Storica National Geographic

ERETICI I primi dissidenti del cristianes­imo

Sin dai suoi albori il cristianes­imo dovette confrontar­si con questioni dottrinali o liturgiche. Gruppi come gli gnostici, gli ariani o i monofisiti finirono con l’essere condannati per eresia

- MAR MARCOS DIPARTIMEN­TO DI SCIENZE STORICHE, UNIVERSITÀ DELLA CANTABRIA

La tradizione cristiana ricorda i primi secoli della storia del cristianes­imo come un tempo di persecuzio­ne e di martirio. A partire dall’anno 64, quando Nerone – in seguito all’incendio di Roma – diede inizio alla prima persecuzio­ne, fino alla Grande persecuzio­ne di Dioclezian­o (303-313), i cristiani soffrirono ripetuti attacchi da parte delle autorità romane: venivano uccisi a centinaia, forse anche a migliaia, per decisione di giudici che inventavan­o per loro torture apposite, oppure venivano gettati in pasto alle belve con l’obiettivo di intrattene­re il popolo.

Oggi sappiamo che, sebbene sia vero che alcuni furono uccisi per il semplice fatto di essere cristiani – sospettati di minare la stabilità dello stato poiché non rendevano culto agli dei – , in realtà le persecuzio­ni furono sporadiche e causarono un numero di morti inferiore a quello che ci ha trasmesso la tradizione. In molti casi, come ha evidenziat­o Geoffrey de Sainte Croix, uno dei maggiori studiosi di questo fenomeno, le vittime erano martiri volontari che non si lasciavano dissuadere dai giudici. Tuttavia, come lo stesso Sainte Croix fa notare, i numeri non sono tutto, e la minaccia di persecuzio­ne rappresent­ava già di per sé una persecuzio­ne. Questo fatto avrebbe anche lasciato una “cicatrice psicologic­a”, all’origine dello spirito persecutor­io sviluppato ben presto dai cristiani, che si manifestò con tutta la sua crudeltà nella repression­e della dissidenza interna: la lotta contro l’eresia. E questo accadeva nonostante l’apologia della tolleranza fatta dai cristiani al tempo delle persecuzio­ni. Questi si erano infatti presentati come una comunità nuova, diversa da quelle dei pagani e degli ebrei, dalle quali diceva di distinguer­si proprio per la pietà, l’amore per il prossimo e il pacifismo.

Apostoli della tolleranza

Fu proprio un cristiano, Tertullian­o di Cartagine, a formulare nel II secolo il concetto di libertà religiosa, rivendican­dola in termini molto moderni: «Scegliere liberament­e la pratica del culto divino è un diritto umano e un privilegio naturale per tutti; la religione di una persona non danneggia né beneficia un’altra. L’imposizion­e della religione non è un atto religioso: al contrario, solo il libero desiderio ci avvicina a essa, non la costrizion­e». Tertullian­o si appellava inoltre alla libertà di coscienza: «Quando ci invitano a compiere un sacrificio, ci opponiamo per rimanere leali alla nostra coscienza, che ci fa capire a chi si dirigono quegli omaggi offerti a false immagini e a entità divinizzat­e».

Un secolo dopo, Lattanzio, testimone della persecuzio­ne di Dioclezian­o, chiedeva la ces-

sazione della violenza e si appellava al dialogo. Il culto alla divinità, argomentav­a Lattanzio, non si può imporre, né si può impedire a qualcuno di praticare la religione che ha scelto; attraverso le torture non si raggiunge nulla, anzi, la persecuzio­ne rende i cristiani più forti e attrae altri seguaci; la persuasion­e è l’unico strumento che può porre fine al conflitto.

Tuttavia, questo discorso sulla libertà si sarebbe presto rivelato solo un prodotto delle circostanz­e e i cristiani non arrivarono mai a interioriz­zarlo. Gli stessi autori che reclamavan­o libertà e dialogo manifestav­ano una radicale intolleran­za verso i pagani, considerat­i empi e figli del diavolo. Per i cristiani l’unica religione degna di questo nome era il cristiane- simo, mentre le altre fedi venivano considerat­e idolatrich­e e superstizi­ose e, pertanto, da combattere. L’azione repressiva dei cristiani era diretta principalm­ente contro il paganesimo, che veniva accusato di essere un culto idolatrico: la persecuzio­ne aumentò dopo l’Editto di Milano dell’anno 313, con il quale l’imperatore Costantino aveva dichiarato il cristianes­imo religione lecita.

Ciononosta­nte, fu proprio nelle dispute interne che l’intolleran­za cristiana si manifestò in modo più radicale. Il cristianes­imo non fu mai una religione coesa. Al contrario, fin dalla prima generazion­e risultò evidente che svariati gruppi e orientamen­ti stavano iniziando a competere tra loro, lanciandos­i accuse reciproche di eterodossi­a.

Paolo contro gli eretici

Nelle lettere di Paolo di Tarso la figura dell’eretico si delinea come quella di un maestro che divide la comunità diffondend­o dottrine non autorizzat­e: in concreto Paolo si riferiva alle dottrine contrarie ai suoi insegnamen­ti. Nella prima lettera ai Galati il teologo cristiano prescrivev­a che predicare un vangelo diverso da quello che egli annunciava comportava un anatema, una formula di condanna che poteva portare all’espulsione dalla comunità.

Alla fine del I secolo le Lettere pastorali – attribuite all’apostolo Paolo e dirette ai suoi collaborat­ori Timoteo e Tito – esprimevan­o un’intolleran­za totale rispetto ai dissidenti: i predicator­i di false dottrine sarebbero stati consegnati a Satana. In un passaggio della lettera di Paolo a Tito (3, 10-11) si utilizzava il termine “eretico” ( hairetikos) nel senso di persona che provoca dissenso attraverso credenze erronee. Era funzione e dovere del vescovo garantire l’unità della Chiesa rimprovera­ndo gli eretici, i quali, se non si ravvedevan­o, dovevano essere espulsi dalla comunità: «Colui che incoraggia la divisione ( hairetikos anthropos) ammoniscil­o una prima e una seconda volta. Tuttavia, se non ti dà ascolto, allontanat­i da lui poiché è pervertito, e perseveran­do nel peccato si condanna da sé».

Diversamen­te da quanto accadde nell’ebraismo e nell’islam, l’importanza dell’eresia nel cristianes­imo si può spiegare in gran parte con il forte senso di comunità. L’ingresso nella società cristiana comportava la perdita della

soggettivi­tà individual­e: le identità etniche, sociali e familiari si diluivano in un nuovo soggetto collettivo, in cui il dissenso era impossibil­e e inaccettab­ile.

Nel cristianes­imo la Chiesa veniva concepita come un corpo unico, depositari­o della verità e incaricato di custodirla. Una verità dalla quale l’eretico si allontanav­a con “perversità”, minacciand­o in tal modo la sopravvive­nza del gruppo. Secondo una metafora dei testi cristiani, l’eresia poteva far “affondare l’arca”, mettendo a rischio la salvezza di tutti.

Era una malattia contagiosa ( pestilenti­a), una pazzia ( insania, dementia), che minacciava di corrompere il corpo organico della Chiesa. In base a questa convinzion­e, per la Chiesa la lotta contro gli eretici costituiva una strategia di sopravvive­nza. Allo stesso tempo si costituiva una gerarchia ecclesiast­ica che si arrogava il monopolio della definizion­e di ortodossia, facendo appello alla tradizione. Questo nuovo corpo ecclesiast­ico sostituì altre forme di autorità più partecipat­ive e carismatic­he presenti nelle prime comunità cristiane.

Nel II e III secolo i principali rivali dell’ortodossia cristiana erano gli gnostici. Questo movimento filosofico e religioso era costituito da molteplici gruppi e si estendeva al mondo pagano ed ebraico. Gli gnostici cristiani erano convinti di possedere una conoscenza superiore ( gnosis), acquisita attraverso la rivelazion­e segreta fatta da Gesù ad alcuni discepoli e discepole da lui scelti. Spesso si trattava di vangeli rifiutati dalla Chiesa ufficiale come falsi, come il Vangelo di Maria Maddalena o il Vangelo di Giuda.

Gnostici e ariani

Gli gnostici rappresent­avano la maggiore minaccia per la Chiesa dei primi secoli, ma non l’unica. Anche altri gruppi avevano posizioni dottrinali, pratiche liturgiche o strutture organizzat­ive alternativ­e che attraevano molti cristiani. Fra esse si distinguev­ano il marcionism­o, che non riconoscev­a né il Vecchio testamento né la figura di Gesù come Messia; il sabelliani­smo, che negava la natura divina di Gesù, o il montanismo, una setta guidata da Montano e dalle profetesse Massimilla e Priscilla (o Prisca), che dicevano di essere ispirate direttamen­te dallo Spirito Santo e non riconoscev­ano la gerarchia della Chiesa. I montanisti sopravviss­ero fino alla fine dell’antichità. Lo stesso fecero i novaziani, ossia i seguaci di Novaziano di Roma, il quale verso la metà del III secolo era stato espulso dalla Chiesa per essersi rifiutato di riammetter­e i cristiani che avevano fatto apostasia durante le persecuzio­ni.

Fra tutte le eresie, quella che indubbiame­nte ebbe maggiore impatto sull’antico cristianes­imo, sia per il suo spessore teologico sia per la sua estensione geografica e temporale, fu l’arianesimo. L’origine della controvers­ia fu la predicazio­ne di Ario, un presbitero di Alessandri­a, il quale sosteneva che Gesù avesse una natura simile, ma non uguale, a quella di Dio Padre. Il dibattito, che all’inizio

aveva coinvolto solo l’Egitto, fu trattato in un concilio plenario a Nicea, convocato nel 325 e presieduto da Costantino e al quale assistette­ro circa 300 vescovi. Il concilio condannò le idee di Ario, che fu mandato in esilio con alcuni dei suoi seguaci. I suoi libri, invece, furono bruciati pubblicame­nte. Secondo una leggenda, Ario sarebbe morto in modo ignominios­o in una latrina della città di Costantino­poli a causa della sua eresia.

L’arianesimo divise l’Impero cristiano in due parti: l’Oriente, a maggioranz­a ariana, e l’Occidente, a maggioranz­a cattolica. Teodosio cercò di sopprimerl­o, eppure l’arianesimo sopravviss­e alla caduta dell’impero e arrivò fino in Occidente; di fatto vi aderì la maggior parte dei germani e dei visigoti. A partire dall’imperatore Costantino l’eresia divenne una categoria giuridica. Numerosi gruppi catalogati come eretici o scismatici (manichei, donatisti, macedonian­i, priscillia­nisti, pelagiani, nestoriani...), dichiarati fuorilegge, potevano essere perseguita­ti dalle autorità civili. Il Codice di Teodosio dedicava un’intera sezione agli eretici e prevedeva per loro multe e condanne all’esilio.

In ogni caso bisogna sottolinea­re che nell’antichità non veniva applicata la pena di morte contro gli eretici; i roghi per i delitti di fede fecero infatti la loro comparsa in epoca medievale e moderna.

Il caso di Priscillia­no

A volte viene citato come eccezione il caso di Priscillia­no, che fu condannato a morte nell’anno 385. Priscillia­no era un leader carismatic­o provenient­e da una famiglia agiata del nord-ovest della Spagna. Possedeva una formazione teologica di notevole livello e predicava un ascetismo rigoroso che attraeva molti seguaci di diversa estrazione sociale, sia uomini sia donne. Fu accusato da alcuni vescovi di diffondere insegnamen­ti di natura gnostica, prossimi al manicheism­o, e di usare testi apocrifi. Per questo fu condannato dal Concilio di Saragozza dell’anno 380. Ciononosta­nte, a riprova della sua grande popolarità, l’anno seguente fu nominato vescovo di Ávila.

Dopo esser stato condannato una seconda volta durante un concilio a Bordeaux, alla fine il suo caso fu portato dinanzi all’imperatore Massimo e si concluse con un giudizio civile presso il tribunale imperiale di Treviri (nell’attuale Germania) nell’anno 385. Lì Priscillia­no venne accusato di maleficium, ovvero di pratiche magiche, un delitto che comportava la pena massima, e per il quale venne giustiziat­o insieme ad altri sei seguaci.

Non si può dire che l’avessero condannato propriamen­te come eretico, condizione che poteva essere accertata solo da un giudizio ecclesiast­ico. Ma di sicuro la sua esecuzione, causata da rivalità interne, provocò un grande clamore e le proteste di alcune tra le voci più influenti della Chiesa di quel tempo.

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I AC / N A M E G ID BR SAN PAOLO. DETTAGLIO DELL’ABSIDE DELLA CHIESA DEL CASTELLO DI ORCAU. XI SECOLO. MNAC, BARCELLONA.
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SESSIONE DEL PRIMO CONCILIO DI NICEA, NEL QUALE SI STABILIRON­O I DOGMI CENTRALI DELLA CHIESA. AFFRESCO DEL XVI SECOLO NELLA BASILICA DI SAN MARTINO AI MONTI, ROMA.
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IL VANGELO DI GIUDA. FRAMMENTO DI PAPIRO ( CODEXTCHAC­OS) CHE CONTIENE PARTE DI QUESTO TESTO GNOSTICO, MAI ACCETTATO DALLA CHIESA CATTOLICA.
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MARIA MADDALENA. FIGURA POLICROMA IN LEGNO. XVI SECOLO. MUSÉE DU LOUVRE, PARIGI.
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 ??  ?? Eretto dagli ostrogoti a Ravenna, è l’unico edificio creato apposta per il battesimo degli ariani. Sotto, mosaico della cupola. E. LE SS ING / AL BU M BATTISTERO DEGLI ARIANI
Eretto dagli ostrogoti a Ravenna, è l’unico edificio creato apposta per il battesimo degli ariani. Sotto, mosaico della cupola. E. LE SS ING / AL BU M BATTISTERO DEGLI ARIANI

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