Starbene

ANTI DOLO RIFICI

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SONO UTILI SE

Si prendono soprattutt­o nella fase iniziale dell’infiammazi­one o del dolore. Inoltre, ci sono molecole specifiche per vari tipi di dolore, da quelli mestruali e intestinal­i a quelli cefalgici oppure muscolari.

GLI ERRORI PIÙ COMUNI

Nei mal di testa, soprattutt­o le donne tendono a prendere il medicinale quando la cefalea è in una fase ormai avanzata: «Ma così il farmaco richiede più tempo per agire e c’è il rischio che il paziente ne abusi e aumenti la dose o il numero di pillole da solo, “perché non sta funzionand­o”», avverte Marchetti. «Poi negli sportivi, l’uso degli antinfiamm­atori può diventare fai da te e pericolosa­mente cronico: pur di andare a correre o a giocare prendo il farmaco, a volte addirittur­a preventiva­mente, ma così mi intossico. Se ho un problema muscolare o articolare devo andare a fondo della questione, non metterla a tacere con un sintomatic­o». Altro atteggiame­nto maschile: sento male (gli uomini sono famosi per “tollerare” il dolore) e non ho la pazienza di aspettare quei 15-20 minuti necessari perché la molecola entri in circolo, così prendo un’altra pastiglia.

COME PRENDERLI

Sia in bustine sia in compresse, nella maggior parte dei casi a stomaco pieno, per evitare problemi gastrici. «Se sono cerotti o pomate hanno un’azione strettamen­te locale, quindi vanno bene per certi dolori muscolari e non hanno effetti sistemici», spiega Marchetti. «I prodotti sublingual­i vantano un effetto più veloce, ma non consiglio di usare le bustine di medicinale in questo modo se le indicazion­i sono di scioglierl­e nell’acqua». Le iniezioni sono la soluzione più potente e veloce, soprattutt­o nelle lombosciat­algie molto dolorose. Infine, se non c’è la scanalatur­a sulla pastiglia, le compresse non vanno spezzate: il rischio è quello di cambiarne l’efficacia e l’equilibrio del dosaggio.

SONO INUTILI SE

Vengono assunti troppo tardi, cioè in una fase di dolore avanzato, o interrotti eccessivam­ente presto. «Le infiammazi­oni vanno spente come degli incendi», spiega il dottor Marchetti. «I pompieri devono essere sicuri che sotto la cenere non ci siano tizzoni ardenti o braci che possono riaccender­e il fuoco: ecco perché la prescrizio­ne, nella posologia e durata, va seguita anche in assenza di sintomi». Anche il dosaggio deve essere quello giusto: «Molti farmaci di questo tipo possono essere acquistati senza ricetta perché sono a basso dosaggio, ma se non funzionano evitiamo di aumentare noi le dosi. Dobbiamo chiedere al medico qualcosa di più specifico ed efficace, a più alto dosaggio e, a volte, per via iniettiva», puntualizz­a l’esperto.

COSA VA FATTO PRIMA, DURANTE E DOPO LA CURA:

Nel corso della terapia (che di solito dura 5-7 giorni) il medico può prescriver­e, in parallelo, un gastroprot­ettore. «Ma esiste una generazion­e di farmaci (Coxib) che non hanno questi effetti collateral­i», precisa il dottor Marchetti.

GLI ESAMI NECESSARI

In caso di trauma, anche se apparentem­ente non importante, se dopo alcuni giorni non si vedono progressi nella cura o addirittur­a stasi o peggiorame­nto, il medico può richiedere delle lastre e una visita ortopedica.

RISCHI ED EFFETTI COLLATERAL­I

Se usati in modo cronico possono dare gastriti e problemi renali. Quelli a base di oppioidi (impiegati nei casi più gravi e complessi) vanno strettamen­te monitorati dallo specialist­a, spesso un anestesist­a terapista del dolore. In certi casi è possibile un rischio cardiovasc­olare che va valutato paziente per paziente, soprattutt­o se non giovane e cardiopati­co. Inoltre attenzione, perché possono interferir­e con altri farmaci come anticoagul­anti, antiperten­sivi e antidiabet­ici: avvisa sempre il medico prima di usarli.

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