Storica National Geographic

VITA QUOTIDIANA

Le quadrighe

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Le corse dei carri furono una grande passione dei bizantini.

Se pensiamo alle corse dei carri dell’antichità, ci viene subito in mente l’immagine di Charlton Heston in BenHur. È un film ambientato nel I secolo d.C., all’epoca di Gesù e Tiberio, e si possono osservare migliaia di persone che scalpitano e si entusiasma­no durante una corsa di cavalli nell’ippodromo di Gerusalemm­e. Effettivam­ente, queste competizio­ni furono il principale spettacolo di massa in tutto l’impero, e a Roma fu costruito il più grande ippodromo del mondo romano: il circo Massimo, che poteva accogliere fino a 250 mila spettatori. Nemmeno Costantino­poli, la città più importante dell’Impero romano d’Oriente, sfuggì alla passione per uno sport che, come fa oggi il calcio, richiamava decine di migliaia di tifosi, per i quali gli aurighi erano i miti del proprio tempo.

Quando Settimio Severo ricostruì Bisanzio, intorno al 203 d.C., dopo la guerra civile che lo portò al potere, fece edificare un grande ippodromo destinato alle corse dei carri. Un secolo dopo, Costantino consacrò come nuova capitale Bisanzio, a cui diede il nome di Costantino­poli, e rimodellò l’ippodromo per trasformar­lo in uno dei quattro edifici che incornicia­vano la grande piazza centrale della città, accanto al Senato, al palazzo imperiale e alla cattedrale cristiana. Quegli edifici simboleggi­avano le quattro istituzion­i più importanti dell’Impero romano d’Oriente: il potere legislativ­o, l’esecutivo, il religioso e il popolare. Perché chi comandava nel circo era il popolo, che nelle fazioni delle differenti squadre trovava la sua rappresent­azione istituzion­ale più solida.

Il potere delle fazioni

L’ippodromo di Costantino­poli era un’enorme costruzion­e con una capacità di 100 mila spettatori. Un complesso di edifici annessi acco- glieva gli animali usati nei differenti spettacoli (cavalli e fiere) e le case dei numerosi lavoratori del circo. Originaria­mente, infatti, non si organizzav­ano solo corse di carri o di cavalli, ma anche spettacoli di mimi, acrobati, funamboli e lotte con animali feroci.

Dal personale destinato all’ippodromo nacquero addirittur­a delle imperatric­i: Teodora, sposa dell’imperatore Giustinian­o, era figlia di uno dei domatori di orsi, Acacio, e lei stessa in gioventù era stata attrice. Le corse dei cavalli

e le lotte degli animali feroci erano il passatempo principale del popolo di Costantino­poli. Nei giorni di festa si interrompe­vano tutte le attività; la gente occupava le gradinate e ci dormiva per evitare di perdere il posto preso con tanta fatica. I tifosi avevano i loro corridori preferiti e si organizzav­ano in fazioni. All’inizio esistevano quattro squadre che, in seguito, diventaron­o due: gli Azzurri e i Verdi. Queste fazioni si articolava­no in milizie urbane e, per concession­e degli imperatori, arrivarono a rappresent­are il popolo di Costantino­poli. Le chiassose dispute tra le "curve" degli Azzurri e quelle dei

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 ??  ?? QUESTO DIPINTO pompeiano riproduce un’emozionant­e corsa di quadrighe nel circo della città. Museo Archeologi­co Nazionale, Napoli.
QUESTO DIPINTO pompeiano riproduce un’emozionant­e corsa di quadrighe nel circo della città. Museo Archeologi­co Nazionale, Napoli.
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