Ecologia. La sostenibilità circolare delle Seychelles
CULTURE
NON È PIÙ AFRICA e non è ancora Asia. Granitiche ma anche coralline, le Seychelles sfuggono alle categorie geografiche e turistiche più comuni per rivelare una bellezza sfrontata e a tratti stravagante che difficilmente lascia insensibili chi le visita. Basta solo scendere dall’aereo a Mahè, l’isola dove si trova la capitale del piccolo Stato, per essere avvolti da un’aria profumata tanto densa da poterla quasi toccare, che subito fa intuire di essere in luogo speciale. Quella prima sensazione si conferma poi sulle spiagge di sabbia bianca in cui le onde dell’oceano disegnano una fila sterminata di mezzelune, tra i graniti che stondati dal vento prendono forme lunari, scoprendo il mondo che si spalanca sotto la superficie del mare.
Il 99 per cento del territorio delle Seychelles è acqua, ovvero Oceano Indiano, che al fascino dell’arcipelago contribuisce non poco. Di questo l’area protetta è il 43 per cento, un’estensione pari a quella della Gran Bretagna. Rispetto ai tempi della geologia, è come se l’uomo fosse sbarcato ieri – queste isole furono infatti colonizzate da metà del 17esimo secolo – e la natura, ancora unica vera sovrana di queste isole, intrattiene con gli esseri umani un rapporto profondamente materno.
Forse anche per questo le Seychelles sono state il primo Paese al mondo a inserire la salvaguardia ambientale nella costituzione e negli ultimi dieci anni si sono date l’obiettivo di fare del loro territorio uno dei migliori modelli di sostenibilità per i piccoli Stati insulari: puntando sull’inclusività e sul coinvolgimento della popolazione, la prima a beneficiare di uno sviluppo turistico «sano» (principale risorsa economica) ma nel contempo anche a godere dello stato di salute della natura, quest’anno si sono affermate come meta turistica più sostenibile dell’Oceano Indiano alla 26esima edizione dei World Travel Awards.
Uno stato di grazia che non tocca solo le isole granitiche più settentrionali e vicine, a soli quattro gradi di latitudine sotto l’Equatore, ma anche i gruppi più distanti delle Amirantes, delle Farquhar e dell’incredibile atollo corallino di Aldabra, dieci gradi a Sud dell’Equatore.
IL 43 PER CENTO DELLE SEYCHELLES È PARCO MARINO, E CI SONO ANCHE DUE SITI UNESCO
Le Seychelles sono la parte affiorante di un micro continente sommerso, che milioni di anni fa si staccò dall’Asia insieme al Madagascar. Si tratta di 115 isole – di cui solo 35 abitate – in cui si contano cinque parchi nazionali marini (Sainte Anne, Port Launay, Baie Ternay, Île Cocos, Curieuse e Île St. Pierre), con 150 specie di pesci tutelati, tre parchi terrestri (Morne Seychellois National Park, Praslin National Park e la Veuve Reserve a La Digue). A Cousin e Bird Island sono stati istituiti due santuari ornitologici. Ma soprattutto, ci sono i due siti naturali che fanno parte del patrimonio Unesco: Aldabra, l’atollo emerso più grande del mondo, un paradiso della biodiversità raccontato per la prima volta nel 1956 dall’imperdibile documentario Il mondo del silenzio di Jacques Cousteau e poi la Vallée de Mai a Praslin, una foresta ancestrale, le cui palme producono i sensualissimi Coco de Mer. Come afferma il ministro del turismo Didier Dogley: «Un turismo eccessivo sarebbe la cosa peggiore che potremmo avere, perché distruggerebbe l’essenza stessa del prodotto che stiamo vendendo».
COSÌ È STATA POSTA una moratoria sulle stanze disponibili e non vengono consentite ulteriori costruzioni di strutture alberghiere oltre quelle già approvate. Per le esistenti è stato introdotto un programma di certificazione di sostenibilità, il Seychelles Sustainable Tourism Label. L’idea della certificazione è incentivare il sistema alberghiero delle isole verso le migliori pratiche in termini di salvaguardia di biodiversità e cultura.
Sempre di più questo Stato insulare si candida a diventare la nuova frontiera dell’alta hôtellerie, in cui il lusso convive in equilibrio con la bellezza e la salvaguardia della natura. Il resort di Frégate Island, ad esempio, è anche un santuario florofaunistico dove l’80 per cento del cibo servito sulle tavole delle 16 ville proviene dall’isola stessa (che viene definita «mini Galapagos», dove vivono specie rare come la gardenia di Wright e il pettirosso gazza delle Seychelles). Nell’arcipelago, grandi nomi dell’ospitalità come Banyan Tree, Constance, Hilton, Four Seasons, non hanno solo realizzato alcuni tra i resort più sofisticati ma sono anche nella lista di quelli più rispettosi dell’ambiente.
NEGLI ULTIMI OTTO ANNI SONO STATI ALLEVATI 50 MILA FRAMMENTI DI CORALLO
Altro fronte su cui c’è grande innovazione è la difesa della barriera contro il surriscaldamento delle acque: le Seychelles sono diventate il Paese leader nei progetti di allevamento del corallo. Finora, grazie al progetto Reef Rescuers nato otto anni fa sono stati allevati 50 mila frammenti di corallo in una sorta di nursery subacquea, utilizzati poi per ripristinare sei mila metri quadrati di corallo nella Cousin Island Special Reserve. La tecnica del «coral gardening», che prevede zone di nursery subacquee realizzate in acque aperte, dove il corallo cresce nel suo habitat senza ulteriori infrastrutture, fa proseliti anche tra alcuni hotel: sono in crescita i casi in cui, in coordinamento con le autorità competenti, gli alberghi stanno facendo rinascere la barriera nelle acque in prossimità delle proprie strutture.
A fare veramente la differenza è che alle Seychelles la sostenibilità inizia a venire considerata non come un’attività lineare e distinta ma un processo circolare: dalla messa al bando delle cannucce in plastica, che impatta sulle abitudini quotidiane di ciascuno, al riciclo agricolo come fertilizzante naturale delle alghe trasportate dai monsoni sulle spiagge, fino a iniziare a pensare di bilanciare le emissioni dei voli intercontinentali per raggiungere l’arcipelago. Le 1,5 tonnellate di CO2 prodotte per portare ogni anno gli 11 mila visitatori della riserva naturale di Cousin Island vengono infatti abbattute finanziando attività certificate di riduzione di CO2 in Paesi africani in via di sviluppo. Grazie infine a un programma più che virtuoso di «conservazione in cambio del debito» sviluppato da The Nature Conservancy, le Seychelles hanno creato due nuove aree marine protette, pari a una superficie di oceano di 210 mila chilometri quadrati, raccogliendo e restituendo 21 milioni di dollari di debito sovrano, parte dei quali donata dalla Leonardo DiCaprio Foundation.
Come scritto nel preambolo della Costituzione, alle Seychelles sono consapevoli e grati di essere nati in uno dei luoghi più belli del pianeta e per questo si impegnano a preservare il loro ambiente per le future generazioni. Anche se come diceva l’attore Arnoldo Foà, che vi si stabilì per quattro anni, «mentre l’Europa è un’espressione della civiltà, le Seychelles sono espressione della natura». Da cui abbiamo forse qualcosa da imparare.
LE SPECIE DI PESCI TUTELATE SONO BEN 150