DONNE E POTERE: ETERNI STEREOTIPI
Fino ad anni relativamente recenti l’idea che le donne fossero adatte a governare era considerata un paradosso: anche quando un concorso di eventi consegnava il potere nelle loro mani, la circostanza veniva considerata un’eccezione, o addirittura una mostruosità. Il disprezzo per le donne che, per nascita o per capriccio della sorte, si erano trovate le leve del potere nelle loro mani si
radicò nella cultura e nell’immaginario collettivo nel XVI secolo, quando un fanatico teologo scozzese, John Knox, scagliò ogni sorta di invettive contro Elisabetta I Tudor. Nel XXI secolo il pregiudizio della anomalia della presenza femminile sulla scena pubblica sopravvive: lo si è visto nell’enfasi dei media sull’eventualità che nel 2016 una donna potesse essere eletta presidente degli Stati Uniti. I pesanti insulti misogini lan-
ciati alla candidata democratica dal suo avversario hanno scommesso sulla persistenza di stereotipi mai superati da una parte consistente dell’elettorato. Eppure già molti secoli fa regine e reggenti, con buona pace di teologi e giuristi, hanno impresso un segno indelebile nella politica europea: fra i casi più celebri si ricorda quello di Caterina de’ Medici, che governò la Francia in nome del marito impegnato in guerra e poi dei figli.