Vista lago
Non è rustico né snob, ma pieno di charme.
Arrivare fin qui è una caccia al tesoro»: una coppia di francesi lamenta la strada tutta curve; Federica li accoglie con due calici di prosecco «ecco la medaglia dunque!». Per salire fino a La Rampolina a Campino di Stresa, Verbania, ci vogliono una decina di minuti in auto da Stresa e poco più dalle altre località turistiche del lago Maggiore, sponda piemontese, ovvio, la più bella… Da quassù la vista è il primo dei cinque sensi a godere: le isole ci sono tutte, la Bella, la Madre e quella dei Pescatori. Il secondo è l’olfatto: il profumo discreto e leggero del glicine che copre il bersò della terrazza, delle grandi ortensie e delle piccole piante di rosmarino, basilico e timo che qua e là fanno loro comparsa. Poi finalmente arriva l’ora del gusto perché La Rampolina è un ristorante, fortemente voluto e gestito da Davide Minoletti che con la moglie Federica, marchigiana felicemente «trapiantata», ha rivoluzionato un circolo ricreativo, un locale datato 1954. E proprio a quell’epoca ha voluto rifarsi ristrutturando quella che oggi è «una trattoria. E ci tengo che venga definita tale» spiega l’oste Davide.
Fuori, sui muri dipinti a fasce orizzontali un richiamo all’architettura dell’alta Savoia; dentro, nella cantina, 450 etichette tutte piemontesi. Dentro, lampadari fatti con damigiane tagliate; sui tavoli bicchieri realizzati da un amico torinese con le bottiglie. Fuori, una cabina telefonica che dal 1952 funzionava a Glasgow in Scozia mentre oggi ci si entra per pagare il conto; sui coperti, colorati piatti made in England. All’entrata, un ceppo di legno usato per battere la carne («resta lì perché è troppo pesante da spostare»); al piano di sopra il bancone in legno e marmo («bisognerebbe rifarlo ma
è originale e ci dispiacerebbe privarcene»). Nella sala e nella veranda, fotografie in bianco e nero e, comprate girando per mercatini, targhe di vecchie réclame di salumi e birre.
Un po’ padre e padrone, ma di quelli che condividono anche risate e confidenze, pure in cucina è Davide a decidere («provi questi gnocchi fatti in casa con patate locali di Beura e conditi con un pesto di rucola, basilico, pinoli, pomodorini e toma stagionata di Monscera, un alpeggio sopra Domodossola»: il risultato è senza dubbio appagante). «Non credo al chilometro zero “assoluto”, altrimenti come farei a proporre i carciofi di Menfi o a utilizzare ingredienti che non sono originari di qui? Credo piuttosto alla stagionalità delle verdure e all’origine degli ingredienti, tanto che conosco personalmente tutti i produttori da cui ci riforniamo» spiega Davide mentre lo sguardo viene comunque catturato dal grande orto che coltivano direttamente.
Ai fornelli c’è lo chef Nicholas; i due fratelli Aniello e Ciro che si occupano di antipasti e dolci; ai secondi pensa Giuseppe, anagraficamente il più maturo della giovane brigata; mentre Cristian è colui che lavora qui da più tempo. Per i figli dell’oste, Andrea e Luca, non è ancora il tempo, per ora viaggiano e fanno esperienze altrove, «il posto qui c’è e ci sarà sempre» chiosa Andrea e racconta «ricordo che eravamo seduti lì, in quel tavolo seminascosto quando Davide ci disse di aver deciso: in tre mesi i locali del circolo sono diventati La Rampolina». Che quassù a dominare il lago, in effetti, ci sta proprio bene. (Per quanto riguarda i sensi, il tatto viene appagato spezzando il pane fatto in casa o toccando i contrasti del tavolo in legno con i runner pied-de-poule fintamente rustici, mentre per l’udito, beh, il silenzio vale più del vociare degli ospiti, pur allegro che sia).
La Rampolina è anche una sede di Gustabile, serate benefiche in cui si apprezzano i prodotti locali e si raccolgono fondi per diverse iniziative di solidarietà.