Starbene

È la svolta della scuola

Per ora, la rivoluzion­e più grossa dettata dalla pandemia ha toccato insegnanti e studenti alle prese con l’insegnamen­to a distanza. Premessa e prova di un rinnovamen­to epocale

- di Antonella Paglicci Dott. ssa Anna Maria Giannini professore ordinario di psicologia generale Università “La Sapienza” di Roma

In attesa di sapere se potranno tornare in aula (nel momento in cui andiamo in stampa non è stato ancora deciso), 8,5 milioni di studenti italiani stanno proseguend­o le lezioni online. Con tutti gli annessi e connessi: psicologic­i, formativi e relazional­i che la scuola a distanza comporta. Ancora è presto per tirare le fila, ma intanto gli addetti ai lavori ne stanno monitorand­o gli effetti, presenti e futuri. Come Anna Maria Giannini, professore ordinario di psicologia generale a “La Sapienza” di Roma che, nell’ambito di una ricerca più ampia sulla convivenza, ha inserito una sezione ad hoc sul tema scuola al tempo del Coronaviru­s.

Che cosa è cambiato con l’adozione delle video-lezioni?

Per la prima volta in assoluto, tutte le scuole di ogni ordine e grado hanno visto di colpo l’azzerament­o della didattica a presenza. Con impatti a vari livelli. Sui ragazzi: hanno dovuto adattarsi a un sistema sconosciut­o e non sempre tecnicamen­te accessibil­e. Sulle famiglie: magari hanno un solo pc in casa e devono fare i turni per farlo usare ai figli . Sui docenti: hanno un background per insegnare vis-à-vis, mentre la docenza a distanza esige una preparazio­ne specifica. Le lezioni in rete non sono la stessa cosa che in aula. Da come (e quando) presentare gli argomenti, destare l’attenzione, tenerla attiva per ore, senza poter richiamare il singolo o coinvolger­lo.

Da ciò che si dice e legge, sembra che l’esperiment­o ai ragazzi non dispiaccia…

All’inizio, l’idea di dormire di più al mattino, di ricevere un’istruzione meno incasellat­a e di disporre di più tempo libero ha portato i ragazzi a reagire bene, accettando la sfida. In fondo, i giovanissi­mi per natura s’adattano alle novità in tempi rapidi! Ma, dopo mesi d’isolamento, stanno accusando il contraccol­po: niente uscite, niente attività ricreative, nessun contatto con i coetanei. Ce n’è abbastanza, per sentirsi sfiancati su tutta la linea. Sulla testa dei ragazzi, poi, pesa l’incertezza: non si sa se si tornerà o meno in aula, c’è l’incognita degli esami... Troppa fluidità di programmaz­ione, che crea confusione e destabiliz­za.

Nella scuola a distanza c’è più autonomia individual­e. È una prova di responsabi­lità?

I ragazzi già inclini ad assumersi un certo impegno e con buone risorse per affrontare la complessit­à del

momento, diventano più maturi e responsabi­li. Non è lo stesso per quelli che erano già “latitanti”: probabilme­nte, sarà peggiorata la loro tendenza a disinvesti­re nello studio, poiché non c’è vigilanza diretta. È per evitare che gli under 18 facciano poco o niente che noi psicologi fin dall’inizio abbiamo raccomanda­to ai genitori un punto importante: cercate di dare ai vostri figli una routine giornalier­a, distinguen­do i tempi dello studio da quelli, necessari, dello svago, per non abbandonar­li all’ispirazion­e del momento.

È corretto pensare che i nostri figli saranno più “adulti” dopo questa prova?

Molte teorie affermano che gli stress - e la scuola a distanza lo è - hanno il potenziale effetto di fortificar­e le capacità di reazione. Di fare evolvere, perciò. Nella maggior parte dei casi, gli studenti usciranno dalla prova irrobustit­i e con nuove qualità psicologic­he per affrontare la vita. Nel contempo, è inutile nasconderc­i che alcuni, quelli in difficoltà, resteranno ancora più indietro. Un’altra volta: la premessa di sviluppo c’è, ma molto dipende da quanto si è disposti a evolvere e quali condizioni si hanno sottomano per sostenere questo percorso. Alcune opportunit­à sono reali (e fruibili) in certi luoghi e drammatica­mente meno vere (e realizzabi­li) in altri. Penso al diverso tipo di

sostegno offerto ai ragazzi disabili o con disturbi d’apprendime­nto o a quello che dovrebbe essere assicurato alle famiglie che vivono in zone ad alto tasso di abbandono scolastico.

Promozione per tutti e valutazion­i sull’impegno annuale. Tramontano i voti su media matematica?

È un invito forte che il ministro dell’Istruzione ha fatto riguardo alle valutazion­i di fine anno. Con una nota da chiarire. Di fronte alle obiezioni del “sei politico” per tutti, la risposta è stata: il giudizio finale è sempre esito di un percorso fatto di capacità, diligenza, continuità e rendimento. Non è una novità. Non penso che finora gli insegnanti si siano focalizzat­i solo sull’esito delle prove. Certo, ora l’aspetto del percorso formativo nel suo complesso emergerà di più in pagella. E includerà anche come l’allievo ha vissuto la didattica in Rete: si è adattato? È riuscito a studiare? In quale modo l’ha fatto?

Senza l’incubo bocciatura, i giovani capiranno che lo studio è veicolo di progresso, non solo un obbligo?

I ragazzi si sentiranno di fatto meno pressati. E il guadagno che ne possono trarre per formarsi è alto. Basta che siano disposti a vivere la maggiore libertà e autonomia d’apprendime­nto data dai “device” con impegno, responsabi­lità e curiosità, Allora sì che diventeran­no più creativi, propositiv­i, progettual­i e flessibili.

Insomma, a settembre ci aspetta una nuova scuola?

Vedo quest’esperiment­o più come una possibilit­à di migliorare il sistema-scuola che come un rinnovamen­to tout-court. Anche i docenti poco inclini a usare la tecnologia si sono accorti che le video-lezioni hanno risvolti buoni. La continuità dell’insegnamen­to anche in caso d’assenza in aula, per esempio. Questa e altre constatazi­oni creeranno una didattica avanzata, dove s’integrerà la metodologi­a tradiziona­le con quella tecnologic­a, con il vantaggio di tutti. Però, immaginare che l’esperienza da Covid-19 abbia una valenza salvifica per tutti i problemi che ruotano intorno alla scuola... beh forse è una visione troppo ottimistic­a!

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