Le nuove regole dello sbiancamento
Le ultime ricerche mettono in guardia dai trattamenti troppo aggressivi, che possono danneggiare la salute dei denti. Oggi si punta su percorsi diluiti nel tempo, più soft e dall’effetto assicurato
Un sorriso brillante è il biglietto da visita del nostro volto. Per ottenere denti più bianchi siamo disposti a tutto: sedute di bleaching (lo sbiancamento professionale) dal dentista, bite con gel schiarenti da indossare di notte, dentifrici supertecnologici… Pochi, però, sanno che le regole del gioco sono cambiate.
Il laser può causare guai
Dopo una rincorsa sfrenata al metodo che sbiancasse di più, l’American dental association ha fatto dietro front, sensibilizzando odontoiatri e pazienti sui rischi insiti nei trattamenti troppo aggressivi, professionali e domiciliari. «È stata recentemente pubblicata sul Journal of Dentistry una metanalisi che ha preso in esame ben 6663 lavo
ri pubblicati sulle riviste scientifiche, da cui si deduce che il laser normalmente utilizzato nelle sedute di bleaching comporta numerosi rischi per la salute dei denti», spiega il dottor Cristian Carosi, odontoiatra specializzato in implantologia ed estetica dentale presso lo Studio dentistico Roos, a Milano. «Innanzitutto va precisato che il laser non ha una funzione sbiancante ma agisce da “attivatore” del gel a base di perossido di idrogeno (in pratica, acqua ossigenata o ossigeno attivo, come viene chiamato oggi) al 38%. Favorendo la penetrazione delle sostanze sbiancanti all’interno della dentina, sotto lo smalto dentale, questo strumento accelera le reazioni chimiche che colorano il dente di bianco e ne potenzia l’efficacia. La conclusione, però, è che il prezzo da pagare è molto alto. Il 90% dei pazienti, al termine dello sbiancamento laser dichiara di soffrire di un’ipersensibilità dentale che scompare nell’arco di 24-72 ore. Ma c’è un 10% per i quali i fastidi (fitte ai denti, infiammazione delle gengive, sensibilità ai cibi acidi, caldi, freddi o dolci) perdura per giorni, mesi e persino anni». Questo perché il laser rilascia una grande quantità di calore. L’energia termica può arrivare anche a 45 °C e provocare un surriscaldamento del dente, spesso responsabile di danni quali la disidratazione dello smalto che diventa secco, fragile e poroso, e la pulpite, l’infiammmazione della polpa dentale. Nei casi più gravi si può arrivare alla necrosi dentale, la morte dei tessuti vitali. Anche le lampade led a luce blu, pur raggiungendo temperature molto inferiori rispetto all’energia laser, non fanno una bella figura: servono a poco perché non riescono a potenziare l’azione sbiancante, che viene esercitata soltanto dal gel.
Bleaching in tre sedute
Per conquistare un sorriso smagliante in modo efficace e sicuro occorre prima preparare la dentatura: «Si programma una seduta di igiene dentale perché nessun gel sbiancante agisce in presenza di placca e tartaro», spiega la dottoressa Marzia Mezzabarba, igienista dentale a Roma e fondatrice della Società igienisti dentali italiani. «Al termine della pulizia si esegue un trattamento di rigenerazione dello smalto applicando sulle arcate dentali, per pochi minuti, una mascherina con una pasta a base di idrossiapatite di calcio, minerale di cui sono composti i denti. Nei soggetti con uno smalto particolarmente danneggiato, la rigenerazione prosegue anche a casa, per una settimana, facendo indossare la mascherina “rimineralizzante” da 10 ai 20’ al dì. Dopo 7 giorni, si esegue il bleaching, che può essere fatto in una sola seduta o tre step, a 15 giorni l’uno dall’altro. Una volta diluito nel tempo, il trattamento risulta meno aggressivo e permette sia di evitare il rischio di ipersensibilità dentale sia di schiarire lo smalto gradualmente, valutando il risultato di volta in volta, per ottenere fino a sei toni di bianco in più. Un bel traguardo, raggiunto senza fretta, confrontando la colorazione iniziale, la risposta individuale, le aspettative del paziente e la scala colori chiamata Vita». È proprio sulla colorazione iniziale che si gioca l’esito del bleaching. Esistono dentature che hanno striature grigio-verdastre difficili da cancellare completamente: «Si tratta soprattutto di persone che hanno assunto tetracicline (antibiotici ad ampio spettro) o che durante la prima infanzia hanno preso compresse di fluoro», specifica Carosi. «Anche chi ha subito fratture dentali, soffre di bruxismo (aumenta lo spessore della dentina) o presenta otturazioni e ricostruzioni profonde non deve aspettarsi grandi risultati. La loro dentina vira sul giallo e, anche se si sbianca la superficie esterna del dente, possono rimanere delle antiestetiche ombreggiature giallognole».
Attenzione ai bite da usare a casa
Anche il trattamento domiciliare, una volta molto di moda, oggi risulta in calo. Perché richiede un’alta com
Chi durante l’infanzia ha assunto pasticche di fluoro può ritrovarsi con macchie difficili da rimuovere completamente.