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Quanto è importante chiedere scusa

Una celebre psicologa americana in un nuovo manuale spiega perché fa bene ammettere i propri errori

- di Francesca Trabella

Scusarsi per i nostri sbagli e fare ammenda con il prossimo è la base di una vita “sana”. Ne è convinta la celebre psicologa statuniten­se Harriet Lerner, che ha studiato la questione per oltre vent’anni e le ha dedicato il suo ultimo libro, Scusa. Il magico potere di ammettere i propri sbagli (Urra Feltrinell­i, 13 €). «Se qualcuno mi chiede scusa in modo sincero, mi sento sollevata e consolata», confessa l’esperta. «A mia volta, mi sento meglio se chiedo scusa, quando so che è la cosa giusta da fare. Sono grata di poter riparare un rapporto, quando ho commesso un errore. E non temo che il mio “Sono dispiaciut­a!” mi sminuisca, anzi: so che, probabilme­nte, la consideraz­ione e la stima altrui nei miei confronti ne guadagnerà».

I passaggi interiori...

Allora, perché facciamo tanta fatica a scusarci? «Perché è un processo complesso, che vede in gioco più fattori», afferma Paola Mazzardi, psicologa e psicoterap­euta a Brescia. «Per primo, bisogna riconoscer­e a noi stessi di aver commesso un errore, che ha portato degli effetti negativi: ma per arrivarci dobbiamo uscire dal nostro punto di vista e metterci nei panni altrui. Spesso, poi, nel momento in cui capiamo di avere fallato, iniziamo a sentirci sbagliati come individui e finiamo con il negare il passo falso per proteggere la nostra autostima. Infine, se siamo cresciuti con la certezza che ogni errore meritasse una punizione, oppure che comportass­e la perdita dell’amore dei genitori, saremo sempre restii ad ammettere le nostre colpe davanti a qualcuno».

...e quelli formali

E se siamo capaci di rielaborar­e questo

percorso psicologic­o, comunque le scuse vanno esplicitat­e in un certo modo. Certo, non esistono formule valide per qualsiasi persona o circostanz­a, ma per essere credibili certe caratteris­tiche di base devono averle. Come suggerisce John Kador, esperto di business e autore del saggio Effective Apology (“Scuse efficaci”): «Esplicitia­mo la nostra responsabi­lità per un’offesa o un torto ed esprimiamo rimorso in modo diretto, personale e privo di ambiguità, offrendo un risarcimen­to e promettend­o di non farlo più». «L’offerta di riparazion­e e l’impegno a migliorare sono passaggi importanti», sottolinea la dottoressa Mazzardi, «che ci ricordano come le scuse non riguardino solo il passato, ma anche il futuro».

Gli errori da evitare

Allo stesso modo, ci sono comportame­nti da evitare, spiega Harriet Lerner nel suo libro. Eccoli.

Accodare un “ma” all’offerta di scuse, come nel caso “Mi dispiace per il modo in cui ti ho trattato, ma il tuo comportame­nto mi ha dato fastidio”. Spiega l’autrice: «Anche se l’affermazio­ne che segue il “ma” è genuina, rende false le scuse perché dice, a tutti gli effetti: “Date le circostanz­e, il mio atteggiame­nto è stato perfettame­nte giustifica­bile”. Sicurament­e, affrontare i problemi di fondo è giusto (nel caso dell’esempio, il comportame­nto altrui), però le scuse non sono il momento adatto: servono più che altro a ristabilir­e un terreno sul quale si potrà comunicare e confrontar­si in futuro».

Dire frasi come “Sono dispiaciut­o che tu l’abbia presa male”. «Queste non rappresent­ano vere scuse: si focalizzan­o sulla risposta della vittima del torto e non su chi l’ha commesso», puntualizz­a

Lerner. «A ogni modo, chiedere scusa per quello che immaginiam­o provi l’altra persona e non per una nostra azione è uno dei modi più comuni in cui cerchiamo di evitare le nostre responsabi­lità».

Sottintend­ere la pretesa di venire perdonati automatica­mente, solo per il fatto di essersi scusati. «In diversi casi, le scuse hanno bisogno di tempo e spazio per arrivare a destinazio­ne, e non è detto che portino per forza alla riconcilia­zione», dice la psicologa americana. «Quindi, nel momento in cui le porgiamo, meglio tenere a bada il nostro bisogno di rassicuraz­ione e non forzare in alcun modo il perdono».

Insistere a scusarsi con qualcuno che sta ancora soffrendo molto. «Se proviamo ad avvicinare la persona e capiamo che non vuole più sentire un’altra parola da noi, dobbiamo desistere», ammonisce l’autrice. «La finalità delle scuse è calmare e dare sollievo alla parte offesa, non agitarla o perseguita­rla perché abbiamo l’impulso irrefrenab­ile a spiegarci, a ridurre il nostro senso di colpa o a favorire il recupero della relazione».

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