MAESTRI DEL BRONZO
La lavorazione del bronzo diede a Rodi una grande fama. Secondo Strabone, qui anticamente vivevano i Telchini, esseri mitologici ritenuti i primi a lavorare il ferro e il bronzo. dimensioni. Le fonti antiche attribuiscono al Colosso un’altezza tra i 70 e gli 80 cubiti, ovvero tra i 30 e i 33 metri, a seconda della lunghezza attribuita al cubito greco, che non era esattamente la stessa ovunque. La differenza di dimensioni potrebbe dipendere anche dall’aver tenuto conto o meno del basamento di marmo bianco su cui si ergeva. In ogni caso, la scultura era così grande che, secondo Plinio, «pochi uomini ne possono abbracciare il pollice e le sue dita sono più grandi di altre statue intere».
La f onte pri ncipale sul processo di costruzione è un libello intitolato De septem miraculis mun
di, attribuito a Filo- ne di Bisanzio ma in realtà risalente al IV-VI secolo. Secondo quest’opera, il Colosso era costituito da un’intelaiatura in ferro di circa 7.800 chili di peso, con blocchi di pietra squadrati che fungevano da zavorra. Questa struttura era avvolta da una specie di rivestimento esterno di 12-13 tonnellate di bronzo. Diversamente da quanto si usava in genere con le sculture in bronzo di grandi dimensioni – delle quali prima si costruivano le singole parti e poi le si assemblava – il Colosso sarebbe stato eretto come un edificio, a strati. Così, una volta saldati i piedi della statua in un basamento di marmo, si forgiarono le caviglie, poi su queste la parte successiva, e così via fino ad arrivare alla testa. Per fondere il bronzo sul posto, a ogni livello veniva costruito tutt’intorno un terrapieno, che ricopriva le parti terminate della statua e permetteva di continuare a lavorare su una superficie solida e non combustibile.
Ma attualmente gli studiosi non concordano sul fatto che per il Colosso si fosse usata la fusione in situ, come sostenuto invece da Fi-