AGATHA CHRISTIE E GLI AVORI DI NIMRUD
durante un viaggio in Iraq, la signora del giallo conobbe colui che sarebbe diventato il suo secondo marito, l’archeologo Max Mallowan, e per anni lavorò con lui nei siti archeologici del Vicino Oriente
Abbiamo trovato una donna! Una donna nel pozzo!”E la portarono dentro, adagiata su un pezzo di tela di sacco e ricoperta di fango». Così inizia la storia degli avori di Nimrud narrata da Agatha Christie, la maestra del crimine. Il protagonista non è né l’arguto e scrupoloso detective belga Hércules Poirot né l’astuta anziana che si dedica a risolvere enigmi, Miss Jane Marple. Non si tratta infatti di un romanzo poliziesco. Il misterioso ritrovamento nel fondo di un pozzo non è quello di una donna in carne e ossa, ma una maschera femminile delicatamente scolpita in avorio e policromata, che successivamente verrà conosciuta come “la Monna Lisa di Nimrud”per il suo bel volto e l’enigmatico sorriso. La protagonista di questa storia è la stessa Agatha Christie, incaricata di pulire e recuperare il meraviglioso reperto orientale venuto alla luce nel 1952 nel sito archeologico dell’antica capitale assira di Kalhu o Nimrud.
La grandiosa carriera letteraria di Agatha Christie è ben nota: tradot-
ta in più di cento lingue, è la scrittrice con il maggior numero di copie vendute di tutti i tempi, superata solo da Shakespeare tra gli autori e dalla Bibbia tra i libri. Molto meno conosciuta è al contrario la sua vita, lunga e intensa, come collaboratrice nelle missioni archeologiche in Mesopotamia. Quest’altra carriera, che potrebbe definirsi parallela, ebbe inizio a novembre del 1928 in un modo del tutto imprevedibile. All’epoca Christie aveva trentotto anni e attraversava un esaurimento nervoso dovuto a un divorzio infelice. Pertanto, decise che un viaggio da sogno, verso le so- leggiate Indie Occidentali, l’avrebbe aiutata a recuperare la propria autostima. Ma due giorni prima di partire, a Londra, mentre si trovava a cena in casa di amici con una coppia appena rientrata da Baghdad, si lasciò sedurre dai racconti sulle molteplici meraviglie dell’Iraq. A occhi chiusi, passeggiò per i bazar di Mosul e Bassora e camminò tra le fascinose rovine dell’antica Ur, sito archeologico dove in quel periodo lavorava il compatriota Leonard Woolley, le cui sensazionali scoperte venivano riportate dai giornali più importanti. Quando