La scrittura dei maya
3 REGGIA
1PARTENONE Châlons-en-Champagne, nei pressi di Troyes, un’amena campagna in cui un pacifico contadino, quasi 1400 anni dopo, scoprì per puro caso il tesoro di Pouan 2. Si trattava di uno scheletro, di una serie di gioielli d’oro e di due spade le cui else erano anch’esse placcate in oro. Appurato che i resti appartenevano a un guerriero di stirpe germanica vissuto nel V secolo, il francese Peigné-Delacourt ipotizzò che il corpo ritrovato fosse proprio quello del sovrano visigoto. L’ipotesi, mai confermata, apre tuttavia nuovi scenari nella discussa identificazione dello storico campo di battaglia, senza nulla togliere allo splendore di un tesoro oggi conservato al Museo Saint-Loup di Troyes. conservano gli antichi ghetti, ma il più antico è quello di Venezia. Venne istituito il 29 marzo del 1516 definendo i limiti geografici entro i quali la comunità ebraica, già presente in città sin dal Mille, avrebbe dovuto risiedere: nasceva così una “città nella città”, secondo un modello che poi sarebbe stato imitato da altri grandi centri europei. L’area scelta fu il sestiere di Cannaregio, in particolare l’area chiamata “Ghetto” dove si trovavano le fonderie pubbliche. Gli accessi all’area, possibili solo tramite due ponti, erano regolamentati e chiusi da cancelli, i cui cardini sono ancora visibili sul ponte delle Guglie. La comunità che qui visse modellò il tessuto urbano al punto che, per far fronte all’aumento demografico, vennero costruiti edifici sempre più alti, i più alti di Venezia. Sorsero poi diverse sinagoghe, ancora oggi autentici gioielli architettonici e artistici quali la Schola Grande Tedesca, la Schola Canton, la Schola Levantina e la Schola Spagnola, quest’ultima risalente alla seconda metà del XVI secolo e ancora oggi la più imponente. Più recente è invece il museo ebraico, istituito nel 1954, in cui trovano posto pregevoli esempi di arte orafa e tessile, ma anche libri e manoscritti antichi, nonché manufatti e oggetti legati alla vita, alla tradizione e alla travagliata storia ebraica. Dei tre codici maya rinvenuti, quello di Madrid, chiamato anche Codice Tro-Cortesianus, è il più grande di tutti, composto com’è da 56 pagine scritte fronte e retro per un totale di 112. Il contenuto è estremamente vario e copre argomenti quali formule rituali e divinatorie, nonché descrizioni della vita civile e religiosa. Proveniente dallo Yucatán, in Messico, e diviso in due parti diverse, il Codice Troano e il Codice Cortesianus (da qui il nome attuale), fu riunito solo nel 1888. Si tratta di un reperto costituito da una specie di carta realizzata con corteccia d’albero poi battuta e mescolata a gomma naturale. Se non per cimentarsi nella lettura, ma almeno per ammirarne gli splendidi colori e disegni, lo si trova nel Museo de América 4 di Madrid, la cui sezione precolombiana conserva altre opere maya tra cui urne e vasi dipinti.