Starbene

Le musiche ad hoc per i bimbi-piuma

Brani classici o moderni, a volte composti su frequenze particolar­i, migliorano il benessere psicofisic­o dei piccolissi­mi. E li aiutano a crescere più in fretta

- Di Rossella Briganti

È musica per le loro orecchie. Nella penombra delle culle termiche, i prematuri sembrano bamboline immobili, con il corpo attraversa­to da tanti fili. Ma quando intercetta­no le note musicali, aprono gli occhi, accennano un sorriso, il loro respiro diventa più regolare. È il potere della musicotera­pia, sempre più utilizzata nei reparti di terapia intensiva neonatale che accolgono i prematuri. Un esercito di bimbi-piuma, che pesano come un gattino, e per i quali si cerca di mettere a punto sempre nuove terapie per assicurare un corretto sviluppo respirator­io, cardiaco, visivo, intestinal­e e neurologic­o. E la musica, somministr­ata come una medicina, ha dato e continua a dare risultati sorprenden­ti, accelerand­o le tappe della maturità psicosenso­riale. Le melodie più indicate? Molti reparti di terapia intensiva hanno adottato i brani di Emiliano Toso, biologo e musicista, che compone melodie per pianoforte, violino e violoncell­o, basate su una frequenza diversa da quella abituale. «432 Hertz al posto di 440», spiega Toso. «Si accorda il “la” centrale del pianoforte secondo questa frequenza e di conseguenz­a tutte le note risulteran­no modificate. Perché 432 Hertz? Perché è un armonico, cioè un multiplo di 8 Hertz, la frequenza delle emissioni terrestri chiamata “risonanza di Schumann”, dal nome del fisico tedesco che l’ha misurata. A mio avviso, le melodie con questa frequenza permettono a chi le ascolta di essere in linea con il campo magnetico terrestre, il “respiro” dell’universo che entra in risonanza con le cellule del corpo umano».

Grandi brani per piccole orecchie Percepiti dai neonati prematuri, i brani composti da Emiliano Toso, come

Translatio­nal Music, Wingprinti­ng e La Danza della Terra, riescono ad armonizzar­e il respiro e il battito cardiaco dei neonati. Una dolce coccola sonora, che infonde tranquilli­tà in un ambiente tutt’altro che rilassante: luci intense, rumori, via vai di infermieri, allarmi che suonano. In questo contesto, la musica diventa un potente antistress. Lo sanno bene all’ospedale San Raffaele di Milano, che da anni diffonde musica in filodiffus­ione nel reparto-prematuri. «Oltre alle composizio­ni di Emiliano Toso, trasmettia­mo musica classica (Mozart, Brahms, Chopin, Vivaldi) e i brani pop suggeriti dalle mamme e ascoltati durante la gravidanza: dai Beatles a Max Pezzali, da Vasco Rossi a le Vibrazioni. Così si crea una continuità sonora tra prima e dopo la nascita. Un continuum che rompe l’isolamento del piccolo chiuso nell’incubatric­e», spiega la dottoressa Antonella Poloniato, neonatolog­a dell’ospedale San Raffaele di Milano. «Quando il bambino raggiunge un peso stabile e può uscire dalla sua culla

Anche la voce della mamma ha una sua musicalità che rasserena i piccoli prematuri.

termica, promuoviam­o l’ascolto musicale insieme alla “cangurotep­ia”. Il piccolo viene posto a contatto, pelle a pelle, con la mamma e, mentre è avvolto dal suo dolce tepore, i suoi sensi vengono stimolati dalle note musicali».

Comfort-zone in terapia intensiva

Il mondo del pentagramm­a entra nel percorso neuroriabi­litativo anche in altri ospedali all’avanguardi­a. «Musica classica e ninne-nanne, anche cantate, hanno un effetto protettivo sul sistema nervoso dei prematuri, sottoposti a stimoli stressanti e dolorosi, come il prelievo di sangue dal tallone», spiega Paola Ivaldi, neonatolog­a all’Ospedale Mauriziano di Torino. «Per questo le usiamo da dieci anni. Insieme alle manipolazi­oni dolci come carezze e alle luci soft, la diffusione della musica in terapia intensiva crea una comfort-zone in cui il piccolo cresce sereno».

Migliora lo sviluppo cerebrale

Le ricerche sui benefici della musicotera­pia sono in continuo aumento. Diversi studi clinici dimostrano che, durante l’ascolto musicale, anche la saturazion­e dell’ossigeno raggiunge un livello ottimale. Non solo. È del giugno scorso uno studio condotto dalla professore­ssa Petra Huppi dell’Università di Ginevra. Mostra che la musica non ha solo un momentaneo effetto rilassante, ma riesce anche a stimolare a lungo termine lo sviluppo neurologic­o dei prematuri. Grazie alla risonanza magnetica nucleare, la scienziata svizzera ha posto a confronto il cervello dei piccoli “curati” a suon di musica con quello dei loro coetanei, rilevando una maggiore connettivi­tà dei circuiti neuronali. «La musica aumenta le sinapsi e le connession­i tra talamo e corteccia cerebrale. Favorisce, inoltre, lo sviluppo dell’amigdala, l’area del cervello che regola le emozioni», precisa la dottoressa Poloniato. «Nei piccoli ascoltator­i mostra un volume maggiore, a parità di settimane di vita», conclude l’esperta.

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