Editoriale. Più intelligente (di quello che credi)
STYLE WATCH
IL LUSSO parte sempre da tecniche e ricerche spinte all’estremo. Nella moda tessuti e cuciture di qualità sono la base tecnica che consente lo sviluppo della creatività. Nell’orologeria, invece, c’è prima l’estrema ricerca micromeccanica, senza la quale non si può parlare di lusso. Basti pensare che oggi in un orologio della massima qualità ci sono componenti costruite per non avere margini di errore superiori al decimo di micron. Vuol dire prendere un metro e dividerlo in un milione di segmenti, poi prendere uno di quei segmenti e dividerlo per dieci: uno dei dieci è il massimo errore accettato. Viene da chiedersi se una tecnologia così sbalorditiva faccia ottenere risultati altrettanto sbalorditivi. In linea di massima no, ma se l’obiettivo è andare oltre, superare i limiti, allora la risposta è diametralmente opposta. Un po’ come la differenza fra il cashmere che si trova anche al mercato, a fibra corta, e quello di migliore qualità, a fibra lunga. Entrambi scaldano, ma il primo dura poco, l’altro migliora invecchiando. Il primo è comunque un piccolo lusso, il secondo è lusso e basta. Il primo non esisterebbe senza il secondo. Importante, poi, non è solo il movimento di un orologio, ma anche la sua estetica: ci sono casse modulari assai difficili da progettare e realizzare, che però consentono effetti visuali da installazione artistica; vale lo stesso discorso per certi bracciali che sembrano solo «confortevoli», ma per essere tali devono nascere da tecnologie, tecniche e forme di artigianalità molto spinte. In altre parole, non tutti coloro che possiedono questi veri e propri gioielli riconoscono quanta esperienza c’è dietro ogni minimo dettaglio. Il lusso vero non è superficiale, anzi: è molto intelligente.