Al Colosseo risorgono i capolavori perduti
Citare Palmira, Siria e Iraq evoca immediatamente scenari di guerra, di devastazione e distruzione, ma c’è stato un tempo in cui nell’assolato Vicino Oriente la bellezza regnava sovrana. Un passato distrutto o quantomeno drasticamente danneggiato che la Soprintendenza Speciale per il Colosseo e l’area archeologica centrale di Roma con il patrocinio dell’Unesco hanno scelto di far rivivere presentando le ricostruzioni in scala 1:1 di capolavori ormai perduti come il Toro androcefalo di Nimrud, il soffitto del Tempio di Bel di Palmira, mentre l’archivio di Stato di Ebla è in abbandono (fortunatamente le sue 17.000 tavolette sono custodite altrove). Archeologi e storici dell’arte, grazie a una tecnologia d’avanguardia, hanno ricostruito questi capolavori che oggi si possono ammirare nello scenario del Colosseo. La mostra è stata pensata e organizzata con l’obiettivo di sensibilizzare i visitatori sull’importanza della conservazione, della salvaguardia del patrimonio culturale e al valore del lavoro di restauro che, talora, deve farsi ricostruzione.
Ebla, Nimrud e Palmira, un tempo vivaci capitali e snodi commerciali lungo rotte che mettevano in comunicazione il Vicino Oriente con il Mediterraneo, furono crogiuoli di culture capaci di produrre capolavori divenuti patrimonio dell’umanità intera, sviliti o perduti per sempre, ma certo mai dimenticati né da dimenticare. (A.G.)