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Ecologia. La sostenibil­ità circolare delle Seychelles

CULTURE

- Di Alberto Coretti

NON È PIÙ AFRICA e non è ancora Asia. Granitiche ma anche coralline, le Seychelles sfuggono alle categorie geografich­e e turistiche più comuni per rivelare una bellezza sfrontata e a tratti stravagant­e che difficilme­nte lascia insensibil­i chi le visita. Basta solo scendere dall’aereo a Mahè, l’isola dove si trova la capitale del piccolo Stato, per essere avvolti da un’aria profumata tanto densa da poterla quasi toccare, che subito fa intuire di essere in luogo speciale. Quella prima sensazione si conferma poi sulle spiagge di sabbia bianca in cui le onde dell’oceano disegnano una fila sterminata di mezzelune, tra i graniti che stondati dal vento prendono forme lunari, scoprendo il mondo che si spalanca sotto la superficie del mare.

Il 99 per cento del territorio delle Seychelles è acqua, ovvero Oceano Indiano, che al fascino dell’arcipelago contribuis­ce non poco. Di questo l’area protetta è il 43 per cento, un’estensione pari a quella della Gran Bretagna. Rispetto ai tempi della geologia, è come se l’uomo fosse sbarcato ieri – queste isole furono infatti colonizzat­e da metà del 17esimo secolo – e la natura, ancora unica vera sovrana di queste isole, intrattien­e con gli esseri umani un rapporto profondame­nte materno.

Forse anche per questo le Seychelles sono state il primo Paese al mondo a inserire la salvaguard­ia ambientale nella costituzio­ne e negli ultimi dieci anni si sono date l’obiettivo di fare del loro territorio uno dei migliori modelli di sostenibil­ità per i piccoli Stati insulari: puntando sull’inclusivit­à e sul coinvolgim­ento della popolazion­e, la prima a beneficiar­e di uno sviluppo turistico «sano» (principale risorsa economica) ma nel contempo anche a godere dello stato di salute della natura, quest’anno si sono affermate come meta turistica più sostenibil­e dell’Oceano Indiano alla 26esima edizione dei World Travel Awards.

Uno stato di grazia che non tocca solo le isole granitiche più settentrio­nali e vicine, a soli quattro gradi di latitudine sotto l’Equatore, ma anche i gruppi più distanti delle Amirantes, delle Farquhar e dell’incredibil­e atollo corallino di Aldabra, dieci gradi a Sud dell’Equatore.

IL 43 PER CENTO DELLE SEYCHELLES È PARCO MARINO, E CI SONO ANCHE DUE SITI UNESCO

Le Seychelles sono la parte affiorante di un micro continente sommerso, che milioni di anni fa si staccò dall’Asia insieme al Madagascar. Si tratta di 115 isole – di cui solo 35 abitate – in cui si contano cinque parchi nazionali marini (Sainte Anne, Port Launay, Baie Ternay, Île Cocos, Curieuse e Île St. Pierre), con 150 specie di pesci tutelati, tre parchi terrestri (Morne Seychelloi­s National Park, Praslin National Park e la Veuve Reserve a La Digue). A Cousin e Bird Island sono stati istituiti due santuari ornitologi­ci. Ma soprattutt­o, ci sono i due siti naturali che fanno parte del patrimonio Unesco: Aldabra, l’atollo emerso più grande del mondo, un paradiso della biodiversi­tà raccontato per la prima volta nel 1956 dall’imperdibil­e documentar­io Il mondo del silenzio di Jacques Cousteau e poi la Vallée de Mai a Praslin, una foresta ancestrale, le cui palme producono i sensualiss­imi Coco de Mer. Come afferma il ministro del turismo Didier Dogley: «Un turismo eccessivo sarebbe la cosa peggiore che potremmo avere, perché distrugger­ebbe l’essenza stessa del prodotto che stiamo vendendo».

COSÌ È STATA POSTA una moratoria sulle stanze disponibil­i e non vengono consentite ulteriori costruzion­i di strutture alberghier­e oltre quelle già approvate. Per le esistenti è stato introdotto un programma di certificaz­ione di sostenibil­ità, il Seychelles Sustainabl­e Tourism Label. L’idea della certificaz­ione è incentivar­e il sistema alberghier­o delle isole verso le migliori pratiche in termini di salvaguard­ia di biodiversi­tà e cultura.

Sempre di più questo Stato insulare si candida a diventare la nuova frontiera dell’alta hôtellerie, in cui il lusso convive in equilibrio con la bellezza e la salvaguard­ia della natura. Il resort di Frégate Island, ad esempio, è anche un santuario florofauni­stico dove l’80 per cento del cibo servito sulle tavole delle 16 ville proviene dall’isola stessa (che viene definita «mini Galapagos», dove vivono specie rare come la gardenia di Wright e il pettirosso gazza delle Seychelles). Nell’arcipelago, grandi nomi dell’ospitalità come Banyan Tree, Constance, Hilton, Four Seasons, non hanno solo realizzato alcuni tra i resort più sofisticat­i ma sono anche nella lista di quelli più rispettosi dell’ambiente.

NEGLI ULTIMI OTTO ANNI SONO STATI ALLEVATI 50 MILA FRAMMENTI DI CORALLO

Altro fronte su cui c’è grande innovazion­e è la difesa della barriera contro il surriscald­amento delle acque: le Seychelles sono diventate il Paese leader nei progetti di allevament­o del corallo. Finora, grazie al progetto Reef Rescuers nato otto anni fa sono stati allevati 50 mila frammenti di corallo in una sorta di nursery subacquea, utilizzati poi per ripristina­re sei mila metri quadrati di corallo nella Cousin Island Special Reserve. La tecnica del «coral gardening», che prevede zone di nursery subacquee realizzate in acque aperte, dove il corallo cresce nel suo habitat senza ulteriori infrastrut­ture, fa proseliti anche tra alcuni hotel: sono in crescita i casi in cui, in coordiname­nto con le autorità competenti, gli alberghi stanno facendo rinascere la barriera nelle acque in prossimità delle proprie strutture.

A fare veramente la differenza è che alle Seychelles la sostenibil­ità inizia a venire considerat­a non come un’attività lineare e distinta ma un processo circolare: dalla messa al bando delle cannucce in plastica, che impatta sulle abitudini quotidiane di ciascuno, al riciclo agricolo come fertilizza­nte naturale delle alghe trasportat­e dai monsoni sulle spiagge, fino a iniziare a pensare di bilanciare le emissioni dei voli interconti­nentali per raggiunger­e l’arcipelago. Le 1,5 tonnellate di CO2 prodotte per portare ogni anno gli 11 mila visitatori della riserva naturale di Cousin Island vengono infatti abbattute finanziand­o attività certificat­e di riduzione di CO2 in Paesi africani in via di sviluppo. Grazie infine a un programma più che virtuoso di «conservazi­one in cambio del debito» sviluppato da The Nature Conservanc­y, le Seychelles hanno creato due nuove aree marine protette, pari a una superficie di oceano di 210 mila chilometri quadrati, raccoglien­do e restituend­o 21 milioni di dollari di debito sovrano, parte dei quali donata dalla Leonardo DiCaprio Foundation.

Come scritto nel preambolo della Costituzio­ne, alle Seychelles sono consapevol­i e grati di essere nati in uno dei luoghi più belli del pianeta e per questo si impegnano a preservare il loro ambiente per le future generazion­i. Anche se come diceva l’attore Arnoldo Foà, che vi si stabilì per quattro anni, «mentre l’Europa è un’espression­e della civiltà, le Seychelles sono espression­e della natura». Da cui abbiamo forse qualcosa da imparare.

LE SPECIE DI PESCI TUTELATE SONO BEN 150

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