Immunità: a chi daranno la patente
In che modo si certifica ufficialmente la guarigione.
Come funzionano i test rapidi. Chi si può dire davvero non contagioso e quante sono le possibilità
di riammalarsi dopo la prima infezione Finalmente liberi. O quasi. Tornare a uscire gradualmente, a lavorare, a vedere gli amici, i partner lontani.
I tecnici della Protezione Civile la chiamano Fase 2, ma per tutti gli italiani è il grande sogno prossimo venturo. Però, quando arriverà, ci saranno ancora delle regole da rispettare, come quelle sulle distanze e sulle mascherine. Oggi si parla anche di strumenti per certificare lo stato di guariti e immuni, come i nuovi test del sangue e la patente di immunità. Ce ne parla il famoso virologo Fabrizio Pregliasco.
Lo chiamano già il patentino per uscire di casa: che cos’è?
Una sorta di certificazione che assomiglia molto al documento che adesso la Asl rilascia a tutti coloro che si sono ammalati e che risultano guariti, dopo due tamponi negativi eseguiti a 14 giorni dalla fine dei sintomi. L’idea è quella di far seguire all’ultimo tampone, che attesta la guarigione, un test del sangue (se è di quelli rapidi basta pungere un dito) che individui la presenza di IgG, cioè degli anticorpi dell’immunità, quelli che ci proteggeranno da nuove infezioni non facendoci riammalare, come si fa e si ottiene con i vaccini, che fanno produrre IgG “artificialmente” al corpo umano in assenza di malattia, proprio per bloccare il possibile contagio. Con questo insieme di esami si rilascerebbe una sorta di “permesso”.
Questi nuovi test sono sicuri? Da soli sono sufficienti?
Quelli più sicuri hanno un 5% di falsi positivi o negativi, un buon risultato ma non sufficiente a garantire la siucurezza di essere immuni, un rischio che non ci possiamo permettere. Mi risulta che alcuni laboratori privati li offrano al costo di 100 € circa e che certi si trovino già addirittura su Internet: non li consiglio, soprattutto come unica prova di sicurezza. Il tampone, eseguito solo dall’ospedale in cui avviene il ricovero o dalla Asl, è l’unico test che ad oggi dà garanzie di guarigione, ricercando l’Rna e gli antigeni virali (vedi grafico nella pagina a fianco) ed evidenziandoli in modo precoce e a lungo. Ma anche il tampone va ripetuto, perché all’inizio del contagio può non rilevare il virus. Considero gli attuali test del sangue
più validati dalla scienza una carta diagnostica in più utile soprattutto a scopi scientifici, per valutare per esempio quanta popolazione è entratat in contatto con il virus, compresi i famosi asintomatici.
Basterà la patente di immunità per farci uscire?
Dovrà scendere anche il fattore R0, cioè il numero che indica la capacità di replicazione del virus e la sua contagiosità. Il Covid 19 ha un fattore 2,5, cioè una persona infetta ne può contagiare fino a due e mezzo. Per capirci, la normale influenza ha un R0 di 1,5 e il morbillo di 9,5. Patente o no, questo parametro dovrà scendere, per garantire la Fase 2, prima a 1 e poi almeno a 0,5. E questo si otterrà solo continuando a regolare i contatti e le modalità di contagio.
Quanto dura l’immunità?
Non lo sappiamo, come non sappiamo ancora molte cose su questo virus totalmente nuovo. Però il Covid è un membro della famiglia dei virus Sars, quindi è logico supporre che l’immunità duri 4 anni, come si è visto nei guariti colpiti dalla precedente Sindrome respiratoria acuta grave che, nel 2002, aveva causato più di 8mila casi. Era sempre un Coronavirus, quindi è probabile che il tempo di immunizzazione sia lo stesso.
Ci si può riammalare?
Una volta guariti, in base alle attuali conoscenze direi di no. C’è stato un caso dubbio di ricaduta in Corea, ma non è stato confermato e si pensa che fosse un paziente risultato all’inizio falso negativo ma che in realtà era in una fase in cui i test (vedi grafico) non identificano sempre la malattia. Stiamo comunque parlando di un virus che potrebbe mutare nel futuro, come fa l’influenza, che richiede un aggiornamento del vaccino ogni anno. Ma più passa il tempo più persone avranno gli anticorpi e questo conterrà i contagi e, in caso di malattia per una versione mutata del Covid, darà sintomi meno gravi.
E l’immunità di gregge?
Per il Coronavirus è richiesto un 60% di immuni perché il virus smetta di diffondersi. Ora siamo a un 10% circa. Ma arriverà il vaccino ad aumentarla.
Dal momento del contagio, si può rimanere positivi anche più di 28 giorni.