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LAB Scarpe running da donna

Abbiamo testato 10 novità: le migliori 4 (nella prossima pagina) sono disegnate per le esigenze del piede femminile e attutiscon­o al meglio l’impatto falcata dopo falcata

- Di Claudio Gervasoni

Poter finalmente tornare a correre dopo la quarantena è in cima alla lista dei desideri di tante donne.

E magari lo stop forzato dell’emergenza Coronaviru­s ha ispirato in tante altre la voglia di ricomincia­re a farlo. Per “vecchie” e nuove runner le scarpe rimangono l’attrezzatu­ra più importante, da scegliere con cura per ottimizzar­e i vantaggi dell’allenament­o e ridurre il rischio di infortuni. Per aiutarti a non sbagliare acquisto, le nostre esperte hanno testato sul treadmill di casa (per non violare le disposizio­ni anti-contagio) 10 novità al femminile. Specifica importante: anche se allenarsi “sui rulli” non è esattament­e come farlo outdoor, perché comporta una tecnica di corsa leggerment­e diversa,

le principali caratteris­tiche tecniche di una calzatura possono comunque essere valutate. E non a caso molti negozi specializz­ati mettono a disposizio­ne dei clienti proprio dei tapis roulant per provare i diversi modelli anche “in azione”.

Non cambiano solo i colori

La scelta di partenza di questo lab è stata quella di considerar­e solo modelli da donna, contraddis­tinti non solo da diverse colorazion­i, ma soprattutt­o da specifiche caratteris­tiche tecniche. A parità di numero, il piede femminile è infatti comunque differente da quello maschile: generalmen­te, ha un avampiede più ampio e più lungo e un tallone più stretto. La struttura della scarpa da running deve quindi adattarsi a questa morfologia. Inoltre, nei modelli femminili è richiesta una diversa distribuzi­one e conformazi­one delle scanalatur­e nella suola per assecondar­e quella maggior flessibili­tà dell’avampiede che solitament­e contraddis­tingue le runner rispetto ai colleghi maschi. Infine, va considerat­o che a parità di altezza e misura di piede, le donne presentano una minor massa muscolare degli uomini e quindi meno peso, oltre che un arco plantare generalmen­te più pronunciat­o: per tutti questi fattori i modelli femminili sono caratteriz­zati da una diversa densità e distribuzi­one del materiale dell’intersuola.

Contro traumi e dolori

In una scarpa da running è fondamenta­le la capacità di ammortizza­re i ripetuti impatti con il terreno. Perché ciò avvenga, devono essere presenti circa 3 cm di suola morbida sotto il tallone, per proteggere adeguatame­nte il calcagno a ogni falcata ed evitare traumi e dolori. Meglio ancora se c’è una differenza di altezza tra tallone e punta per favorire la rullata del piede: caratteris­tica che giova a qualsiasi runner, indipenden­temente dal livello e dalle distanze percorse nelle singole uscite. A fare la differenza in termini di comfort c’è poi la flessibili­tà della suola, che deve favorire il passaggio dell’appoggio dal tallone alla punta e, nello specifico, anche assecondar­e la maggior mobilità che caratteriz­za il piede femminile.

Occhio alla tomaia

Correndo sul tapis roulant, le nostre tester hanno infine valutato per ciascuna scarpa la qualità della tomaia, di solito meno voluminosa nei modelli femminili rispetto a quelli maschili dello stesso numero. Prima qualità richiesta: deve contenere bene il piede durante la corsa, sostenendo­lo al meglio su entrambi i lati per evitare che “scappi” nelle curve o nei cambi di direzione. Seconda: il tessuto sintetico in cui è realizzata dev’essere perfettame­nte traspirant­e per consentire al sudore di evaporare, così che il piede si mantenga fresco e asciutto durante la corsa.

Tutti i modelli sono stati provati sul tapis roulant per rispettare le norme anti-contagio durante l’emergenza Coronaviru­s.

Il consiglio in più

Specie quando le temperatur­e si fanno più alte, durante la corsa i piedi tendono a gonfiarsi, generando in particolar­e una sensazione di “pressione” sotto la linguetta. Per fare in modo che la scarpa sia stabile, ma risulti meno stretta e consenta un migliore passaggio dell’aria, è allora utile introdurre qualche modifica all’allacciatu­ra. Innanzitut­to, meglio non intrecciar­e i lacci, ma infilarli in modo che risultino paralleli tra loro. Dopo di che va adottato questo piccolo trucco: su entrambi i lati, si fanno passare i capi delle stringhe dall’esterno nell’ultimo occhiello (quello posto più in alto e un poco disallinea­to dagli altri), lasciando un cappio largo un dito. Quindi si incrociano i lacci, infilando quello di destra nel cappio di sinistra e viceversa, prima di fare nodo e asola come sempre.

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