DA GALEOTTO A SPIA REALE
Prima di prestare servizio per la corona, il “padre” del romanzo inglese visse fortune alterne finendo in prigione prima per bancarotta e in seguito anche per aver diffamato la Chiesa d’Inghilterra. rapida espansione commerciale e coloniale. Il nascente impero globale britannico rimaneva riserva di caccia dei soli inglesi e gli scozzesi, anche se sudditi dello stesso re, ne erano esclusi.
L’Act of Settlement era stato uno sgarbo istituzionale che aveva esacerbato i malumori. Il Parlamento inglese non aveva alcun titolo per decidere del destino della corona di Scozia che, come si è detto, rimaneva un Regno del tutto autonomo. E la soluzione hannoveriana non era stata concordata con gli scozzesi i quali, comprensibilmente, la presero male. L’Act of Settlement diede quindi il via a una guerra fredda fra i due Parlamenti di Londra e di Edimburgo. Nel 1704 gli scozzesi approvarono infatti un Act of Security che ribadiva che ogni decisione sulla successione al trono di Scozia spettava unicamente agli scozzesi. L’anno successivo, a sua volta, il Parlamento di Westminster emanò un Aliens Act che confermava che in Inghilterra e nelle colonie i sudditi scozzesi di Anna dovevano essere considerati a tutti gli effetti degli stranieri.
Al limite della rottura
La situazione era al limite della rottura e il governo di Londra per incoraggiare i suoi sostenitori a Edimburgo e ammorbidire le opposizioni fece massicciamente ricorso a generose elargizioni di denaro e di favori. La “leggenda nera” alimentata dal nazionalismo scozzese ha sempre sostenuto che l’indipendenza della Scozia è stata «comprata e venduta grazie all’oro inglese». Comunque sia, il 22 luglio 1706 una commissione anglo-scozzese giunse a redigere una bozza di Trattato dell’Unione. In base a esso, i due regni avrebbero dovuto fondersi per costituire un unico Regno di Gran Bretagna, con un unico Parlamento – di fatto