Il bite sotto la lente di ingrandimento
Scopri quali problemi risolve, le tipologie, i costi, i tempi di utilizzo per ottenere buoni risultati
Non serve solo a proteggere l’integrità dei denti, si usa anche per evitare la tensione dei muscoli mandibolari e per conquistare una postura corretta. Da quando è arrivato sulla scena dei presidi per la salute, oltre due decenni fa, il bite (morso) è diventato protagonista di un mercato in crescita continua. Ecco tutto quello che c’è da sapere su questo utile apparecchio dentale.
Su misura è l’ideale
Partiamo da un presupposto. La tua bocca è un organo unico e personale come le impronte digitali. Di più. L’apparato stomatognatico, cioè l’insieme di tutti i muscoli e gli organi della masticazione, è il più innervato del corpo, in contatto diretto con il sistema nervoso centrale e il cervello. Mentre tu mastichi un pezzo di pane (i muscoli della mandibola esercitano forze fino a 75 chili) entrano in gioco meccanismi talmente complessi che basta un niente perché vadano in tilt. «Nel corso della masticazione o della deglutizione che avviene fino a duemila volte al giorno, il cervello avverte variazioni tra le arcate anche di pochi micron», spiega Piero Nobili, medico specialista in ortognatodonzia e responsabile del Reparto di odontoiatria biologica all’Istituto stomatologico italiano di Milano. «Un dente più alto o consumato, un elemento mancante o disallineato inviano segnali di disturbo al sistema nervoso che deve continuamente “riaggiustare” l’assetto della bocca. Il fenomeno, alla lunga, stressa i muscoli mandibolari che restano in tensione provocando ulteriori disagi: dolori, rumori articolari, mal di testa. La stessa catena di eventi si può innescare anche per fattori emotivi, per esempio quando si digrignano involontariamente i denti per via del bruxismo». E qui entra in gioco il bite. Un apparecchietto leggero e trasparente, in resina rigida, che assolve a tre funzioni in un sol colpo: distanziare le arcate, in modo da evitare gli inconvenienti della malocclusione, proteggere i denti dall’usura e dare sollievo alla muscolatura riposizionando correttamente la mandibola. Il bite costruito dal dentista sull’impronta personale è la soluzione migliore, dato che rispetta le caratteristiche individuali della bocca. «Si testa anche con strumenti diagnostici che misurano le tensioni muscolari e i movimenti articolari, come l’elettromiografo o il kinesiografo. Starà al medico valutare se il bite deve coprire l’arcata superiore o inferiore e per quanto tempo portarlo: in ogni caso si mette e si toglie facilmente». In quali casi l’odontoiatra prescrive il bite? «Di solito, quando i denti sono molto consumati e si sono perse le corrette altezze fra le arcate», spiega Nobili. «L’erosione dei
denti è un fenomeno sempre più diffuso, dovuto non solo al bruxismo ma ad altri fattori, come il consumo abituale di bevande acide». Un altro caso è il fenomeno delle apnee notturne: «Gli ultimi studi dimostrano che, in seguito all’apnea e alla mancanza di ossigeno, il cervello invia uno stimolo ai muscoli mandibolari che può sfociare nel bruxismo». In genere, il bite prescritto dall’odontoiatra va portato per qualche mese solo di notte, e costa dai 500 ai 1500 € inclusi i controlli. E poi? Il trattamento più nuovo e definitivo prevede i rialzi di masticazione, per ripristinare la corretta distanza tra mascella e mandibola. Secondo uno studio pubblicato sul British Dental Journal i disturbi scompaiono.
Gli apparecchi di pronto uso
«Si tratta di apparecchi automodellanti in resina morbida in vendita in farmacia e online», spiega Mariasandra Aicardi, farmacista a Bologna. «Il vantaggio è il prezzo, che in genere non supera i 50 €. L’apparecchio va fatto scaldare seguendo le istruzioni, poi si mette in bocca per prendere la forma dell’impronta dentale». Questi bite andrebbero comunque utilizzati previo consiglio dell’odontoiatra: il rischio è di causare dolori al collo, alla mandibola e mal di testa. In quali casi acquistarli? «Prima di un bite su misura per verificare se lo si sopporta, o come apparecchio di scorta e da viaggio», dice Mariasandra Aicardi.
L’attivatore polifunzionale
Più simile al paradenti dei pugili, l’attivatore polifunzionale è utilizzato nell’ambito della dentosofia (un approccio olistico all’odontoiatria) per riequilibrare i muscoli della masticazione. «È in materiale elastico morbido», spiega Renzo Ovidi, odontoiatra esperto di dentosofia a Roma. «Guida la lingua nella posizione fisiologica e rieduca a una corretta respirazione nasale. Viene prescritto per prevenire fin da bambini i danni da malocclusione. Negli adulti può essere utilizzato per il trattamento del russamento e delle apnee. Inoltre, allinea i denti e li protegge dal bruxismo. Si utilizza prevalentemente di notte e un’ora durante il giorno, per rieducare la muscolatura e la respirazione. Infine, 15 minuti prima di addormentarsi, per rilassare le tensioni muscolari». I costi dell’attivatore sono simili a quelli di un comune bite.
Se si riportano in equilibrio le arcate dentali e si eliminano le contratture muscolari si dorme meglio e ci si sveglia più riposati.