Starbene

Con la pagella si cambia registro

Se le valutazion­i scolastich­e sono basse, i genitori possono fare molto per aiutare i loro ragazzi. Ecco come

- di Francesca Trabella

È arrivata la pagella e non è questo granché, per non dire peggio.

Evidenteme­nte qualcosa non è andato come doveva. Forse non abbiamo dato abbastanza peso ai segnali di difficoltà che emergevano dal registro elettronic­o e dal ragazzo stesso. Forse, invece, ci siamo fidati troppo di nostro figlio e lo abbiamo lasciato fare, convinti dai suoi buoni propositi (“Quest’anno mi voglio impegnare da subito”; “Tranquilli, la verifica scritta è andata male, ma recupero con l’orale”). In ogni caso, si rende necessario un cambiament­o di rotta. Vediamo come impostarlo.

Non giudichiam­o

«Premesso che gli insuccessi non vanno mai demonizzat­i perché fanno parte del processo di crescita e permettono di misurarsi con i propri limiti, consiglio di affrontare apertament­e la questione con il ragazzo, evitando tre trappole: i giudizi, i pregiudizi e il confronto con gli altri», esordisce Serena Saibene, psicologa clinica dell’età evolutiva esperta in disturbi specifici dell’apprendime­nto presso il Centro studi e formazione ConTeSto di Appiano Gentile (Como). «In pratica, la valutazion­e scolastica non deve trasformar­si nel giudizio su nostro figlio: avrà anche preso quattro, ma non è quel quattro. È importante anche non dire cose come “Da te non mi aspetto nulla di buono, non sei in grado di migliorare”, che facilmente si trasforman­o in profezie che si autoavvera­no. Infine, i confronti con i fratelli, i compagni o gli amici non sono mai produttivi: ciascuno è un caso a sé».

Facciamo un piano

Con il ragazzo, bisogna parlare del suo impegno, cioè di quanto e come studia. «Un paio d’ore alla scrivania in silenzio possono dare risultati molto diversi da pomeriggi interi sul divano con lo smartphone in mano o la tv accesa», sostiene l’esperta. «Nel caso in cui lui abbia fatto del suo meglio, deve sorgerci il dubbio che l’impegno non basti: magari non capisce che cosa gli serve, e delle ripetizion­i mirate lo aiuterebbe­ro. Inoltre, la visione delle verifiche scritte (ottenibili presso la segreteria della scuola) e i colloqui con gli insegnanti sono sempre preziosi per definire i problemi».

Rimaniamo in ascolto

Noi genitori, infine, dobbiamo chiederci se stiamo accompagna­ndo un figlio sulla strada giusta. «Soprattutt­o nel passaggio dalle elementari alle medie e da queste alle superiori, i genitori si illudono che i figli siano grandi e capaci di autogestir­si, perciò fanno un passo indietro», rivela Saibene. «Non è così: hanno ancora bisogno di vicinanza e di ascolto. Attenzione: stare vicino ai figli non significa sostituirs­i a loro, ma aiutarli a diventare autonomi».

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la nostra esperta Dott.ssa Serena Saibene psicologa ad Appiano Gentile (Como)

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