Portfolio - Erin Doherty. La principessa Anna di The Crown
ERIN DOHERTY ha appena finito di posare per questo servizio fotografico. Si muove a suo agio nello spazio, con la grinta e la naturalezza di chi ha lottato tanto per arrivare fino a qui e ha voglia di godersi ogni attimo. È un periodo decisivo per la carriera di questa attrice 27enne nata e cresciuta nel West Sussex, vicino a Gatwick. Doherty è nel cast di The Crown 3, la serie tv Netflix sulla vita della regina Elisabetta II creata da Peter Morgan (dal 17 novembre). Accanto al premio Oscar Olivia Colman (Elisabetta) e a Tobias Menzies (principe Filippo), sarà la principessa Anna, secondogenita e unica figlia femmina della sovrana più longeva della storia britannica. La somiglianza fisica c’è, i capelli vaporosi, gli occhi appena incavati ma molto espressivi, le labbra sottili e il naso leggermente appuntito. Sul resto, ci ha raccontato, ha dovuto lavorare parecchio.
Anna Mountbatten-Windsor, d’altronde, pur essendo riuscita ad affermare senza inibizioni la propria personalità, è pur sempre una principessa reale, cresciuta a protocollo ed etichetta. Grazie alla passione equestre ha trovato il primo marito il capitano Mark Phillips, con cui ha avuto i figli Peter e Zara, ma anche la sua rivalsa, diventando il primo membro della famiglia reale a partecipare alle Olimpiadi (Montreal 1976). Impavida, amante della velocità, spesso poco gentile con fotografi e giornalisti, non si è mai curata dell’opinione che il mondo aveva di lei. Una donna affascinante, che prima di sposarsi aveva conquistato più di un fidanzato, incluso Andrew Parker Bowles, poi marito della celebre Camilla, oggi sua cognata. Infine, è stata vittima di un tentato rapimento nel bel mezzo della città di Londra a soli 23 anni, di fronte al quale ha reagito in maniera magistrale. Erin, invece, è cresciuta sui campi di calcio fino a 14 anni, quando già sapeva che avrebbe fatto l’attrice.
Dopo la prestigiosa Bristol Old Vic Theatre School, una carriera a teatro e qualche piccola parte nelle due serie britanniche Les Misérables e L’amore e la vita - Call the midwife, The Crown sta per aprire alla Doherty le porte del piccolo e grande schermo, un mondo che non vede l’ora di agguantare. E per entrare nei panni di una principessa si è preparata in maniera maniacale. Fino a quando, all’ultimo provino, è esplosa in un fiume di parole.
Che ricordo ha delle audizioni? Davanti a me c’erano Nina Gold e Robert Sterne (direttori del casting, ndr) con il regista Benjamin Caron e una camera enorme che mi fissava. Ho cercato di rimanere calma ma appena entrata ho raccontato per 15 minuti di quanto amassi Anna, quasi senza prendere fiato. In quel momento pensavo: «Wow, sta andando alla grande», ma poi sono
PALCOSCENICO O CAMPO DI CALCIO? 14 ANNI È L’ETÀ IN CUI BISOGNA DECIDERE. E DOHERTY HA SCELTO IL SET
uscita e mi sono convinta di aver sbagliato tutto. Direi che invece è andata bene.
Come descriverebbe la principessa? L’opinione pubblica la vede come una donna severa e rigida ma io ho scelto di esplorarla con compassione, mettendomi nei panni di una giovane che si è dovuta adeguare a uno stile di vita che non ha scelto. Vuole condurre un’esistenza il più normale possibile. Sono entrata in empatia con il mio personaggio, provo per lei una sorta di venerazione.
Si è mai sentita anche lei messa alle strette, senza via di uscita? Anche nel nostro settore ti trovi all’improvviso al centro dell’attenzione e devi gestire questo momento, quando accade. A soli 18 anni Anna l’hanno messa di fronte al suo destino, quello di lavorare subito per la famiglia reale. Si è ribellata e la capisco perché farei allo stesso modo, cercherei di difendermi.
Si è dovuta preparare anche nello sport? Ho preso parecchie lezioni di equitazione, dovevo confrontarmi con una donna che aveva vinto tre medaglie agli European Eventing Championships.
Come se l’è cavata con l’etichetta? Sono stati i momenti più divertenti. Ci sono istruzioni molto specifiche che a noi persone comuni sembrano assurde ma anche questo aiuta a capire meglio la psicologia dei reali. Il bicchiere, per esempio, non va mai tenuto sospeso ma subito appoggiato al tavolo dopo aver bevuto.
Anche con l’accento non deve essere stato semplice... In assoluto l’aspetto più complicato ma anche il più rivelatore: si può capire tanto di qualcuno da come parla. Prima delle audizioni avevo registrato la voce di Anna e me la portavo in cuffia, ordinavo caffè e parlavo con gente sconosciuta usando il suo accento, è davvero un modo «alieno» di parlare.
Sapeva del tentato rapimento? No ed è stata una delle migliori storie mai sentite. Le hanno puntato una pistola alla tempia e lei ha risposto con un secco «non se ne parla», rifiutandosi di scendere dall’auto. Avere una tale forza di carattere è impressionante.
Quando ha deciso di fare l’attrice? Sono cresciuta recitando e giocando a calcio. La domenica viaggiavo per le partite in lungo e in largo e poi indietro per gli spettacoli. A un certo punto mio padre mi ha messa di fronte a una scelta. Dal punto di vista creativo fare l’attrice è appagante come nient’altro al mondo.
La sua carriera è cominciata a teatro. Il ruolo che le resterà nel cuore? Quello in Wish List, a Manchester e poi al Royal Court di Londra, un teatro piccolo con un centinaio di posti su scomode panche. Avevo il ruolo della sorella di un ragazzo con problemi mentali alle prese con ansie assistenziali ed economiche. Si dice che realizzare uno spettacolo teatrale «speciale» sia come catturare la luce in una bottiglia e sono fortunata perché posso dire «a me è capitato». La scenografia di Ana Inés JabaresPita, il testo di Katherine Soper, gli altri attori, la regia di Matthew Xia hanno reso l’esperienza unica. Ne vado molto fiera.
Pensa mai al cinema? The Crown mi ha fatto trovare l’amore per lo schermo: la vicinanza della camera rende l’interpretazione più intima e hai più spazio per esplorare il tuo personaggio. Già adesso, per la complessità che caratterizza ogni episodio, è stato come lavorare in dieci film. Sì, il cinema è stato il mio primo amore. Da piccola continuavo a guardare il film Kramer contro Kramer. Ogni volta mi dicevo: voglio essere una di queste persone sulla scena.
Come è stato lavorare con Olivia Colman e Tobias Menzies? Non ci sono parole per descrivere quanto generosa Olivia sia stata con me. Ho imparato da lei, quindi sono fortunata, e poi l’averla vicina mi ha fatto sentire più sicura di me stessa. È una persona rara. Lo stesso vale per Tobias: con lui ho girato la mia primissima scena, quella molto forte in cui Anna discute con il padre. Resterà nei miei ricordi.
Non ha profili social, come mai? Perdevo troppo tempo, è facile lasciarsi risucchiare. Così li ho mollati un anno fa e questi ultimi mesi sono stati bellissimi. Ora ho riaperto Instagram…
È piena di energia e ottimismo, sembra che non abbia timore di nulla. Cerco di non dare troppo spazio alla paura perché so che non fa bene, provo a concentrarmi sulle cose positive. Il mondo dello spettacolo cambia rapidamente ed è pieno di incertezza. Sono arrivata a un punto in cui mi sono detta: cerca di essere positiva e onesta giorno per giorno. Ci saranno momenti in cui arriverà il «no» e sarà difficile perché quel rifiuto ti affliggerà e influenzerà il tuo equilibrio psicologico, ma finché sarai circondata da persone che ti vogliono bene e cercherai di rimanere positiva, riuscirai a raggiungere gli obiettivi.
Un approccio semplice in teoria, però complicato nella pratica. La chiave, per me, è stata lasciare andare tutto il chiacchiericcio che gira attorno al nostro lavoro e rimanere ancorata saldamente a un fatto molto semplice: io amo recitare. Questo mi ha fatto restare in piedi, non lascio che le opinioni di altri mi buttino giù. Credo di aver gestito bene le porte chiuse, ho capito che non importa se qualcuno oggi ti dice no, perché domani altri ti diranno sì.
«IL MONDO DELLO SPETTACOLO CAMBIA RAPIDAMENTE ED È PIENO DI INCERTEZZE. MA IO RESTO POSITIVA»