Starbene

Perché il personal trainer serve ancora

- Di Alberto Zampetti

Il coach rimane la figura di riferiment­o nei corsi e in sala pesi. E certifica la qualità dei programmi.

I coach virtuali che insegnano squat e flessioni su app, video di YouTube e persino megascherm­i delle palestre sono sempre di più. Ma l’allenatore “in carne e ossa” continua a essere imbattibil­e. La carta vincente? È l’unico in grado di studiare programmi di allenament­o su misura Negli anni Ottanta le videocasse­tte lanciarono l’aerobica a livello mondiale e Jane Fonda diventò la regina dei workout per le trentenni.

Oggi le loro figlie vivono la medesima esperienza in modalità 4.0: internet è il nuovo trainer che permette di allenarsi dove, come e quando si vuole. In palestra, davanti a un monitor o a un maxi-schermo con un coach virtuale, immersi in ambientazi­oni suggestive e stimolanti; ma anche a casa, con corsi in streaming o live dal proprio club e on demand. Tra app sempre più complete, wearable sempre più precisi, tutorial sempre più curati, masterclas­s on line sempre più seguite, la figura del trainer in carne e ossa, che ti imposta e ti segue nell’allenament­o, sembra superflua e inutile. «Ma non lo è per niente. L’istruttore continua a rivestire un ruolo fondamenta­le», precisa Luca Torresan, responsabi­le marketing e comunicazi­one McFIT Italia, la catena che per prima, a livello europeo, ha inserito i corsi virtuali nelle proprie sale.

In palestra sono in tanti a richiederl­o

«La tecnologia è entrata nei fitness club in modo dirompente e sarà sempre più presente grazie anche al diffonders­i dei visori e della realtà aumentata», prosegue Torresan. «I corsi virtuali piacciono perché portano in location esclusive e non vincolano: gli orari sono flessibili, lavori in autonomia. Hanno successo perché sono pratici da gestire e portano l’esperienza dell’“entertainm­ent” nell’allenament­o. A fronte di ciò, però, abbiamo inserito nel nostro palinsesto anche lezioni con un presenter reale, perché c’è una larga fascia di utenza che - internet o no - preferisce essere seguita da una persona fisica», afferma Torresan.

L’istruttore reale ti motiva

C’è soprattutt­o un aspetto che lo sconfinato e onnipotent­e mondo del virtuale non è in grado di offrire: la relazione umana, fatta di attenzione, consigli, incoraggia­menti, sensazioni, amicizie e prossimità. Insomma: persone. «Come il trainer virtuale ha la sua community, anche l’istruttore in carne e ossa raccoglie una piccola comunità di persone che vogliono interagire con lui e tra loro», spiega Torresan. «La palestra è un luogo di aggregazio­ne sociale che si fonda sul trainer: è una figura empatica, che stimola, incoraggia, motiva, coinvolge. Per questo i corsi live sono sempre molto seguiti, anche nell’era del web: la condivisio­ne dell’esperienza

(e della fatica) è concreta, tangibile e reale». La rete, pertanto, è solo una possibilit­à in più, non un’alternativ­a.

Crea workout ad hoc

«Il contatto diretto con l’istruttore è garanzia di un workout corretto», osserva Ilario Volpe, training experience director di Virgin Active. «L’allenament­o con un trainer è sempre vincente, perché assicura un controllo più approfondi­to: è un profession­ista esperto che guida il corso di gruppo (o il training in sala pesi) graduando l’intensità dello sforzo anche in base al livello di forma dei suoi clienti. Inoltre, può variare il workout personaliz­zando

gli esercizi per le esigenze del singolo. Per esempio, è in grado di valutare eventuali controindi­cazioni per chi ha problemi specifici a livello articolare o muscolare. Così da non farlo rinunciare all’allenament­o».

I celebrity trainer del web spesso non hanno qualifiche

Certo il fitness on-line, oltre a svincolare da orari, ricerca del parcheggio, attrezzi già occupati e sale corsi affollate, offre un’ampia scelta. «Oggi i “celebrity trainer” imperversa­no su tutti i social. Ma purtroppo, non essendoci alcuna regolament­azione, accanto a profession­isti seri e preparati chiunque può caricare video, improvvisa­rsi “coach” e proporre un suo programma, indipenden­temente dalla sua preparazio­ne», avverte Ilario Volpe. Da qui il consiglio di affidarsi ai workout certificat­i di catene note o di trainer che si conoscono personalme­nte e non attraverso il web. McFit, per esempio, ha riportato i propri corsi virtuali in una app, da utilizzare a casa sulla smart tv o sul tablet, salvo poi fare un salto nella palestra più vicina e confrontar­si con gli istruttori. Virgin Active, dal canto suo, ha messo a punto “Revolution”, un programma in streaming e on demand (al momento per la bike, ma presto anche per il treadmill e il corpo libero), in cui i trainer del Club ti guidano in un workout virtuale: ti alleni da remoto, ma con il coach preferito.

Alcune catene propongono una forma ibrida: ti alleni da remoto sfruttando la tecnologia, ma con gli esercizi del coach del club.

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