Il ritrovamento di Dura Europos
Nel 1920, alcuni militari inglesi scoprirono in Siria una città grecoromana con numerosi affreschi magnificamente conservati
Nel 1920 furono portate alla luce le vestigia della città greco-romana in Siria.
Nel marzo del 1920, un’unità dell’esercito britannico percorreva la sponda ovest del fiume Eufrate diretta verso Baghdad, in un’operazione di controllo del territorio che Gran Bretagna e Francia si erano suddivise nel Vicino Oriente al termine della Prima Guerra Mondiale. Il giorno 30, il capitano Murphy, capo della spedizione, diede ordine ai suoi uomini di accamparsi per la notte su un promontorio strategico presso il fiume, sul quale affioravano alcune rovine. Quando gli uomini cominciarono a scavare una trincea ai piedi di un muro per sistemare una mitragliatrice, incrociarono sorpresi lo sguardo di alcune fi- gure vestite di bianco che li fissavano da un antico muro liberato dalla terra. Murphy scrisse subito al suo superiore: «Ho scoperto delle antiche pitture murali in uno splendido stato di conservazione. Si trovano all’estremità occidentale del forte e si tratta delle figure a grandezza naturale di tre uomini, una donna e altre tre semicancellate. I colori sono principalmente rosso, giallo e nero».
Le autorità britanniche reagirono con prontezza, forse per attribuirsi il merito di una grande scoperta archeo- logica prima che il luogo passasse nelle mani dei francesi, come avrebbe sancito la Conferenza di Sanremo dell’aprile 1920. Per questo proposero a James Henry Breasted, un archeologo nordamericano che lavorava nella zona per conto dell’Università di Chicago, di guidare una missione di ricognizione.
La Pompei d’Oriente Giunto sul posto, Breasted impiegò i soldati come manodopera per portare alla luce parte dell’edificio cui appartenevano le pitture scoperte da Murphy, le fotografò e prese nota dei colori dei dipinti, temendo che potessero svanire. L’edificio, oggi conosciuto come Tempio degli dèi palmireni, fu immediatamente ricoperto di sabbia per il timore che gli arabi ne distruggessero le immagini, come in effetti accadde successivamente con uno dei volti dell’affresco romano.
Breasted identificò anche il nome della città, Dura Europos, una postazione militare e mercan-
tile fondata nel 303 a.C. dal re Seleuco I Nicatore, uno dei generali di Alessandro Magno. Per la sua posizione privilegiata era stata contesa, in varie epoche della storia, tra greci, parti, romani e persiani sasanidi. Nel 256 d.C., un esercito sasanide guidato da Sapore I conquistò la città ai romani, che a loro volta l’avevano strappata ai parti nel 165 d.C. Dopo un breve periodo di dominio sasanide, l’urbe rimase deserta per quasi diciassette secoli, fino a quando gli archeologi non la riscattarono dall’oblio.
In uno studio pubblicato poco dopo, Breasted mise in risalto il grande interesse delle pitture di epoca romana di Dura Europos, che riteneva un precedente dello stile dei mosaici bizantini. Tuttavia, poiché il suo centro di attività come archeologo era in Egitto, non ebbe la possibilità di continuare egli stesso la ricerca, ragione per cui sollecitò le autorità francesi, e in particolare