LORENZO DE’ MEDICI
LA COSTRUZIONE DELL’IMMAGINE DI UN LEADER
Lorenzo de’ Medici è passato alla storia come “il Magnifico” e già come tale era riconosciuto dai suoi contemporanei. A tal punto la magnificenza fu il suo tratto distintivo che egli è il Magnifico per antonomasia, l’unico. Legata all’onore e alla liberalità, la magnificenza costituisce una delle virtù civili esaltate da Cicerone e riprese dagli umanisti fiorentini del Tre-Quattrocento. “Magnifico messere” era il titolo onorifico che spettava al Gonfaloniere di giustizia, la massima carica delle istituzioni cittadine. Eppure, l’uomo al quale quel titolo aderirà fino all’identificazione, gonfaloniere non lo fu mai: investito di fatto del potere appena ventenne, la morte lo colse a 43 anni, prima di raggiungere l’età necessaria per ascendere ufficialmente alla carica che era stata del nonno Cosimo il Vecchio e del padre Piero il Gottoso. In cosa consistette allora la sua unicità? A che è dovuta la magnificenza di cui «risplendono le cose sue»?
«La grandezza di questo uomo fu grandissima, che mai Firenze ebbe un cittadino pari a lui, e la fama sua molto amplissima e doppo la morte e mentre visse». Sono le parole di Francesco Guicciardini, che nelle Storie fiorentine, rimaste inedite, a neanche vent’anni di distanza dalla morte di Lorenzo ne offre un ritratto lontano dall’adulazione di amici e clienti o di storici filomedicei posteriori. Sotto Lorenzo, scrive Guicciardini, Firenze fu «libera in nome, in fatto ed in verità tiranneggiata da uno suo cittadino». «Nondimeno», ammette, «sarebbe impossibile avessi avuto un tiranno migliore e più piacevo- le». Certo, la smisurata ambizione e la brama di primeggiare in ogni campo lo portarono a far insediare nelle magistrature e nelle cariche pubbliche non i migliori fra i suoi pari bensì coloro che riteneva dipendessero unicamente dal suo appoggio. Però seppe anche aumentare come nessun altro la propria gloria e quella della sua città. E non con le vittorie militari, come avveniva nell’antichità, ma promuovendo le lettere e tutte le arti. Col suo ritratto pieno di ombre, sembra che nemmeno Guicciardini abbia potuto evitare il mito di Lorenzo. Senza riuscire a demolirlo o a scoprirne la sorgente analizzando i vizi