SPETTATORI A TEATRO
zia sociale. La comicità dell’opera non fa dimenticare lo sfondo cupo della commedia: la rovina dello stato ateniese e la scomparsa della sua base sociale a causa della guerra. Aristofane offriva al pubblico di Atene – che quasi certamente era solo maschile – l’opportunità di osservare la realtà da un altro punto di vista, perché capisse chi stava pagando veramente le conseguenze delle decisioni che erano state prese.
Una città in rovina
Il disastro era inevitabile: la rappresentazione dell’opera Le rane (405 a.C.), dove Dioniso stesso si reca nell’Ade, ovvero negli inferi, era un modo per esorcizzare i fantasmi di un passato glorioso e favorire un incontro tra i vivi e coloro che erano morti a causa della guerra. Un anno più tardi, la sconfitta di Atene contro Sparta portò alla disillusione politica, con tutte le sue conseguenze: la demoralizzazione, l’astensionismo o, in alternativa, la fuga nei piaceri semplici della vita quotidiana.
In Pluto (388 a.C.), l’ultima commedia di Aristofane giunta fino ai nostri giorni (dove quasi non compare il coro), questo messaggio è molto chiaro: Cremilo, un anziano ateniese povero ma onesto, riesce a far recuperare la vista a Pluto, il dio della fortuna, consentendogli di ridistribuire le sue ricchezze in un L’olio di William Blake Richmond, del 1884, rappresenta il pubblico che osserva una rappresentazione di teatro ad Atene. modo più giusto ed equo. L’opera costituisce una critica alla ricchezza accumulatasi nelle mani di pochi in seguito allo sfaldamento politico del dopoguerra nonché alla meschina ambizione delle classi agiate che minava le fondamenta della società. Aristofane sognava un ritorno all’aurea moderazione di un tempo, quando l’onestà e l’operosità erano le uniche vie per la felicità.
Il commediografo rese i suoi concittadini protagonisti di opere che scandagliavano le miserie della polis ateniese del V secolo a.C., miserie che poi venivano esposte all’opinione pubblica con gran disinvoltura. Ma queste rappresentazioni teatrali, disseminate di invettive personali con un carattere specificamente politico e polemico, si spingono oltre la semplice farsa di schiavi, vecchiette litigiose e volgari ballerine.
L’originalità dell’arte di Aristofane sta nel coniugare la comicità, il meccanismo scenico, la satira e il cabaret politico nel contesto rituale di una festa religiosa. Per questa ragione accanto al grottesco e alla volgarità si trovano anche manifestazioni di profonda devozione e di elevato lirismo. E sotto quest’apparenza brillante e allegra, torna inesorabile tutta la tragedia umana che la Guerra del Peloponneso comportò per Atene.