In corsia tra scienza, tradizione e religione
Leon Battista Alberti, nel suo De re ædificatoria, così scrive: «In Toscana [...] si trovano splendide case di cura, approntate con spese ingentissime, dove qualsiasi cittadino o straniero trova qualunque cosa possa servire alla sua salute». Quel «qualunque» è esattamente ciò che l’autore del volume – professore di Storia del Rinascimento italiano nelle università di Londra e Cambridge – indaga, non limitandosi esclusivamente agli aspetti medici e ai trattamenti tera- peutici che nei rinomati ospedali toscani del XV e XVI secolo venivano praticati, ma gettando uno sguardo, al contempo più ampio e più dettagliato, sulla pratica medica e sulle case di cura. Come anticipato dal sottotitolo, il volume investiga sì la cura del corpo, ma anche quella dell’anima, presentando i sanatori come luoghi in cui i ricoverati ricevono cure mediche e assistenza sociale. Ne emerge un quadro affascinante in cui trovano spazio medici, infermieri e speziali, ma an- che pazienti, cittadini e contadini, ricchi e indigenti che in tempi di carestia o pestilenza spesso si affidano alla scienza medica quanto alle antiche credenze e pratiche popolari come alla religione. Senza tralasciare l’aspetto patronale ed economico, Henderson svela una realtà in cui le case di cura assurgono a vere istituzioni sociali, con uno specifico ruolo civico fino a divenire, come nel caso dell’ospedale fiorentino di Santa Maria Nuova, anche mirabili esempi artistici e architettonici. Uno splendido volume illustrato che in nove capitoli accompagna il lettore in un Rinascimento fatto di pillole, pozioni e “medicherie”, in cui si somministrano la medicina per il corpo e quella per l’anima. (A.G.)