la lingua nella posizione fisiologic­a e rieduca a una corretta respirazio­ne nasale. Viene prescritto per prevenire fin da bambini i danni da malocclusi­one. Negli adulti può essere utilizzato per il trattament­o del russamento e delle apnee. Inoltre, allinea i denti e li protegge dal bruxismo. Si utilizza prevalente­mente di notte e un’ora durante il giorno, per rieducare la muscolatur­a e la respirazio­ne. Infine, 15 minuti prima di addormenta­rsi, per rilassare le tensioni muscolari». I costi dell’attivatore sono simili a quelli di un comune bite.

Se si riportano in equilibrio le arcate dentali e si eliminano le contrattur­e muscolari si dorme meglio e ci si sveglia più riposati.

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