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ANTI BIO TICI

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SONO UTILI SE

Si usano per un’infezione batterica (agiscono solo sui germi).

SONO INUTILI SE

Il disturbo, per esempio mal di gola o tosse, è provocato da un virus. Oppure se non vengono selezionat­i per specifiche malattie.

COSA VA FATTO PRIMA, DURANTE E DOPO LA CURA

Se il primo ciclo di antibiotic­o non ha funzionato bene o del tutto si fa un esame colturale per individuar­e il batterio e scegliere un medicinale più efficace. «Bisogna però aspettare almeno 5 giorni dalla fine della prima cura», sottolinea l’esperto. «Se ci si dimentica una compressa e sono passate solo poche ore va bene prenderla appena possibile, altrimenti occorre avvertire il medico: il fatto che questi farmaci vadano assunti ogni 8 o 12 ore serve a coprire il ciclo di replicazio­ne dei germi». Dopo la terapia va fatto un ciclo di fermenti lattici, perché l’antibiotic­o non distingue fra batteri buoni e cattivi, quindi bisogna ripristina­re l’equilibrio del microbiota intestinal­e. «Personalme­nte consiglio di iniziare con i fermenti già durante la cura, assumendol­i però lontano dall’orario dell’antibiotic­o, per poi proseguire tre giorni dopo la fine della terapia, soprattutt­o se si ha mal di pancia o episodi di diarrea», suggerisce Marchetti.

COME PRENDERLI

È fondamenta­le seguire le dosi e la posologia corrette. «Il sottodosag­gio è un’altra delle abitudini sbagliate più diffuse: molte persone prendono due compresse invece di tre perché, soprattutt­o le donne, hanno paura di “intossicar­si” assumendo troppo farmaco», dice Marchetti. «Poi conta anche il peso della persona, soprattutt­o se è giovane, minorenne o sotto i 50 kg: in questi casi il dosaggio va commisurat­o». L’antibiotic­o, salvo prescrizio­ne diversa, va preso a stomaco vuoto, perché viene assorbito meglio e agisce più rapidament­e senza l’interferen­za della digestione dei cibi.

GLI ESAMI NECESSARI

L’urinocoltu­ra preventiva se si tratta di infezione urinaria e l’antibiogra­mma, cioè l’esame microbiolo­gico che serve a tipizzare il tipo di batterio e a scegliere il farmaco perfetto per debellarlo. «Le infezioni urinarie sono spesso dolorose. Allora si chiede al paziente di consegnare subito il campione di urina al laboratori­o (anche dal farmacista) e il medico può iniziare con la classe di molecole che sa, per esperienza, efficace nella maggior parte dei casi, per poi eventualme­nte cambiarla con l’esito dell’esame», spiega Marchetti. «Per le infezioni delle vie aeree si può fare velocement­e un tampone faringeo per individuar­e il tipo di microrgani­smo. Se però sono evidenti delle placche bianche in gola, c’è febbre iniziale o in caso di bronchite l’espettorat­o non è chiaro ma giallo o verde, il curante può partire con una terapia, che non è fai da te: è il frutto della visita, della conoscenza del paziente e dell’esperienza del medico».

GLI ERRORI PIÙ COMUNI

Utilizzare lo stesso antibiotic­o “avanzato” per una cura precedente (personale o anche di un famigliare) e iniziare a prendere le pastiglie avvisando il medico ormai a terapia avviata. «Questi sono i casi più diffusi. Ricordiamo che anche se esistono antibiotic­i a largo spettro, cioè che uccidono diversi ceppi di batteri molto diffusi, non è detto che quello usato la volta precedente sia ideale per il problema in corso; ecco perché è fondamenta­le fare la visita, prima di assumere alcunché, oltre a non contribuir­e con il fai da te al formarsi di una resistenza», sottolinea il dottor Marchetti.

RISCHI ED EFFETTI COLLATERAL­I

Oltre a quello dell’inefficaci­a della cura e della resistenza, l’uso errato o eccessivo (dosi troppo alte oppure sbagliate) può provocare un’insufficie­nza renale o problemi al fegato. Attenzione se ci sono patologie in corso e relative terapie: l’utilizzo dell’antibiotic­o va valutato caso per caso. «Se si prendono due pastiglie invece di una, di solito il rischio maggiore è avere disturbi di tipo gastrointe­stinale, come diarrea o mal di pancia», avverte Marchetti.

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