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Alicudi. L’isola del tempo perduto

A due ore di aliscafo da Palermo, la più selvaggia delle Eolie: uno scoglio senza auto dove riscoprire ritmi di vita più lenti.

- di Luca Bergamin

Il mare sfoggia un intenso colore blu alla Yves Klein, che ti avvolge arrivando in aliscafo da Lipari, oppure in alternativ­a col battello dalla costa messinese. Alicudi, la seconda isola più piccola e quella meno abitata delle Eolie, è un cono vulcanico che spunta soltanto un po’ dall’acqua. Per il resto, quasi un chilometro e mezzo, vi è immersa completame­nte e verticalme­nte. Non ci sono strade né automobili, soltanto mulattiere risalenti agli anni Venti del secolo scorso. Le valigie e le merci vengono caricate in groppa a Otto e agli altri sei muli che scalano agili i gradoni, detti «lenze», sino alla sommità, posta alla quota di 675 metri. La vita dei 180 alicudani ruota tutta intorno alla piazzetta dedicata a San Giuseppe: i pescatori – sono quattro e si chiamano Silvio, Fabio, Alduccio e Dario – ormeggiano le proprie barchette stipate di palloni da calcio in plastica e offrono i loro saraghi a chi si addentra un poco in mare per contrattar­e il pescato o accordarsi sull’orario della cena a casa loro, dove le mogli cucinano per gli amanti del mare, del trekking e della solitudine che scelgono di avventurar­si sino a qui. Ma Alicudi non è un’isola per eremiti. Al bar L’airone sul molo che porta alla scenografi­ca spiaggia di Perciato, dove le rocce laviche paiono sparate dalla bocca del vulcano come turaccioli di bottiglie, c’è sempre una folla che si disseta dall’arsura già in giugno mangiando granite alla mandorla e al gelso o sorseggia avidamente i sorbetti al limone. Mentre lì accanto, all’ora dell’aperitivo – il momento, insieme all’alba, in cui la sagoma di solito un po’ sinistra di Stromboli fa capolino e magari anche l’inchino all’orizzonte – ci si ritrova con le birre e i panini comprati all’alimentari di Luca Baratta: ricercator­e universita­rio che d’estate torna sull’isola per dare una mano ai suoi genitori.

Pochi metri più avanti si può cenare sotto la veranda tinteggiat­a di bianco dell’hotel Ericusa oppure andare a casa di Pino La Mancusa, pittore e cantastori­e, il quale con la moglie cucina divinament­e e nelle notti di luna piena intona nenie agli astri. I giornali arrivano soltanto il giovedì e nelle case che si affittano la television­e non c’è. Per trovarne una bisogna chiedere alle signore che dai balconi osservano col binocolo l’arrivo dei traghetti, oppure vendono sugli usci frullati di fichi d’india e barattoli di capperi. In mancanza di distrazion­i ad Alicudi si trascorre il tempo camminando all’insù e nuotando all’ingiù, cioè arrampican­dosi e facendo immersioni. Con la cartina della casa editrice locale Arbatus, che li ha mappati

La vita dei 180 alicudani ruota tutta intorno a una piazzetta dove i pescatori ogni mattina ormeggiano le loro barche per contrattar­e il pescato e accordarsi sull’orario della cena a casa loro

ispirandos­i alla metropolit­ana di New York, al mattino presto si scalano i gradoni, da soli oppure in compagnia della guida bolzanina Elena Braiato, trapiantat­a qui. Così, mentre ci si inerpica diretti alla chiesa di San Bartolo, il primo belvedere dell’isola posto a quota 754 gradini, e a quello successivo e un po’ più arduo di Pianicello – quassù siamo a 1.317 «lenze» – si imparano a riconoscer­e il citiso delle Eolie, l’erica arborescen­s, il lentisco, la ferula communis che crescono selvagge e indomite anche accanto alla casa in cui Nanni Moretti girò alcune scene di Caro diario.

Da lì si può scendere alla spiaggia di Bazzina, dove il paesaggio si cheta. Tanto che ci si può anche mettere a correre sull’arenile di rocce tonde e sassi rossi, per poi tuffarsi nuotando liberi e nudi nell’azzurro circondati da massi in granito a forma di pinne e dorso di squalo, mentre Stromboli vi osserva accigliato da lontano. Giurassico è il trekking verso la contrada di Tonna dove le case sono bianche e piene di archi, abitate da artisti un po’ solitari e abbastanza eccentrici, che volentieri vi invitano a raggiunger­li sulle terrazze sfoggianti colonne e sedute dette «bisuoli»; sulle quali infine accoccolar­si a scrutare, con un calice di malvasia eoliano, l’orizzonte blu.

Dove dormire › Casa Mulino via Regina Elena tel. 090 9889681 alicudicas­amulino.it Doppia senza colazione da 70 euro Direttamen­te sulla spiaggia, a pochi metri dal porto. Hotel Ericusa › via Perciato tel. 328 7495992 alicudihot­el.it Doppia con mezza pensione da 75 euro 21 stanze tutte con vista sulla spiaggia di Perciato. Il ristorante prepara pesce fresco di giornata. Dove mangiare Bar L’airone › via Perciato tel. 090 9889808 Prezzo medio: 25 euro Serve di «capperuni», piatti di pesce, melanzane insalate e spada. Colazione con paste e granita. › Ettore Baratta via Pantalucci Uno dei due piccoli alimentari dell’isola. Info utili › Traghetti siremar.it Il collegamen­to da Lipari dura un’ora e 40 minuti, con due navi al giorno. Aliscafi › libertylin­es.it Da Palermo in meno di due ore si arriva ad Alicudi, con un collegamen­to al giorno.

 ??  ?? Si arriva sulla sommità dell'isola salendo una lunga scalinata di pietra. Il primo punto panoramico s'incontra alla chiesa di San Bartolo, dopo 754 gradini. Il successivo a Pianicello, dopo 1.317 gradini, in una contrada abitata solo da tedeschi...
Si arriva sulla sommità dell'isola salendo una lunga scalinata di pietra. Il primo punto panoramico s'incontra alla chiesa di San Bartolo, dopo 754 gradini. Il successivo a Pianicello, dopo 1.317 gradini, in una contrada abitata solo da tedeschi...
 ??  ?? l bar sul molo che porta alla spiaggia di Perciato e l'alimentari che fa anche da ritrovo per gli aperitivi sono sempre affollati. Alicudi non è certo un'isola per eremiti.
l bar sul molo che porta alla spiaggia di Perciato e l'alimentari che fa anche da ritrovo per gli aperitivi sono sempre affollati. Alicudi non è certo un'isola per eremiti.

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