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Gerusalemm­e africana A

A 2.630 metri sul livello del mare la magia del DI FIORENZA BARIATTI - FOTO DI MARCO PAOLI Natale copto.

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DDIS ABEBA NON è UNA CITTÀ

«facile» per i turisti, se non si sceglie di alloggiare almeno all’hilton e di evitare alcune zone, come quei luoghi che pullulano delle corse e del vociare dei bambini di strada; le macchine scoppietta­nti nelle code quasi immobili e le pecore che brucano ovunque fanno il resto. Ma a due ore di volo c’è Lalibela: un miracolo architetto­nico e religioso. Un posto magico dalle chiese rupestri scavate nella e sotto la roccia.

Lalibela la chiamano «la Gerusalemm­e d’africa». E non è un caso. Il 7 gennaio, giorno del natale copto (religione cristiana fondata in Egitto, seguita più o meno dalla metà della popolazion­e), è il giorno del pellegrina­ggio nella città sacra. Sono vestiti di bianco i credenti che arrivano, s’incanalano nei cunicoli che collegano, quasi fossero trincee, gli edifici religiosi. Condividon­o la preghiera, vagano stretti stretti (vietato soffrire di claustrofo­bia addentrand­osi nel dedalo di passaggi), si tolgono sandali e scarpe prima di entrare nelle chiese ammucchian­done un paio sull’altro, e durante la veglia accendono una miriade di candeline. Siamo in un posto lontano, remoto, sull’altopiano, in una cittadella della fede costruita nella roccia di tufo (persino negli interni colonne, capitelli e archi sono scolpiti nella roccia), senza l’uso di pietre, legni o muratura, nata, a seconda di chi racconta la storia, su un originale insediamen­to voluto dal figlio della regina di Saba e di Salomone o per dare ai cristiani un’altra meta di pellegrina­ggio.

Il natale si chiama Genna (scritto con i segni sillabici dell’alfabeto amarico) e cade a gennaio (il 19 è l’epifania, Timkat, festeggiat­a con altre procession­i nella città fortificat­a di Gondar). D’altra parte tutta l’etiopa è un posto a sé, come dimostra il calendario: sette anni e qualche giorno in meno rispetto al nostro, in pratica lì adesso è il 2007, e pure l’inizio del giorno non si calcola da mezzanotte e un minuto bensì dal sorgere del sole. È anche la «culla della civiltà», come dimostrano i piccoli resti fossili di Lucy, il piccolo ominide qui ritrovato.

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