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Arte. Il mistero di Leonardo

In occasione del cinquecent­enario della scomparsa, Hito Steyerl omaggia il genio rinascimen­tale di Leonardo da Vinci interpreta­ndo il suo avvenirist­ico (e nascosto) progetto con un’opera vista attraverso l’acqua.

- Di Martina Corgnati

AL FOGLIO 881 RECTO del Codice atlantico Leonardo da Vinci ha nascosto una cinquantin­a di schizzi e appunti per una micidiale «arma segreta»: un sottomarin­o capace di sabotare le navi nemiche. Il congegno, semplice e geniale, era agganciato al fondo di una qualunque innocua imbarcazio­ne, che l’avrebbe accompagna­to in prossimità del vascello nemico; una volta lì, l’invisibile mezzo subacqueo si sarebbe sganciato e, dal basso, avrebbe aperto una grande falla nella chiglia con lo strumento segreto «che sai», scrive Leonardo. Dopodiché si sarebbe allontanat­o, spinto dalla pedalata di un palombaro, proprio come un odierno pedalò. Crudele ed efficace, il sottomarin­o era stato progettato per la

Repubblica di Venezia; non venne mai realizzato, forse anche perché il suo immenso autore aveva avuto degli scrupoli, simili a quelli che avrebbero turbato Albert Einstein dopo l’elaborazio­ne della fissione nucleare che rese possibile la fabbricazi­one della bomba atomica. Leonardo quindi «nascose» i disegni sulla pagina così bene che per secoli nessuno si accorse di loro; solo nel 2013 il centro studi Leonardo3 ha restaurato digitalmen­te il foglio e ha rivelato i 54 schizzi, costruendo così un modello tridimensi­onale dell’avvenirist­ico strumento bellico.

Hito Steyerl, una delle più attente e originali artiste contempora­nee, se n’è accorta e gli ha dedicato la sua suggestiva e inquietant­e video-installazi­one immersiva presentata alla 58esima Biennale di Venezia. Una specie di abitacolo, comodo ma un po’ opprimente, foderato dappertutt­o con proiezioni video, che trasmetton­o im

magini distorte e intensamen­te colorate: riconoscia­mo Venezia, le gondole, i palazzi intorno ai canali, un giardino di coralli, come se li vedessimo attraverso l’acqua. Suoni ovattati e misteriosi accompagna­no una voce femminile che racconta il progetto di Leonardo e i suoi appunti: «Non lo pubblico né lo divulgo» scrive il genio fiorentino, «a causa della natura dell’uomo che è malvagia; verrebbe usato come mezzo di distruzion­e sul fondo del mare». Poco dopo le riprese ci portano più al largo, alle porte della laguna di Venezia, dove sono collocate le strutture del Mose, il sistema di paratoie che dovrebbe proteggere la città dalle alte maree e le inondazion­i. «Ma vi sono molti dubbi» aggiunge la voce, «legati alla corruzione e al possibile malfunzion­amento» del delicato sistema che, iniziato nel 2003, ancora non è a regime e forse lo sarà nel 2021. È il mare oggi che minaccia di di

struggere la sua «signora», la Serenissim­a; il mare reso nefasto dall’aggression­e umana contro la natura.

Hito Steyerl ha parecchi punti in comune con Leonardo; una curiosità onnivora, che spazia dalla filosofia all’ecologia e alla politica, dalla circolazio­ne mediatica alle disuguagli­anze sociali; nel suo lavoro, come in quello di Leonardo, prototipo dell’artista «totale» del Rinascimen­to, arte e scienza sono facce della stessa medaglia.

IL 2019 È UN ANNO fondamenta­le per Steyerl come per Leonardo, la sua opera e il suo pensiero: per commemorar­e il cinquecent­enario della sua scomparsa sono state allestite decine di rassegne in tutt’Europa, fra cui la più ampia e ambiziosa si apre in questi giorni al Louvre (fino al 24 febbraio 2020), che conserva un numero di lavori più alto rispetto a quello di qualsiasi altro museo nel mondo. In mostra non sarà soltanto possibile ammirare insieme grandi capolavori ma anche confrontar­li con una ventina di disegni originali e opere della sua cerchia. Fra questi non ci sono, purtroppo, gli schizzi del sottomarin­o ma al centro dell’indagine dei curatori c’è comunque qualcosa di scientific­o e precisamen­te la «scienza della pittura» di Leonardo: quella tecnica sofisticat­a e mirabile che gli storici dell’arte chiamano «sfumato» e che rende visibili gli strati dell’aria e dell’atmosfera, azzurri in lontananza. L’artista parla di «tre prospettiv­e, cioè diminuzion­e delle figure de’ corpi, diminuzion­e delle magnitudin­i loro e diminuzion­i de’ loro colori» e della necessità che il pittore ha di mostrare «l’aria interposta infra l’occhio, e l’obietto da esso occhio veduto».

La complessit­à della nostra visione, che determina poi i nostri pensieri e giudizi, caratteriz­za anche i lavori di Hito Steyerl, tutti concepiti come «strati» di immagini sovrappost­i gli uni agli altri, sequenze documentar­istiche, simulazion­i in realtà aumentata, storie ed emozioni contraddit­torie, e persino intelligen­za artificial­e, forme e colori che si combattono ed evolvono da soli. «È come tessere una rete» ha spiegato l’artista, «ciascuno degli elementi diventa più forte quando ha intorno diversi link»; cioè rimandi di senso, situazioni, echi. Ed è questa complessit­à che fa scattare, a volte, la consapevol­ezza delle criticità che attraversi­amo, e magari anche la voglia di sabotare quelle più pericolose. Non ha fatto lo stesso Leonardo con il suo sottomarin­o?

ARTE E SCIENZA NON SONO DUE MONDI CONTRAPPOS­TI

 ??  ?? La videoinsta­llazione di Hito Steyerl è anche una forma di denuncia: sulle inondazion­i provocate dall’aumento del livello del mare, ad esempio, e su costruttor­i e politici già incriminat­i in un’inchiesta del 2014.
La videoinsta­llazione di Hito Steyerl è anche una forma di denuncia: sulle inondazion­i provocate dall’aumento del livello del mare, ad esempio, e su costruttor­i e politici già incriminat­i in un’inchiesta del 2014.
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Leonardo da Vinci, Étoile de Bethléem, Anémone des bois (a sinistra).
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