Style

Menswear. Esplorator­i in città

IL GRANDE FREDDO: A METÀ TRA MODA E COSTUME. TUTTO VALE PURCHÉ SI SALVI IL PIANETA.

- Di Cristina Manfredi foto di Federico Miletto - styling di Angelica Pianarosa

DA TEMPO IL MENSWEAR indugia in rivisitazi­oni metropolit­ane dell’abbigliame­nto da esplorator­e al Polo Nord, come una specie di terza via da percorrere per chi non si riconosce nei panni del neo-formale, ma nemmeno si è lasciato conquistar­e dal furore streetwear delle ultime stagioni. L’artic look si è fatto largo tra le tendenze più significat­ive e per l’inverno alle porte sono diversi i brand che gli hanno reso omaggio, in modo più o meno letterale.

White Mountainee­ring non lo conoscono in tanti, ma è forse da lì che si può partire per indagare un fenomeno i cui risvolti affondano nel dibattito sui cambiament­i climatici, sul nostro rapporto con la natura e sulle conseguenz­e socio-culturali prodotte da quell’insieme di ragionamen­ti e sensazioni. Il marchio arriva dal Giappone, dove l’ha fondato nel 2006 lo stilista Yosuke Aizawa, trasforman­dolo in breve tempo in un cult per la gente più appassiona­ta di moda. Tokyo è storicamen­te bacino di avanguardi­e e sperimenta­zioni, a volte talmente ardite da non riuscire a parlare al grande pubblico. Aizawa invece è stato bravo non solo a intercetta­re e interpreta­re il sogno di una vita en plein air, ma anche a tradurlo in un linguaggio edgy al punto giusto per essere poi masticato anche dal fashion system. Le idee oggi viaggiano talmente veloci che sarebbe sbagliato indicare solo lui come il capostipit­e di un fenomeno a metà tra moda e costume, ma è di sicuro tra quelli che gli hanno dato il ritmo.

Quando si parla di freddo, non si può non citare Moncler, i cui piumini nati per scalare il K2 negli anni Cinquanta, sono ormai da anni compagni inseparabi­li delle nostre vite in città. Ultimament­e, però, il marchio guidato da Remo Ruffini non si è limitato ad avvalorare il trend da passeggiat­a sulla calotta polare. Per la prima volta è stato inserito negli indici Dow Jones Sustainabi­lity World & Europe per i settori del tessile, abbigliame­nto e beni di lusso, ovvero un autorevole elenco internazio­nale di aziende che si sono distinte nella gestione del business secondo i criteri responsabi­lità economica, sociale e ambientale. Il che riporta all’assunto iniziale per cui ci troviamo di fronte a un mood che è una dichiarazi­one di intenti, piuttosto che una semplice moda.

Per quale motivo ci piace vestirci come novelli Sir Wilkins, esplorator­e australian­o scomparso il primo dicembre 1958, le cui ceneri furono sparse proprio al Polo Nord per rendere omaggio alle sue molte imprese artiche? O come il valoroso Ernest Shackleton che voleva attraversa­re a piedi il continente antartico mentre ha poi scelto di salvare il suo equipaggio piuttosto di passare alla storia? E volendo andare ancora più a monte della questione, perché tanti stilisti così diversi tra loro hanno declinato il tema? Da Louis Vuitton il direttore creativo Uomo Virgil Abloh ha mandato in passerella dei paffuti duvet monogramma­ti e ha bardato i modelli con maxi sciarpe, come se dovessero affrontare il vento siberiano. Emporio Armani ha puntato su un accessorio chiave, lo

QUOTIDIANI­TÀ FATTA DI GIACCONI, SCARPONI E ZAINI DA POLO NORD

PER RICORDARE LA DIMENSIONE EROICA, LA MODA MASCHILE CELEBRA LE EPOPEE DI UOMINI CORAGGIOSI

zaino oversize, proposto a più riprese con cappottini imbottiti o giacconi tecnici nell’indole ed eleganti nelle proporzion­i, e completato da calzature ispirate ai doposci di pelo degli anni Settanta. Anche JW Anderson, da molti considerat­o uno dei nomi del momento, si è lasciato affascinar­e dai backpack che ha voluto per lo show di Loewe, di cui è alla guida dal 2013. Mentre per la collezione che porta il suo nome, si è sbizzarrit­o con ensemble all’insegna di maxi giubbotti di piuma, maxi cappucci e maxi sciarpe e con ai piedi scarpe molto simili a quelle di scalatori d’altri tempi.

L’effetto pedule si è visto anche da Dsquared2, sebbene i gemelli Dean e Dan Caten abbiano rielaborat­o lo spunto contaminan­dolo con accenti heavy-metal, per un esplorator­e sopra le righe che se ne va in giro con il piumino ricoperto di paillette. Ancora dal Giappone arrivano Takahiromi­yashita The Soloist, il brand scioglilin­gua di Takahiro Miyashita, con il suo armamentar­io di cinghie e imbragatur­e da ferrata appoggiate sopra a giacche da ghiacciaio, su cui svettano bavagli

Occhiali da sole, Persol

Dolcevita jacquard, Ferrante

Borsone in tela e pelle, Il Bisonte

Maglia lavorata, Impulso

Guanti, Barbour

Pantaloni in velluto, Incotex

Giaccone 4 ganci, Fay Archive; sciarpa, Barbour

Boots stringati, Barrett, Igi&Co (sotto)

Zaino, Bally

Giaccone imbottito con cappuccio, Peuterey

Occhiali a mascherina, Dsquared2 Eyewear

Guanti in lana senza dita, Barbour

Piumino con cappuccio, Ciesse Piumini; felpa in velluto, Imperial

Pantaloni in cotone e jeans cinquetasc­he, U.S. Polo

Sneakers con moschetton­e, Hogan

Sneakers con interno in orsetto,

Voile Blanche; calze, Red

anti-gelo, legati sul naso. E Sacai, altra perla di creatività ideata dall’intrepida Chitose Abe, un’amante dei piumini enormi, meglio se scomposti o sovrappost­i. Mentre il designer belga Glenn Martens reinventa per Y/Project il colorato mondo dei maglioni norvegesi da sfoggiare con ampi pantaloni in velluto.

L’elenco potrebbe proseguire, ma il punto è che Maison blasonate e brand alternativ­i convergono verso un medesimo valore. Le temperatur­e della Terra si stanno alzando, con la colpevole indifferen­za di troppi governi. Un fatto preoccupan­te che semmai dovrebbe spingere gli stilisti a progettare capi sempre più leggeri, al massimo stratifica­bili, eppure la moda maschile celebra le epopee di uomini coraggiosi, disposti ad affrontare il silenzio, la solitudine, l’inaccessib­ilità dei ghiacci. Lo fa per denunciare il rischio di estinzione di un luogo tanto unico quanto necessario all’equilibrio del pianeta? Per ribadire la tensione più o meno cosciente verso un contatto con la natura, nonostante la routine ci leghi alla vita di città? O forse è per ricordare la dimensione eroica che alberga in tutti noi.

NONOSTANTE LA ROUTINE CI LEGHI ALLA VITA DI CITTÀ SIAMO ALLA RICERCA DI UN CONTATTO CON LA NATURA

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L’avventura nei mari artici risale a 105 anni fa
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L’obiettivo di Sir Ernest Shackleton era attraversa­re l’Antartide a piedi

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