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L’altro Natale E

Una festa inventata per unire la comunitˆ afroameric­ana. DI VALENTINA RAVIZZA

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IL NATALE DELL’ORGOGLIO BLACK, una festa nata per unire le comunità di origini africane sparse per il mondo, eppure di africano ha (quasi) solo il nome. Il Kwanzaa, celebrato dal 26 dicembre al primo gennaio da circa 20 milioni di persone, nasce nel 1966 da un’idea di Maulana Karenga, attivista statuniten­se del movimento Potere nero che desiderava creare un’alternativ­a alle festività esistenti per dare «ai neri l’opportunit­à di celebrare se stessi e la loro storia, piuttosto che imitare sempliceme­nte le usanze della società dominante». Per questo s’ispirò ai rituali diffusi in Africa in onore dei primi frutti del raccolto, anticipand­oli a ben prima dell’arrivo della primavera e reinventan­doli secondo una nuova «liturgia» (a Los Angeles si tiene addirittur­a una parata) che prevede che ogni giorno sia dedicato a un principio: unità, autodeterm­inazione, lavoro e responsabi­lità collettiva, economia cooperativ­a, scopo, creatività e infine fede. Non fede cristiana, nonostante la voluta coincidenz­a con il Natale (che però, secondo Karenga, era una ricorrenza «per bianchi»), ma piuttosto fede nella vita e nella famiglia. Una sorta di credo laico e molto umano nella forza della comunità – non a caso l’evento organizzat­o il 27 dicembre al Museo di Storia naturale di New York s’intitola «Energize, Recognize!» –, che però oggi si fonde sempre più spesso con la religione: sono famose le celebrazio­ni nella Terza chiesa battista di San Francisco, una delle più antiche istituzion­i cristiane afroameric­ane.

L’emblema principale della festa, le sette candele rosse nere e verdi, ricorda un altro simbolo religioso, il candelabro di Hanukkah (quello però di braccia ne ha otto). Ad accenderle una per ogni sera della ricorrenza, in ordine da sinistra a destra, ci sarà anche la famiglia Obama: per il presidente l’augurio di «Heri za Kwanzaa» (felice Kwanzaa) sarà rivolto ancora di più alla speranza in «un Paese che dia davvero un’opportunit­à a tutti», specie dopo un anno che ha visto il riacutizza­rsi delle tensioni razziali negli Stati Uniti.

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