SOLO QUATTRO CANZONI D'AMORE
I CANZONIERI attribuiscono quattro componimenti a una trobairitz che chiamano semplicemente La comtessa de Dia, la cui biografia, raccolta nelle Vidas dei trovatori, occupa tre righe. Lì si dice che, mentre era sposata al conte Guglielmo I di Poitiers, si innamorò del trovatore Raimbaut d’Aurenga e per questo compose le sue canzoni. Un dato che pare confermarlo è che l'inizio del suo componimento Estat ai en greu cossirier (a destra) è praticamente uguale a quello della poesia Amics, en gran cossirier, di Raimbaut. Quest'ultima si apre con i rimproveri indirizzati al poeta da una dama innamorata: «Amico, in grande tormento / e in grave pena sono per voi; / e del male che patisco / credo non vi dispiaccia affatto, / perché come potete dirvi innamorato se lasciate a me tutto il dolore?».
Tale circostanza dava alla poesia trobadorica una ricchezza di sfumature che oggi difficilmente possiamo apprezzare, come nel caso di questi versi di Guillem de Berguedà alla sua dama: «Là io andrò, se vi piace, o no [se non vi piace], / perché in me non v'è diritto né ragione / ma sono come un servo (che Dio mi perdoni!), / poiché misi le mie mani nelle vostre / e mai mi astenni dal servirvi». Per noi questa è semplicemente una canzone d'amore, ma all'epoca chi la ascoltava poteva riconoscere, per esempio, un riferimento alla immixtio manum, la parte fondamentale della cerimonia di omaggio nella quale il servus, il vassallo, metteva le proprie mani tra quelle del signore. E il termine "servire" proviene dal latino servire, che significava compiere i servizi di vassallaggio. Nell'uso dei trovatori, "ser
vire" passò a
essere quasi un sinonimo di "amare", e con questo significato continuò a essere utilizzato nel corso del XVII secolo, come fece Lope de Vega nelle sue commedie.
Il primo trovatore
La maggior parte dei trovatori è stata identificata grazie alle Vidas del XIII secolo in cui compaiono nome, luogo di nascita e opere, ma anche alcuni tratti di carattere leggendario, poco realistici. Il primo è Guilhèm de Peitieus, il duca Guglielmo IX d'Aquitania: un signore feudale con un gran patrimonio, rispettato e temuto, che rifiutò l'invito di papa Urbano II alla prima crociata, anche se poi partì per la Terrasanta quando lo ritenne opportuno; che aiutò Alfonso il Battagliero, re d'Aragona, contro gli almoravidi e partecipò alla battaglia di Cutanda, fondamentale per la conquista della valle dell'Ebro. In una canzone si serve di un "gatto rosso" per burlarsi dell'ipocrisia sociale:
Il trovatore serve la sua dama con la stessa fedeltà del vassallo verso il signore
DUE AMANTI. SCULTURA FRANCESE IN AVORIO. XIV SEC. GALLERIA NAZIONALE DELL'UMBRIA, PERUGIA.
due dame lo spogliano e obbligano un grosso gatto a graffiarlo per assicurarsi che sia muto – perché non si lamenta – e quindi giacere con lui senza paura che racconti la sua avventura. In un'altra composizione si interroga sul limite della creazione lirica facendo «un verso sul puro nulla». Per la perfezione della sua opera e la sua risonanza sociale Guglielmo fu l'alfiere di questo movimento poetico.
Guerrieri e amanti
Jaufré Rudel, principe di Blaia, è il trovatore dell'amor de lohn, l'amore lontano, verso una dama che non aveva mai visto e che viveva in Terrasanta, ma della quale si innamorò solo per aver sentito parlare di lei. «Le nostre terre sono troppo lontane», si duole, «vi sono molti valichi e strade». Il giullare Marcabru inizia la sua attività poetica alla corte d'Aquitania ma si trasferirà poi alla corte di Alfonso VII di Castiglia. Dallo stile oscuro, è considerato un grande moralista della causa cattolica.
Bernart de Ventadorn, la cui opera poetica si colloca tra il 1164 e il 1194, fu considerato il miglior trovatore. Di umile estrazione, apprese l'arte di trobar dal conte Ebolo II, marito di Agnes de Montluçon, una delle dame per cui cantò la sua poesia. Per questo motivo fu esi- liato e si rifugiò in Normandia, dove amò addirittura Eleonora d'Aquitania, moglie di Enrico II d'Inghilterra. In fuga da quest'ultimo, giunse alla corte di Raimondo V di Tolosa, ma la moglie di questi, Ermengauda, si innamorò di lui e fu costretto a cercare rifugio nell'abbazia di Dalon, dove morì. Una vita tanto intensa lasciò una ricca produzione di canzoni d'amore: «Più non ebbi il dominio di me stesso, / più non m’appartenni da allora, / quando negli occhi suoi lasciò specchiarmi, / in quello specchio che tanto mi piace!».
Bertran de Born è invece il trovatore della guerra grazie a poemi come questo, nel quale esorta Riccardo Cuor di Leone a entrare in battaglia contro i baroni francesi insorti: «Ed altresì mi piace quando vedo / che il signore è il primo all’assalto, / a cavallo, armato, senza tema, / che ai suoi infonde ardire / così, con gagliardo valore; / e poi ch’è ingaggiata la mischia / ciascuno dev’essere pronto / volonteroso a seguirlo».